Per la Corte dei Conti i Comuni sono destinati al fallimento!

Corte dei ContiI Comuni siciliani? Dei semplici stipendifici, una semplice assistenza sociale.

A sostenerlo, ed a scriverlo, lo scorso 19 giugno 2015, – presidente Maurizio Graffeo e dell’estensore Francesco Albo – i giudici della Corte dei Conti siciliana.

La Spesa del personale è fuori controllo!

«Il contenimento della spesa di personale costituisce uno dei più importanti ambiti d’intervento ai fini del concorso delle Autonomie Locali al rispetto degli obiettivi di finanza pubblica», si legge a pag. 135 della relazione.

«Nonostante tutti gli interventi legislativi volti alla riduzione delle unità di personale all’interno degli Enti Locali, e di conseguenza anche al rispettivo costo, questa voce continua a gravare come un macigno sulle finanze degli Enti Locali», scrive, però, il “Quotidiano di Sicilia” lo scorso 25 settembre.

In Sicilia, infatti, i soli dipendenti degli Enti Locali, cioè dei Comuni, nel 2013, erano 50.130 (di cui 17.047 “precari”). Tale personale costava circa un miliardo di euro.

A testimonianza della non ragionevolezza di tale spesa basta fare un esempio, anche se naturalmente qui siamo all’estremo: al Comune Roccafiorita, nel messinese, il mantenimento del personale pesa per il 70,9% dell’intera spesa corrente (mentre al Comune di Lampedusa solo il 19,8%). Trapani si trova in una linea di mezzo.

«Tale sovradimensionamento delle spese di personale – aggiungono i Giudici nella relazione – assume connotati ancora più critici in ragione del fatto che, nel tempo, all’incremento della spesa, talvolta al di fuori di una effettiva logica programmatoria, non ha fatto seguito l’accertamento di un corrispondente incremento degli standard qualitativi e quantitativi dei servizi erogati».

Spostare la Spesa Pubblica verso gli investimenti

euro«Si tratta di somme che, se ridimensionate, potrebbero essere utilizzate in modo virtuoso, per esempio sotto forma di investimenti, per creare sviluppo e occupazione su tutto il territorio», scrive Serena Grasso ancora sul “Quotidiano di Sicilia”.

Un ragionamento che mi sento di sostenere.

La Corte dei Conti, quindi, espone il proprio allarme: «Nel delineato contesto, caratterizzato da una riduzione dei trasferimenti erariali e regionali, particolarmente attenzione merita l’analisi di sostenibilità finanziaria nel medio e lungo periodo delle spese a carattere permanente, per la loro particolare attitudine lesiva nei confronti degli equilibri di bilancio, anche futuri».

A conferma della direzione che si sta percorrendo la Corte mette a raffronto il quadriennio 2011-2014. «Particolarmente accentuata – scrivono – risulta la riduzione dei trasferimenti erariali che passano da 1.426,5 a 378,2 milioni di euro, segnando una decrescita, in termini di cassa, del 73,5 per cento».

Anche i «trasferimenti regionali subiscono una riduzione», ma, in questo caso, “solo” del «34,9 per cento, con riscossioni che passano da 1.161,9 a 756,6 milioni di euro».

La soluzione, al momento, adottata dai Comuni è, invece, altra: «il calo della spesa in conto capitale [cioè gli investimenti, NdR]: -22,81%».

Per la Corte, invece, «risultano quanto meno auspicabili politiche tese, da un lato, ad uno spending review per arginare la spesa corrente entro le reali capacità di bilancio e, dall’altro, ad un sostegno finanziario allo sviluppo locale tramite spesa d’investimento».

Senza correttivi: Comuni senza soldi, cittadini senza servizi

I Giudici contabili vedono un futuro “nero”: «La situazione risulta difficilmente sostenibile già nel breve periodo, rischiando, in assenza di immediate misure correttive, di degenerare in una permanente situazione di carenza di liquidità, tale da compromettere, in definitiva, la continuità dell’erogazione dei servizi indispensabili».

Già oggi, ricorda la Corte, ammontano a 22,18 milioni di euro gli importi dei pignoramenti e delle azioni esecutive a carico dei Comuni siciliani.

In definitiva servono politiche razionali ed oneste, non certo ipocrite e populiste.

Ma il cittadino sarà abbastanza informato e, soprattutto, interessato ad informarsi?

Sarà capace, e vorrà, individuare una “classe dirigente” politica che voglia e sappia fermare le politiche degli sprechi di breve termine, spesso clientelari, a favore di quelle di una sana amministrazione e degli investimenti sul medio-lungo termine?

O, al solito, preferirà l’uovo oggi alla gallina domani?

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