L’ARCH.MANCUSO: LA STORIA DELL’EX-RIMESSA SAU

arch. Vito MancusoTRAPANI – «Per chi, come me, partecipa al volontariato di un’associazione senza fini di lucro o di tornaconto, perdere certe “battaglie culturali” ha il significato delle motivazioni fondatrici e non della sconfitta degli intenti. Quest’ultimi, in questo caso, resteranno nei curricula dei responsabili della cancellazione della memoria moderna della città», così commenta l’architetto Vito Maria Mancuso la propria “sconfitta” in merito all’azione di tutela da lui, ma non solo da lui, svolta per evitare la demolizione degli ex capannoni S.A.U.

«Sono consapevole – prosegue Mancuso nell’intervista esclusiva che ci ha rilasciato – che l’ennesima azione di tutela degli ex capannoni S.A.U, da parte dell’associazione Ar’raìs e di una parte dei cittadini, non riguardava un manufatto d’interesse storico rispetto ai caratteri acclarati di “bene culturale”, ma lo era per la particolare storia e la localizzazione degli ultimi reperti di cultura materiale di Trapani. L’ex sede dell’Anonima Società Tramway che, una volta dismessi i binari della mobilità elettrica, divenne l’Autorimessa dei Trasporti Urbani, rappresentava l’unico superstite della storia della modernizzazione della città che si sviluppò verso l’espansione Ottocentesca».

Mario Buscaino, PD«Tornando alla nostra ex Autorimessa S.A.U. – racconta l’architetto Mancuso -, l’azione di segnalazione da parte dell’associazione Ar’raìs, fu iniziata verso la fine degli anni novanta, quando si paventò la messa all’incanto dell’area pubblica per legittimi interessi di cassa comunale (l’area aveva il maggiore indice edificatorio del Programma di Fabbricazione). All’allora sindaco Mario Buscaino presentammo un’idea di massima per la riconversione degli ex capannoni in “Casa della Cultura” destinata ai giovani e alle associazioni culturali della città e per di più, localizzata in un tessuto urbano prossimo alla periferia trapanese, caratterizzata dal disagio sociale dei quartieri vicini di Cappuccinelli e Rione Palme. Per di più nei pressi del Museo regionale Piepoli, con l’intento di creare un itinerario di visita alternativo e complementare a quello della città storica».

Purtroppo, l’architetto Mario Buscaino, allora sindaco e leader della “sinistra” trapanese non “prese a cuore” il progetto, non lo capì: «Tutto tacque per quel tempo – confessa, infatti, Mancuso -, l’oggetto del nostro interesse tornò nel dimenticatoio pubblico».

«L’associazione Ar’raìs ritorna ad interessarsi dei vecchi capannoni in occasione delle due “messa in sicurezza” dei tempi recenti. La Soprintendenza nel primo tentativo di semi-distruzione del bene pubblico, intervenne con la declaratoria ope legis, anche perché avevamo segnalato alle istituzioni, che nella mappatura del territorio a cura del redigendo P.R.G., l’autorimessa era classificata come “Manufatto storico”. Il Comune pose in opera i lavori per non accedere agli edifici pericolanti mirati alla pubblica incolumità e non parlò più di realizzarvi un parcheggio».

«Nell’ultima “messa in sicurezza” dei tempi recenti, motivata dalle coperture pericolanti e dal fatto che il sito era abbandonato ad atti di vandalismo, l’amministrazione decide di dismettere le capriate lignee, già segnalate per la particolarità alla Soprintendenza, e tutti i volumi edilizi che insistevano dentro il perimetro murario».

Mancuso chiude il suo racconto, che ha una importanza valenza storica. «Non si hanno notizie delle insegne novecentesche dell’ex officine dei tram e di altri reperti di storia del lavoro fotografati nei nostri precedenti sopralluoghi. Ora abbiamo la certezza che il sito, da noi difeso con determinazione e documentazione, è andato completamente distrutto, per intervenire ad un ipotetico restauro conservativo del bene industriale. In qualità di tecnico, posso relazionare che le murature superstiti di pietra informe, nello stato attuale e private del mutuo soccorso tra di esse, non avranno lunga vita. Il risultato è che i futuri trapanesi non conosceranno che in questa città ci furono anche i tram elettrici, in tempi dove in molte città si stanno riproponendo».

«Esprimiamo il cordoglio per la battaglia perduta, con la speranza che, nel prossimo futuro, le politiche di Riqualificazione Urbana, oltre interessare i “salotti buoni” della città, riguardino anche i “soggiorni e i tinelli” dove la gran parte dei cittadini vive, lavora e, a volte, desidera ricordare ai propri eredi. Per quello che ancora resiste, cioè quasi nulla».

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