Commentano su Facebook, Tranchida li querela

Oggi 12 gennaio dell’anno appena iniziato, l’attuale sindaco di Trapani, Giacomo Tranchida, si è dovuto presentare in Tribunale, più comunemente inteso come “via XXX gennaio” in ambito locale, davanti il giudice Giordano, per confermare le sue accuse a due cittadini che l’avrebbero offeso.
Così “Lui” asserisce !

Le colpe di G.B. e di S.B. – secondo l’ipotesi accusatoris pubblico ministero Rossana Penna – risiedono nelle pubbliche scritture Facebook, per avere condiviso le loro opinioni.
Uno psico -reato, quindi.

Insomma, i due nostri concittadini, non sono dei criminali, in senso stretto s’intende, vale a dire che non hanno esercitato violenza fisica nei confronti del Tranchida, non gli hanno scassato il portone di casa per commettere furti, estorsioni, né hanno tentato lo spaccio di sostanze stupefacenti o di sigarette senza filtro.

Con ciò non si vuole sottovalutare l’offesa, verbale o scritta, perché anch’essa ferisce, sia chiaro.

Il diritto democratico a valutare l’operato di un politico

Tuttavia, tutto va sempre rapportato al ruolo di ciascuno.

È indubbiamente scorretto che un potente, oppure un rappresentante delle Istituzioni democratiche, offenda un cittadino; è più che giustificabile per il semplice cittadino manifestare il proprio gradimento o meno circa le condotte del primo cittadino, il sindaco di tutti e non di quasi tutti.

Rivestire un ruolo pubblico comporta l’accettazione di tutte le tipologie valutative, dalle lodi autentiche, passando dal “lecchinismo” al “mascariamento” fino alla critica nuda e cruda !

La querela, nel secondo caso, rischia di tramutarsi in un tentativo di censura, come una sorta di ostacolo al diritto di pensiero e di critica.

Al di là dell’esito finale dello specifico caso giudiziario, l’evidente tempo e denaro sprecato per l’obbligatorietà dell’azione penale esercitato dalla Magistratura, nei confronti di due cittadini, nel futuro e per casi simili, produrrà scoramento e magari disinteresse ad occuparsi – direttamente o indirettamente – della res publica, quantomeno per timore di ricevere querela e di doversi sobbarcare spese legali e durevoli stati di ansia.

Questi ultimi effetti saranno soddisfacenti per chi è avvezzo a tali pratiche ?

In tantissimi, soffocheranno la libera espressione del pensiero conservando nel segreto delle meningi le proprie opinioni.

Questo è la fossa comune della democrazia che non può essere espressa solo ogni quinquennio attraverso il voto nelle competizioni elettorali [1].

La democrazia si nutre di informazione libera ed indipendente dal potere, di partecipazione sociale e di dibattito.

Cosa han scritto su Facebook, nel 2014, i due concittadini querelati da Tranchida?

Cosa hanno pensato e scritto di tanto grave i due imputati nel caso giudiziario odierno?

Il primo, G.B., commentando il caso dell’assoluzione dell’imputato Giacomo Tranchida in un procedimento nel quale lo stesso nella qualità di sindaco di Erice era accusato di aver offeso la reputazione del cittadino Francesco Borghi, ebbe a sostenere che la sentenza dimostrerebbe come « Tranchida ha appoggi importanti nella magistratura » che gli garantiscono essere un « intoccabile ».

Aggiunse, altresì, come « la sua presenza in politica sia un male per la democrazia [in quanto persona] presuntuosa ed incapace di discutere ».

Il secondo, S.B., commentando il caso in parola, ma su un altro profilo Facebook, stigmatizzava come « la minaccia del Tranchida nei confronti del cittadino ( schiacciare la testa come un serpente ) esce dalla bocca di un sindaco ( professione dichiarata nella c.i. ) ed è di solito frase che usa un mafioso ».

Affermazioni, quelle di G.B. e S.B., che il pubblico ministero Penna ha ritenuto meritevoli di un approfondimento nel dibattimento giudiziario.

Al magistrato dott. Giordano toccherà il giudizio e la pronuncia in sentenza, ovvero giudicare se queste affermazioni rientrano nel diritto di critica politica o invece rappresentano semplici e gratuite offese.

I commenti scaturivano dall’assoluzione di Tranchida dall’aver offeso il sig. Borghi

Alla vicenda del caso Borghi, di cui è conseguenza il procedimento odierno, ricordo che dedicai un paio di articoli, all’epoca.

Nel primo riportavo le dichiarazioni integrali del Giacomo Tranchida esposte nell’intervista televisiva del 17 settembre 2011 e mostravo il video originale [2]. Suggerisco al lettore di vederlo ed ascoltarlo per comprendere meglio la portata dei commenti all’assoluzione del sindaco postati da G.B. e S.B.

Nel secondo [3] esprimevo provocatoriamente le mie riflessioni sulla sentenza assolutoria, che come suole dirsi, non si critica. La sentenza ebbe, comunque, un’eco nazionale: « Se un sindaco (del Pd) dà del “cretino” a un cittadino che non ha cariche politiche, non è reato », scrisse un giornale.

Il processo, date le premesse, s’annuncia comunque interessante e dall’andamento e dall’esito non scontato, per nessuna delle parti in causa.

Fonte & Note:

[1] In tal senso, la Corte di Cassazione, sez. V Penale, sentenza n. 7340 del 18 febbraio 2019: « il diritto di critica riveste necessariamente connotazioni soggettive ed opinabili quando si svolge in ambito politico, in cui risulta preminente l’interesse generale al libero svolgimento della vita democratica » ( Fonte: Altalex, 18 marzo 2019, avvocato Serema Masi, “Diritto di critica politica e diffamazione: i requisiti dell’esimente” ).

[2] NataleSalvo.it, 13 dicembre 2011, “Tranchida avverte: Alle serpi si schiaccia la testa

[3] NataleSalvo.it, 1 dicembre 2014, “E’ morto Francesco Borghi

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