Procura choc: Condannate a 7 mesi di reclusione il blogger Natale Salvo!

La Giustizia è eguale per tutti

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7 mesi di reclusione. E’ quanto ha chiesto, quest’oggi, il Pubblico Ministero del Tribunale Penale di Trapani per me, Natale Salvo, al termine del lungo processo che mi ha visto opposto a Filippo Messina, incaricato dal sindaco di Erice Giacomo Tranchida di realizzare e gestire il sito web di quel Comune e che mi aveva denunciato per una presunta diffamazione che questi asserisce d’aver subito tramite i “post” apparsi sul sito AltraTrapani.it

Ne parlo più in dettaglio qui.

7 mesi di reclusione. Una pena secca e pesantissima, se si pensa che l’art. 595 del Codice Penale [nota 1], che tratta il reato di diffamazione prevede, in alternativa alla reclusione, una semplice «multa non inferiore ad € 516,00».

7 mesi di reclusione. Una pena che supera di 30 giorni quella massima dei sei mesi che, con l’art. 53 della Legge 689/1981 [nota 2] così come modificato dalla Legge 134/2003 , consente al Giudice il potere di «sostituirla con la pena pecuniaria».

7 mesi di reclusione. Una richiesta assurda, soprattutto, per un innocente.

Ecco una breve cronaca dell’udienza di oggi

A seguire l’arringa del Pubblico Ministero si è pronunciata prima la Parte Civile, rappresentata dall’avvocato Giuseppe Marabete collaborato dall’avvocato Valentina Villabuona (moglie della parte offesa Filippo Messina), che ha ribadito la richiesta di una condanna e di un risarcimento del presunto danno subito dal cliente, calcolato in 50.000 euro, nonché la pena accessoria della «pubblicazione della sentenza» sul Giornale di Sicilia.

L’udienza si è conclusa con l’arringa dell’avv. Giuseppe Maria Ingrassia, difensore dell’imputato Natale Salvo. Anche Ingrassia è stato netto: Natale Salvo va assolto «perchè il fatto non costituisce reato, in virtù del combinato disposto degli articoli 51 del Codice Penale [nota 3] e 530 del Codice di Procedura Penale [nota 4]», ovvero per aver, coi suoi “post” sul blog “semplicemente” «esercitato un diritto» costituzionalmente tutelato, l’espressione della libertà di pensiero.

Ma Ingrassia, nella propria arringa, non ha dimenticato di citare la «estrema genericità del capo d’imputazione» (il testo INTEGRALE di tre articoli apparsi sul blog, punteggiatura compresa) che contravverrebbe al predicato dell’art. 552 del Codice Penale [nota 5] ovvero che «il Decreto di citazione a giudizio contiene …. l’enunciazione del fatto, in forma chiara e precisa».

A termine delle arringhe il giudice Francesco Maria Giarrusso si è riservato di comunicare il proprio verdetto il prossimo 26 ottobre, esattamente fra 21 giorni, quando lo stesso dovrà trovare la “quadra” di quanto discusso in questo procedimento e quanto DEFINITIVAMENTE deciso dal giudice Adele Pipitone [è scaricabile qui la sentenza 27/2016] quando, per lo stesso caso, ma su esposto del Comune di Erice, a gennaio 2016 si è espressa riconoscendo le mie ragioni e quindi respingendo la richiesta di risarcimento di 200.000 euro del Comune.

Questa la cronaca di oggi.

Strane sensazioni: le parole del principe del foro

In chiusura di questo “post” un aneddoto.

Qualche mese addietro, a procedimento penale in corso, mosso dalla normale inquietudine che colpisce un imputato, specie quando questo si ritiene lui la “vittima” di un ingiusto procedimento, mi rivolsi ad un “Principe del Foro” di Trapani per un parere indipendente dato che ovvio io, e i miei legali dall’allora, eravano troppo coinvolti per avere un giudizio sereno.

«Natale – mi disse l’avvocato dopo aver letto i tre articoli – stai sereno non hai scritto nulla di penalmente rilevante». Poi aggiunse, per zelo, «comunque mi informo»: non lasciando trapelare con chi, dentro il Tribunale, si sarebbe informato per capire meglio l’andamento del procedimento.

La settimana dopo l’anziano avvocato mi rincontrò profondamente turbato e mi chiese: «Natale, hai case di proprietà?». Risposi di Sì. L’avvocato non aggiunse altro.

La sua domanda aveva un significato chiaro: al di la del testo degli articoli, totalmente innocenti, c’è chi, dentro il Tribunale, vuole farti smettere di “rompere le palle” ai potenti con le tue critiche sul blog AltraTrapani, vuole darti una lezione, e oltre che a condannarti da innocente, vogliono pesantemente intaccarti dal punto di vista finanziario per danneggiare pesantemente la tua vita.

Poco dopo i miei legali rinunciarono all’incarico e mi rivolsi all’avv. Giuseppe Maria Ingrassia.

Un’altra precedente sentenza gioca a mio favore

Resta un auspico: che il giudice Francesco Maria Giarrusso non si faccia influenzare da pressioni “esterne” al procedimento e si fermi ai documenti che si trovano nel fascicolo e basi la sua sentenza sul Diritto e sul contenuto reale degli articoli in esame.

Natale Salvo / Giacomo Tranchida scontro da 200 mila euroUn auspicio che è quasi una certezza: il giudice Giarrusso è quello che, nel 2014, ha già mandato assolto dal reato di ingiurie proprio il sindaco di Erice Giacomo Tranchida, riconoscendogli «l’esimente del diritto di critica politica» nonostante questi avesse pubblicamente apostrofato l’ex-sottufficiale della guardia di finanza Francesco Borghi [vedi articolo sul Giornale di Sicilia del 16 novembre 2014] con la frase «Non pensi sempre di avere una divisa e di abusarne, come ha fatto nella sua vita».

Il giudice Giarrusso, a maggior ragione che io non ho offeso nessuno, non potrà che usare la stessa bilancia di Giustizia!

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