E’ morto Francesco Borghi

giudice

Erice (Trapani), 1 novembre 2014 –  Francesco Borghi, sottufficiale della Guardia di Finanza in pensione, ericino, aveva avuto regalato un momento di visibilità dai media locali quando si era fatto paladino di talune battaglie per presunti atti illeciti dell’Amministrazione comunale di Erice o per talune condotte dallo stesso ritenute di cattiva Amministrazione.

Si era pure candidato al consiglio comunale, prima con AN, Alleanza Nazionale, e, poi, dopo la dissoluzione del Partito della Destra in cravatta, seguendo le sirene del deputato Nino Oddo, col quello ancora oggi, formalmente, si richiama al vecchio PSI.

Il suo impegno profuso, però, si è prematuramente arrestato.

Baldarotta intervista Tranchida
Baldarotta intervista Tranchida

«Alle serpi bisogna puntare alla testa e schiacciarle». Schiacciarle, ucciderle insomma. così aveva sostenuto qualcuno, ad Erice [per i dettagli, LEGGI QUI, articolo del 13 dicembre 2011].

E, alla fine, alla «serpe» Borghi, la testa è stata «schiacciata».

Come «schiacciare» la testa ad uomo? Come «ucciderlo»? Per gli uomini è più facile che per una «serpe», per un animale. A volte è possibile uccidere un uomo fisicamente, infatti. Ma altre volte non è necessario sporcarsi le mani di sangue.

Puoi «uccidere» un uomo distruggendolo economicamente, sottraendogli i propri averi; puoi fargli perdere la serenità, sommergendolo di mille ingiuste querele; puoi semplicemente isolarlo, facendo terra bruciata tutt’intorno; puoi, infine, distruggerne la credibilità, dandogli del «cretino», del «pazzo».

Lo hai «ucciso» lo stesso, alla fine.

E Francesco Borghi, cittadino ericino, in questo senso, è stato «ucciso».

Ha, dapprima, nel corso di una trasmissione televisiva senza contraddittorio, subito l’onta di essere pubblicamente additato quale «un cretino», poi quella di essere indicato come uno da «rinchiudere per il resto dei propri giorni», di essere un «pazzo» in parole povere; infine, ha dovuto ascoltare d’essere una «serpe».

Tanto già bastava a renderlo impresentabile al suo elettorato, di «ucciderlo» politicamente.

Ma non bastava a «schiacciarlo».

E’ servita una sentenza di assoluzione del colpevole delle diffamatorie frasi, delle minacce?

Questo, forse, ha fatto perdere, al povero Borghi, a lui uomo di divisa, quindi di Stato, la fiducia nella Magistratura, nella Giustizia.

In quella giustizia, con la g minuscola, che già, in passato aveva sostenuto che dare della «banda Bassotti» era pure lecito [ricordate? QUI la storia, del 14 luglio 2012].

Ma il colpo di grazia, per il cuore di Borghi, è stato leggere sulla stampa che quell’uomo, quell’uomo colpevole di averlo pubblicamente offeso, di averlo pubblicamente minacciato [QUI il Video delle offese televisive], è riuscito pure a passare pubblicamente per «vittima», vittima di una «battaglia politica cruenta» [TVio, 28 ottobre].

O di leggere – sulla stessa stampa – che l’uomo che l’ha minacciato di «schiacciargli» la testa, come a una, «serpe», si farà «promotore di una cultura della legalità e della lotta alle mafie» intendendo aprire, nel 2015, una sorta di Museo «contro le mafie» (!) [TrapaniOggi, 30 ottobre 2014].

La notizia dell’assoluzione dell’importante imputato, intanto, fa il giro delle Rete, giunge anche a Roma, sempre a contribuire a danneggiare l’immagine della Città di Erice, oltre che della giustizia: «Se un sindaco (del Pd) dà del “cretino” a un cittadino che non ha cariche politiche, non è reato. E’ quanto deciso dal giudice Franco Messina, del Tribunale di Trapani, che ha ritenuto di dover riconoscere “l’esimente del diritto di critica politica” al sindaco di Erice, Giacomo Tranchida» [Qelsi, 31 ottobre].

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