Di Pietro boccia il “Renzusconi” e lascia IDV

Trapani, 21 dicembre 2014 – A San Sepolcro, lo scorso ottobre, nell’ultimo esecutivo nazionale del partito di “Italia dei Valori”, Antonio Di Pietro, ideatore e fondatore e padre nobile del partito, ha «restituito le chiavi» dello stesso alla nuova dirigenza nazionale, non condividendone più la linea politica.

Per Antonio di Pietro, è inaccettabile la «svendita del partito per rientrare nelle istituzioni», ciò «dovendo rimanere coerente con se stesso e la storia personale».

L’accusa dell’ex leader si sofferma sulla sua contrarietà alla linea d’azione uscita dall’ultimo congresso: «costruire un progetto di un nuovo governo di c entro sinistra, a partire dal PD». Per Di Pietro questo si sostanzierà nell’inserire, in posizione eleggibile, 3-4 rappresentanti dell’Esecutivo di IDV dentro le liste del PD (così come hanno fatto i socialisti in precedenza) alle prossime elezioni politiche.

Per Ignazio Messina questo vuol dire, per il partito, “vivere”; per Di Pietro vuol dire solo avere degli “strapuntini”, cioè delle semplici poltrone instabili e di scarso valore, «per qualche nostro dirigente locale di turno».

«I figli sono cresciuti», ha dichiarato Ignazio Messina, nella propria relazione, accusando Di Pietro di voler essere un nuovo «Conte Ugolino».

Il segretario nazionale Ignazio Messina, ha rincarato le accuse all’ex leader: «abbiamo imposto dall’alto gente che nulla aveva a che fare con noi: solo per citare il primo della lunga serie: De Gregorio … lo conoscevamo tutti … ma qualcuno ha pensato che qualche voto in più non puzzasse poi troppo”».

Per Messina, non esiste, in definitiva, alternativa alla linea politica decisa per Italia dei Valori: non si può sperare, da soli, per raggiungere i propri obiettivi programmatici, di raccogliere il 51%; non è possibile abbracciare i grillini, un movimento politico «campione di incoerenza e anti democratico»; non è possibile costruire una alternativa al PD, alla luce del fallimento dell’esperimento di “Rivoluzione Civile”, che si è rilevato un vero e proprio «abbraccio mortale» che, poi, «di civile – sostiene sempre Messina – non aveva niente».

Ignazio Messina ha concluso la sua relazione sostenendo di aver «liberato il nostro partito da padri e padroni, lasciando i territori liberi di scegliere i propri rappresentanti».

Italia dei Valori, insomma, riparte, stavolta senza più papà Di Pietro. Se ad avere ragione saranno il padre Di Pietro o il figlio Messina, lo dirà solo il tempo.

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