Il Re del Marocco contro Jihad e neocolonialismo

 

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Il re del Marocco-Mohammed VI

«Nell’Islam, la “Jihad” è soggetta a delle condizioni rigorose, tra cui che essa non è possibile se non in caso di autodifesa e non per commettere un omicidio o una aggressione, per cui attentare alla vita in nome della Jihad è un atto illecito».

E’ questo, a mio avviso, il passaggio più importante del discorso indirizzato alla nazione da Sua Maestà il Re del Marocco Mohammed VI in occasione del 63mo anniversario della Rivoluzione.

«Tra le condizioni della validità – ha proseguito il Re – c’è pure che essa venga decretata dai Comandanti dei Credenti e non certo da un singolo individuo o gruppo».

«Coloro che incitano all’omicidio e all’aggressione – ha concluso il passaggio Mohammed VI –, che fanno del Corano e della Sunna una lettura conforme ai propri interessi, non fanno che diffondere menzogne in nome di Dio e del Profeta».

Il Marocco ha la responsabilità di aiutare i fratelli dell’Africa

Discorso ReIl Sovrano del Regno del Marocco si è poi soffermato sulle politiche migratorie: «Il nostro Paese, senza arroganza, denigrazione o discriminazione ha proceduto a regolarizzare i migranti, con criteri di ragionevolezza ed equità, creando per loro adeguate condizioni per stabilirsi, lavorare e vivere dignitosamente in seno alla società».

«Naturalmente – ha proseguito Sua Maestà Mohammed VI – i nostri fratelli africani incontrano delle difficoltà qui in Marocco, ma queste non sono certo dovute al loro colore o alla nazionalità di provenienza, né al loro “status” di migranti».

«Per aiutarli abbiamo dato loro i nostri stessi diritti – ha concluso il Sovrano – perchè il Marocco da sempre alle persone del suo continente senza attendersi di ricevere nulla come contropartita. Il suo impegno a favore dell’Africa non è mai motivato da una volontà di sfruttare le sue ricchezze e le sue risorse naturali, contrariamente ai neocolonialisti».

[FONTE: Sito Web “Aujourd’hui” – 22 agosto 2016]

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