IN RICORDO DI PAOLO

«Si è delegato alla Magistratura ed alle forze di Polizia, il compito di combattere la mafia. La Politica non fa la sua parte ed anzi quando un politico è accusato dai Magistrati e poi è assolto perché non sono state raccolte le prove giudiziarie sufficienti per condannarlo, ma vi erano indizi e fatti sicuramente esecrabili per chi amministra la cosa pubblica, viene lasciato al proprio posto. La mafia non raffina più la droga, ma investe in appalti ed in operazioni d’alta finanza. Essa non investe in Sicilia o in Calabria perché zone depresse economicamente» (Paolo Borsellino “lezione di mafia” gennaio 1989, Bassano del Grappa).

Sono trascorsi 16 anni e le affermazioni di Borsellino sono ancora attuali. La mafia si è cambiata è andata in immersione e non fa più stragi, ma affari in emersione.

Il recente servizio su Rai Tre “Report” ha sollevato un vespaio di reazioni contro da parte di alcuni sicilianisti e l’indagato di mafia Presidente della Regione, si è fatto difensore civico della Sicilia. Che tristezza!

Facendo leva su un tipico atteggiamento della nostra cultura ha inteso difendere i Siciliani dagli attacchi, peraltro suffragati da fatti, dei non Siciliani.

Ai fini di un’effettiva crescita e presa di coscienza, occorre capire che spesso noi Siciliani non sappiamo riconoscere, perché abituati a conviverci, i nostri difetti: la similitudine e la rassegnazione.

Un atteggiamento comune di rassegnazione è (ce lo siamo sentito dire tante volte) “ma cu tu fa fare, penza a campari”, “u munnu accussi ‘a stato e d’accussi sarà; che voi aggiustari l’ancura cu rinocchiu”. Ciò ha permesso e permette alla mafia, agli speculatori ed al politico colluso di continuare ad essere ossequiato e a fare loschi affari.

Ritornando ora al servizio di “Report” ed alle affermazioni di Borsellino per fortuna qualche piccolo segnale si coglie.

Il responsabile delle imprese edili dell’associazione degli industriali di Trapani Funaro, smentendo di fatto il Governatore, ha dichiarato che molte imprese non partecipano più nemmeno alle gare d’appalto perché tanto si sa chi le vincerà.

La nostra Provincia è libera dalla mafia e dal malaffare? I fatti di cronaca d’ogni giorno ci fanno capire che non lo è.

Non è, però, sufficiente, come affermava il Giudice Borsellino, fare delle denunce: occorre che ognuno di noi si liberi dalla falsa sicilianità.

La rivoluzione deve cominciare dentro di noi. Ognuno deve alzare la testa ed avere il coraggio di dire di no al politico in odore di mafia o inetto. Deve capire che la lotta al malaffare non è solo compito della Magistratura e degli Organi di Polizia, ma della politica e della cultura.

Miserabile quel Popolo che ha bisogno di martiri (della Mafia) e d’eroi. La Sicilia non ha bisogno d’altri martiri, ma di sviluppo economico e di Libertà. Non solo, però, il singolo cittadino deve fare la sua parte, ma anche e soprattutto i partiti, la Chiesa, gli uomini di cultura. Se così sarà allora sì: domani Liberi!

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