Condanna manager Ospedale Trapani: i commenti su Facebook

Trapani, 28 dicembre 2014 – La notizia della condanna, in primo grado, di tre manager dell’Ospedale San Antonio Abate di Trapani (Guido Catalano, Rodolfo Gargano, Maria Rosaria Puccio) per aver favorito, manomettendo il protocollo informatico dell’Azienda, l’assunzione di quattro operatori amministrativi ha fatto il giro della “rete”.

I commenti, però, sono relativamente pochi a fronte delle numerose “persone raggiunte”, delle numerose “condivisioni”, del consistente numero di “letture”, dei molti “mi piace”.

Un segnale di “paura” ad esporsi da parte dei frequentatori dei social network pronti, invece, a commentare gli addobbi “natalizi” del Luglio Musicale, dato che nella vicenda sono “coinvolti” (fra i nomi dei quattro assunti) familiari di notissimi politici locali trapanesi?

Ma i commenti ci sono, e si dividono su due tronconi.

IL COLPEVOLE SILENZIO DEI GIORNALISTI TRAPANESI

censura

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Una parte dei commenti punta il “dito” contro la stampa trapanese che non ha riportato, o ha riportato in maniera omissiva, la notizia.

TrapaniOggi, TrapaniOk, La Gazzetta Trapanese, La Notizia Trapanese, TVio, MonitorTP, TrapaniPiu, la stessa unica emittente televisiva locale, Telesud3, nessuno ha speso un rigo sulla notizia della condanna dei tre manager. La notizia, invece, viene accennata appena da SocialTP senza però riportare, quest’ultimo, i nomi dei personaggi favoriti dall’irregolare condotta dei manager.

Il “buco” della notizia è rilevato da Alessandro Russo: “Nessun giornale trapanese ha riportato il fatto”.

La stampa siciliana che si autocensura – commenta l’arch. Pier Paolo Raffa su Facebook – è come i cannoli e la ricotta di pecora … una cosa locale … tradizionale”.

Francesco Argo definisce “Inquietante” il silenzio della stampa locale. Di vera e proprio sentimento di “omertà” della stampa trapanese accenna invece Antonio Biondi.

Svista di stampa?”, si domanda Antonino Piacentino, che ritiene che la i giornalisti “non vogliono” scrivere della vicenda, essendo delle “penne legate”. “Il giornalista non è un obiettore di coscienza” – sostiene, però, Daniela Reffo – che poi aggiunge: “i giornalisti dovrebbero parlare e anche molto”. Teme che, fra la stampa trapanese, ci sia qualcuno “senza spina dorsale”, infine, Manuel Mancino.

Insomma è ben chiaro a tutti l’importante ruolo, nella Democrazia, che dovrebbe avere la stampa: il ruolo del cane da guardia sulla politica e sulle sue degenerazioni e non quello del cane da riporto (dei comunicati stampa).

L’ILLECITO DEI MANAGER PUBBLICI DELL’OSPEDALE

Guido Catalano,  l'ex direttore generale dell'Ospedale, oggi condannato

Guido Catalano, l’ex direttore generale dell’Ospedale, oggi condannato

Andando al merito della vicenda, invece, ovvero le condanne dei manager pubblici, i commenti si dividono fra la rabbia e la rassegnazione.

Dove sta la stranezza?” – domanda Nuccio Galia. Che poi denuncia: “L’Italia è questa”. Si, la vicenda evidenzia “Uno dei tanti aspetti della politica”, commenta Gianfranco Spanò. La denuncia di irregolarità dentro l’Ospedale rappresenta solo “la scoperta dell’acqua calda” commenta Sara Fera.

Resta, però, che è tutto egualmente “Vergognoso”, per come commenta Vitalba Adamo, consigliere comuanle di Paceco.

Non ho parole”, esclama Paola Pintore, un’infermiera trapanese che però lavora a Palermo dato che, per lei, non c’è posto al Sant’Antonio: “Posso dire che solo Dio sa i sacrifici che faccio per rivedere quasi ogni giorno la mia famiglia …”, aggiunge offesa.

La gente che lavora va buttata fuori, i raccomandati vanno bene”, rileva Xabi Giacalone.

A Gaspare Marino, il Dr. Gargano, uno dei tre manager condannati in primo grado, “era sembrato una persona corretta, peccato che l’apparenza inganna!”.

Il commento di “liberazione” è però quello del dott. Vincenzo Ilari, dirigente proprio all’Ospedale Sant’Antonio Abate: “Questa notizia mi fa scaturire emozioni a non finire. I figli del Popolo oggi hanno avuto giustizia!”.

Forse il dott. Ilari si riferisce a quanto viene scritto dal PM Rosanna Penna che ha condotto le indagini concluse oggi con la condanna dei manager: “l’ospedale era gestito come se fosse una domus privata”, è tutto era “aggravato da un diffuso senso di impunità”. Tanto per come riporta, con onestà, Rosalinda Viola, direttore della TV alcamese Alpa Uno, nell’articolo “Tre condanne per assunzioni pilotate all’ASP”.

Impunità che, per oggi, almeno per un giorno, si è interrotta.

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