BASKET TRAPANI: UNA SOCIETA’ DI CARTA?

ImageTRAPANI – E’ lecito chiedersi se la storia del basket trapanese avrebbe preso un’altra piega se quella maledetta domenica di maggio del 2008 si fosse vinto a Brindisi ed ottenuto la promozione in Lega Due. Domanda lecita ma con il senno di poi, quando sono venute fuori tutte le evidenti difficoltà della gestione Magaddino, sarebbe stato invero difficile da lì a pochi anni avere un epilogo diverso. All’avvocato Andrea comunque un sentito ringraziamento per aver permesso ad una delle grandi passioni cittadine di proseguire la sua storia.

L’ADDIO DI MAGADDINO. Le cose sono andate in maniera diversa ed il sentito ringraziamento sembra quantomeno doveroso nei confronti della nuova proprietà che ha permesso al Basket Trapani di sopravvivere nel giorno in cui Andrea Magaddino ha dovuto inevitabilmente gettare la spugna. In diciotto mesi di storia recente del sodalizio cestistico più amato dai trapanesi sono però venute fuori alcune crepe che con tutta la buona volontà dei fratelli Massinelli che hanno innegabilmente investito sul progetto, continuano minacciosamente a scricchiolare.
 
LA CLAMOROSA PROTESTA DI BENEDETTO. La squadra rischia l’ammutinamento anche se c’è da presumere che alla lunga vincerà il senso di professionalità di Giovanni Benedetto e dei suoi giocatori. Ma si tratta appunto di professionisti ed andare sul parquet la domenica quando le spettanze arretrate stanno sfiorando le tre mensilità non è facile per nessuno. Lo scorso mese di ottobre, alla vigilia dell’importante trasferta di Ostuni poi vinta dal Basket Trapani, aveva fatto sensazione la scelta drastica di coach Benedetto di non partecipare alla missione pugliese e di tornare a casa, adducendo a questo gesto clamoroso “problemi familiari”. Qualche giorno dopo il tecnico calabrese è tornato sui suoi passi, con le ampie rassicurazioni da parte della proprietà che le cose si stavano mettendo sui binari giusti.

ImageNULLA E’ CAMBIATO. GRANATA SENZA STIPENDI. Nemmeno due mesi dopo la situazione non è mutata, le promesse di una maggiore puntualità e presenza sono ancora venute meno.
Di fatto ci si chiede se davvero questo progetto possa avere un futuro. Non ci vogliano male i fratelli Massinelli ed il general manager Francesco Lima di cui riconosciamo la sincera passione. Hanno ragione loro quando dicono che Trapani è uno degli orti più fertili della Sicilia per piantare un robusto albero cestistico: c’è tradizione, competenza, passione. Ma il giardino deve essere alimentato con costanza e se a ridosso della fine dell’anno fuoriesce inevitabilmente tutta la difficoltà, ormai cronica, di far fronte alle spese ordinarie, non ci si può non preoccupare sul futuro del basket cittadino.

Qui non si parla di spettanze non pagate lamentate solo da giocatori e staff tecnico: tutte le persone che lavorano attorno alla società attendono invano gli stipendi e l’ambiente non è dei più sereni. Non vogliamo pensare che questo progetto alla lunga voli via con un soffio, come un castello di carte. Quando si sono presentati a Trapani, i fratelli Massinelli sapevano benissimo di affrontare subito un duro avversario: la diffidenza dei cittadini e dei tifosi verso qualunque cosa che non sia trapanese.

CATTIVE STORIE PRECEDENTI. Chiamiamolo campanilismo becero, chiamiamolo provincialismo, ma la storia dello sport locale reca qualche esempio tristemente famoso (vedi la presidenza Rosano al Trapani Calcio) per cui i dubbi persistono e forse saranno spazzati via soltanto con il risultati. Chiaro che il paragone non è fattibile: i Massinelli stanno cercando di dare ossigeno alla loro creatura, sono imprenditori di cui è unanimamente riconosciuta la professionalità, nulla a che vedere con l’avventuriero Rosano o altri presunti uomini d’affari dalla bocca larga e le pezze al sedere.

LECITI DUBBI SULLE PROSPETTIVE. Ci chiediamo però se era il caso di costruire una squadra importante con emolumenti di un certo livello
, conseguenti se chiami a Trapani giocatori che hanno fatto incetta di campionati vinti nelle ultime stagioni, quando persiste questa fatica nel saldare il dovuto. Da sottolineare che presentarsi alla tifoseria con la prospettiva di un’altra annata di transizione non sarebbe stato prudente. Ci sta la gente da riconquistare, da riportare al PalaIlio, anche con una politica di prezzi senza dubbio più economica rispetto alla precedente gestione. Ma la passione vera, il cuore granata legato alla palla a spicchi, non batte ancora all’impazzata. Sono queste crepe che quando vengono fuori lasciano ovviamente spazio ad interrogativi.

UNA CITTA’ ED UNA SQUADRA DA RICONQUISTARE. Quello del Basket Trapani è comunque un progetto triennale, la storia dovrebbe riservarci ancora molti capitoli ma la pazienza di coach Benedetto, di Marco Evengelisti, di Walter Santarossa e degli altri atleti non può essere infinita.
Si tratta di professionisti, di gente che vive con la pallacanestro, di giocatori che avrebbero avuto solo l’imbarazzo della scelta per quanto riguarda la piazza in cui giocare in questa stagione ma che hanno scelto Trapani perché il progetto è allettante, così com’è stato loro presentato. E’ ancora così? Magari si, ma qualche dubbio è lecito muoverlo. Il basket è lo sport dei giganti ed i giganti non stanno bene all’interno di un castello di carte. L’obiettivo della dirigenza granata a questo punto non è solo quello di conquistare la città. Prima bisogna riconquistare i propri atleti. (Michele Caltagirone)

Potrebbero interessarti anche...