AUMENTATI I COSTI DELLA POLITICA

Giacomo Tranchida

Giacomo Tranchida

ERICE – La Regione Campania è internazionalmente nota sia per la cosiddetta “emergenza rifiuti” e sia per le contemporanee “consulenze d’oro” agli “esperti” del trattamento dei rifiuti. Spesso essi, gli “esperti”, politici loro sì “riciclati”. In una tale situazione è “normale” che essa sia “famosa” per un ricorso, vinto, alla Corte Costituzionale contro i tagli, del 10%, ai “costi della politica” deliberati dal Governo Berlusconi 3 con la finanziaria 2006. Una sentenza che è servita, purtroppo, anche ai politici nostrani, vecchi e nuovi, e nella specie del Comune di Erice, per “arrotondare” i loro “stipendi”. Ma andiamo a vedere il caso.

Per esigenze di coordinamento della finanza pubblica, sono rideterminati in riduzione nella misura del 10 per cento rispetto all’ammontare risultante alla data del 30 settembre 2005 i seguenti emolumenti: a) le indennità di funzione spettanti ai sindaci, ai presidenti delle province e delle regioni, ai presidenti delle comunità montane, ai presidenti dei consigli circoscrizionali, comunali, provinciali e regionali, ai componenti degli organi esecutivi e degli uffici di presidenza dei consigli dei citati enti; b) le indennità e i gettoni di presenza spettanti ai consiglieri circoscrizionali, comunali, provinciali, regionali e delle comunità montane; …”, così stabilisce il comma 54 dell’art. 1 della legge 23 dicembre 2005, n. 266.

La Regione Campania, pur già sommersa dai rifiuti, tuttavia, vide in tal norma “la lesione sia della propria autonomia finanziaria, sia di quella degli organi politici regionali” e decise di far ricorso alla Corte Costituzionale. L’avvocatura dello Stato resistette sostenendo che “la Regione beneficerebbe di tali disposizioni, mentre sarebbero legittimate a dolersene soltanto le persone fisiche colpite dalla riduzione delle indennità”.

La Corte Costituzionale, purtroppo, con sentenza n. 157 dell’8 maggio 2007 ha dato ragione alla Regione Campania affermando “l’illegittimità costituzionale” della norma contestata perché “La legge statale può prescrivere criteri e obiettivi (ad esempio, il contenimento della spesa pubblica), non imporre alle Regioni minutamente gli strumenti concreti da utilizzare per raggiungere quegli obiettivi. Ciò si risolve «in un’indebita invasione dell’area riservata dall’art. 119 Cost. alle autonomie regionali»”.

Della favorevole sentenza ha subito approfittato il Comune di Erice, ai cui amministratori vecchi (Giunta Sanges) e nuovi (Giunta Tranchida) non è parso vero di poter mettere mano alla “cassa” comunale per poter “arrotondare” le proprie indennità.

Lo scorso 19 febbraio 2008, quindi, una “determina” (la n. 45) del dott. Leonardo Di Benedetto (già conosciuto sui media per essere stato coinvolto nell’inchiesta giudiziaria a Valderice per presunto abuso d’ufficio, vedi l’articolo su Telesud) ha disposto – sulla base della sentenza – il ricalcolo delle indennità e, soprattutto, l’erogazione degli “arretrati” (non distribuiti sulla base della legge finanziaria 2006) del 10%.

A fruire dei favori della “determina”, nata sotto l’Amministrazione Tranchida, dicevamo, sia l’ex-sindaco Ignazio Sanges (4.468 euro i suoi arretrati), i suoi assessori e gli ex-consiglieri, sia l’attuale sindaco Giacomo Tranchida (3.351 euro i suoi arretrati), i suoi assessori, gli attuali consiglieri. Al costo di tal arretrati, in totale 36.540 euro, occorre aggiungere ora l’aumento delle varie indennità del 10%.

Che dire: da un sindaco “per la legalità”, quale l’attuale Giacomo Tranchida, in una situazione come questa, non poteva che aspettarcisi che il pieno rispetto della legalità, e quindi anche della favorevole sentenza della Corte Costituzionale.

Ed a Trapani? Sinora non ci risultano iniziative in proposito, ma stiamo “monitorando” la situazione.

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