La libertà di religione: Dignità Umana o Patto col Diavolo?

Il Concilio Vaticano II dichiara, sotto il pontificato di Paolo VI, nel 1965, che «la persona umana ha il diritto alla libertà religiosa». Un principio che potrebbe apparire giusto e semplice, ma che non risultò, e non risulta ancora oggi, completamente condiviso.

La dichiarazione porta il nome di “DIGNITATIS HUMANAE”, ed è parimenti conosciuta come la dichiarazione sulla “Libertà Religiosa”.

LA LIBERTA’ DI RELIGIONE DICHIARATA DAL CONCILIO

«Un elemento fondamentale della dottrina cattolica – vi si legge – , contenuto nella parola di Dio e costantemente predicato dai Padri, è che gli esseri umani sono tenuti a rispondere a Dio credendo volontariamente: l’atto di fede, infatti, è per sua stessa natura, un atto volontario».

La parte, però, più innovativa della dichiarazione conciliare è quella che riconosce gli “altri gruppi religiosi”.

IL RICONOSCIMENTO AGLI ALTRI GRUPPI RELIGIOSI

papa Paolo VI

papa Paolo VI

La dichiarazione firmata da papa Paolo VI, a nome del Concilio, sostiene come: «I gruppi religiosi hanno anche il diritto di non essere impediti di insegnare e di testimoniare pubblicamente la propria fede, a voce e per scritto».

«Inoltre la libertà religiosa – prosegue la Dichiarazione Vaticana – comporta pure che i gruppi religiosi non siano impediti di manifestare liberamente la virtù singolare della propria dottrina nell’ordinare la società e nel vivificare ogni umana attività».

«Parimenti ai gruppi religiosi compete il diritto – conclude a proposito il Concilio – di non essere impediti con leggi o con atti amministrativi del potere civile di scegliere, educare, nominare e trasferire i propri ministri, di comunicare con le autorità e con le comunità religiose che vivono in altre regioni della terra, di costruire edifici religiosi, di acquistare e di godere di beni adeguati».

LA MOTIVAZIONE DEL CONCILIO VATICANO II

D’altro canto, all’uomo poi compete ricevere il Giudizio: «alla mietitura che avverrà alla fine del tempo», scrive il Concilio Vaticano II, «Chi avrà creduto e sarà battezzato, sarà salvo. Chi invece non avrà creduto sarà condannato» (Mc 16,16).

Quindi, scrive la dichiarazione “DIGNITATIS HUMANAE”, «Si fa quindi ingiuria alla persona umana e allo stesso ordine stabilito da Dio per gli esseri umani, quando si nega ad essi il libero esercizio della religione nella società».

LEFEBVRE E I SUOI SEGUACI CONTESTANO IL CONCILIO

La posizione sulla “libertà di religione”, approvata dal Concilio Vaticano II, fu sempre contestata dall’arcivescovo tradizionalista francese Marcel François Lefebvre che, alla fine di una serie di “atti scismatici” fu scomunicato da papa Giovanni Paolo II (30 giugno 1988). Per il papa, Lefebvre era colpevole di una «incompleta e contraddittoria nozione di Tradizione».

Marcel Lefebvre

Marcel Lefebvre

Per Lefebvre, invece, la “Libertà di Religione” avrebbe condotto agli “errori del modernismo” e, di conseguenza, alla rovina del sacerdozio, alla scomparsa della vita religiosa.

Ancora più in particolare, per Lefebvre, per come si legge sul sito della sua Fraternità, il Concilio con questa dichiarazione, ha fatto un favore ai massoni, ai protestanti ed ai comunisti: «È chiaro che, al Concilio Vaticano II, c’è stata un’intesa con i nemici della Chiesa, per farla finita con l’ostilità contro di loro. Ma è stata un’intesa col diavolo!».

Lefebvre fu il fondatore della “Fraternità San Pio X”, che segue tutt’oggi questo suo pensiero e la tradizione cattolica ante 1962. La Fraternità conta, fra l’altro, su 575 sacerdoti e 84 suore oblate, sparsi in 32 paesi del mondo.

Uno scisma, quello di Marcel Lefebvre che la Chiesa Cattolica ha sempre cercato prima di evitare, con l’intervento di mediazione del futuro papa Benedetto XVI, e poi di ricucire.

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