UN MATRIMONIO … DIVERSAMENTE ABILE

Mommo Fazio

Mommo Fazio

TRAPANI – Un caso che, sicuramente, farà giurisprudenza. E’ quello che vede contro il Comune di Trapani ed un disabile. Il contendere è la mancata completa attuazione, da parte dell’Amministrazione guidata, dal 2001, dal sindaco avv. Mommo Fazio (Forza Italia), della norma sull’abbattimento sulle barriere architettoniche. Un “buco” amministrativo che il sindaco potrebbe pagare caro: una coppia, madre e figlio, hanno chiesto, al Comune di Trapani, 18.000 euro di danni morali ed esistenziali, per questo. A decidere sarà chiamato il Tribunale Civile di Trapani.

Il 28 luglio 2008 il Comune di Trapani dovrà presentarsi davanti il Giudice del Tribunale Civile di Trapani per difendersi dall’accusa di discriminazione nei confronti dei soggetti diversamente abili. A portare il sindaco in Tribunale i signori Giuseppe Nicosia, 58 anni, e la sua mamma Giovanna Giurgevic, 83 anni, nata in Croazia ma residente ad Erice, rappresentati dall’avvocato Giuseppe Greco. Il Comune nella causa sarà rappresentato dall’avv. Carlo Sammartano.

I fatti. Il 25 giugno 2007 il sig. Nicosia “contraeva matrimonio civile con la sig.ra Adele Salemi, presso il Municipio del Comune di Trapani. La cerimonia si svolgeva, alle ore 18.30 circa, con la presenza di parenti ed amici, al secondo piano di palazzo D’Alì all’interno della cosiddetta sala “Azzurra” dove solitamente vengono celebrati i matrimoni con rito civile. Il giorno del matrimonio, però, la sig.ra Giurgevic, mamma dello sposo, giunta anche lei come gli altri invitati presso il Palazzo D’Alì per assistere al matrimonio, rimaneva, durante il corso di tutta la cerimonia, nell’atrio del palazzo comunale”.

Ciò accadeva perché la sig.ra Giovanna Giurgevic, persona diversamente abile, costretta a vivere da anni su una sedia con ruote, e dal peso notevole causato dalle sue difficoltà motorie, si trovava impossibilitata a salire al secondo piano del palazzo, dove si teneva la cerimonia, e ciò a causa dell’inadeguatezza dello stesso ad ospitare cerimonie di questo tipo, essendo prive delle necessarie misure idonee a consentire a persone disabile l’accesso ai piani superiori”.

L’ascensore, infatti, pur presente, era dotato di porte e cabina interna con dimensioni tali da non permettere l’accesso alla sedia a rotelle, mentre la scala è priva di piattaforma elevatrice atta a consentire a persone con ridotta o impedita capacità motoria l’accesso ai piani superiori. Per quanto precede il sig. Nicosia, lo sposo, chiede – al Comune – la somma di 12.000 e la mamma la somma di 6.000 a titolo di “danni morali ed esistenziali patiti”.

Per i ricorrenti, infatti, il Comune avrebbe dovuto adeguare anche ai diversamente abili la propria sede, sulla base dell’art. 1, comma 3 e 4, del D.P.R. 503/96 ove si afferma che “gli edifici pubblici … devono essere resi accessibili alle persone con disabilità fisica e sensoriale” o che, comunque, “devono essere apportati tutti quegli accorgimenti che possono migliorare la fruibilità”.

Per l’avvocato dei ricorrenti, il Comune, inoltre, violerebbe gli art. 2, 3 e 29 della Costituzione Italiana ove si afferma che la presenza di barriere architettoniche “va a ledere la dignità umana, i diritti di libertà e di autonomia della persona handicappata”.

Per la sentenza, di certo ci vorrà tempo. Ma, per l’immagine della città, che Mommo Fazio ha cercato di costruire a colpi di gare di barca a vela, è, di certo un brutto colpo.

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