Addio a monsignor Plotti ricordando le sue parole

Mons Alessandro Plotti

Mons Alessandro Plotti

Le più belle parole di commiato, certamente, sono quello della Diocesi di Trapani che – sul proprio sito web – «lo ricorda sorridente, persona libera e sempre capace di orientare verso il bene».

Pochi giorni fa, si è spento, a Roma, monsignor Alessandro Plotti che i trapanesi, spero, ricorderanno per aver curato la chiesa del capoluogo nel difficile periodo di transizione (2012-1014) fra la clamorosa rimozione dell’ex-vescovo Francesco Micciché e la nomina dell’attuale vescovo Pietro Maria Fragnelli.

Io, a proposito di “persona libera”, come poche in una Chiesa conservatrice qual è quella cattolico-romana, voglio ricordare le parole di Alessandro Plotti in due interviste, sempre attuali.

«La processione dei Misteri? Necessiterebbe dare dei contenuti a questa manifestazione. Ma dietro questa grande presenza di feste religiose cosa c’è? Occorre lubrificarle, per farle crescere, forse anche diminuirle. Non c’è un messaggio che viene percepito, per cui, talvolta, diventano solo folclore un po’ kitsch».

Questo il messaggio del nunzio apostolico appena, insediato, di cui riportai, il 20 gennaio 2013 il pensiero esternato in un’intervista rilasciata a “MonitorTP”: “I Misteri? Solo Folklore”.

Purtroppo nulla è cambiato. Tante processioni, tante spese, ma di messaggi di fede neanche a parlarne.

E «Quella delle feste religiose è la parte della Chiesa più “soggetta” a infiltrazioni» mafiose, scrive Salvo Ognibene nel suo libro “Eucarestia Mafiosa” come scrivo in “Quando la Mafia partecipa a feste e processioni religiose” lo scorso 11 aprile 2015.

Copertina 2-14 JesusE come non ricordare l’intervista a “Jesus” del febbraio 2014? Lì, nell’articolo “Basta ruffiani, ora serve coraggio”, alla giornalista Federica Tourn, monsignor Plotti dichiarava: «I valori sono forti: da un lato c’è una cultura cristiana profondamente radicata e dall’altro c’è una sorta di omertà, un immobilismo diffuso, un’attitudine radicata a far finta di niente di fronte ai problemi».

Alla domanda “Che impressione ha avuto di Trapani?” Plotti rispondeva: «Una città bellissima che non trova il suo futuro, con una grande vocazione turistica inespressa. Non c’è lavoro, i giovani se ne vanno; non si muove nulla perché c’è qualcuno che è determinato a mantenere tutto fermo». Alla successiva “Qualcuno che lavora nell’ombra?”, Plotti replicava: «Sicuramente. A Trapani non si vede mai niente con chiarezza».

L’intervista a “Jesus” si chiude con un nuovo pensiero sul suo rapporto coi trapanesi: «Personalmente sono stato accolto con grande simpatia e stima: ho ricevuto più affetto in diciotto mesi a Trapani che in ventidue anni a Pisa; la Messa di addio è stata commovente».

Stima che, personalmente, confermo, per il prete e per l’uomo.

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