Torre Carosio: Ora vogliono i danni!

Continua la saga della Torre Carosio. L’immobile posto parzialmente in vendita dalla giunta Fazio (delibera di giunta n. 5 del 18 novembre 2004), e per la quale è stata esperita sia l’asta (18/9-6/10/2006) che effettuata l’aggiudicazione definitiva a favore del 73 enne dott. Vincenzo Verro di Trapani (25/9-2/10/2006). Il nostro giornale aveva denunciato l’irregolarità del fatto (si trattava di un bene facente parte del patrimonio storico cittadino e quindi vincolato) e tutto si era bloccato. Ora venivamo in possesso di un “illuminante” carteggio di lettere inerenti la vicenda.

Il 17 ottobre 2006 l’architetto Silvio Manzo, della Soprintendenza BB.AA. di Trapani, aveva scritto una nota al Comune avente per oggetto “alienazione beni comunali” nella quale, premesso che “si apprende da Organi di stampa una notizia secondo la quale codesta amministrazione avrebbe venduto all’asta, in due lotti, l’antica Torre Carosio sia in via delle Arti e vincolata come bene monumentale sin dal 1913”, si chiedeva “se corrisponde al vero la notizia della loro vendita”.

Un pò urtato il sindaco Fazio, all’inizio, aveva personalmente risposto (lettera n. 9172 del 24 ottobre 2006) che per lui si trattava solo di “appartamenti da sempre destinati ed utilizzati per civile abitazione” e che, comunque, l’immobile si trovava in“avanzato stato di degrado” con “conseguente pregiudizio per la pubblica incolumità” (e come poteva essere diversamente dato che l’immobile aveva 6-7 secoli d’età!).

Il successivo 15 gennaio 2007 il dott. Vincenzo Verro – aggiudicatario definitivo dell’immobile (che aveva pure già pagato!) – scriveva al Comune affermando che “con nota del 27 ottobre 2006 il sottoscritto manifestava la propria ampia disponibilità alla stipula del rogito notarile” ma rimane, a distanza di mesi, ancora “ad oggi senza risposta”. Fazio a questo punto aveva passato la penna all‘ing. Antonino Candela che, il 9 febbraio 2007, con nota n. 1453, scriveva “questo ufficio ha provveduto alla vendita (parziale della Torre Carosio, NdR) stante la visura eseguita presso la conservatoria RR.II. dal notaio che ha rogato l’atto di cessione in favore del Comune non aveva rilevato l’esistenza di un vincolo di tutela”.

Continua l’ing. Candela, nella sua lettera, affermando che lui personalmente ignorava la storia della Torre Carosio e che “della esistenza del vincolo si è avuta documentazione solo nel corso di un incontro tenuto personalmente dallo scrivente e dal segretario generale del Comune, nel novembre scorso, presso l’Ufficio del Soprintendente del BB.AA. di Trapani. Da ulteriori ricerche è emerso che il vincolo imposto sulla Torre Carosio in forza della L. 364/99 è valido ed efficace nonostante la sua mancata trascrizione” (!).

In sostanza gli immobili acquistati dal Verro sono “inalienabili con la conseguenza che la procedura ad evidenza pubblica posta in essere per la loro dismissione sia da ritenere invalida e nulla”. Naturalmente “questo Ufficio procederà all’immediata restituzione della somma a tutt’oggi versata dalla S.S.”.

A questo punto era l‘avv. Aldo Verro, con conto dell’assistito dott. Verro, a scrivere al Comune sottolineando come lo stesso abbia commesso “un errore nella valutazione dei titoli” e che nella vendita “non è stata oggetto di ponderata considerazione la natura demaniale dei beni”. Inoltre visto che “la verifica dei titoli e della alineabilità degli immobili compete all’Ente venditore, l’aver posto in vendita immobili demaniali costituisce atto antigiuridico, foriero di gravi responsabilità patrimoniali”.

Con la nota, pertanto, l’avvocato Verro invita il Comune “a formulare congrua e seria proposta transattiva onde evitare ulteriori costi all’Ente e prevenire una lite giudiziaria che presenta i caratteri dell’inevitabilità e dell’onerosità per il Comune”. Quindi l’avv. Verro dava i “15 giorni” al Comune per rispondere, affermando che in assenza di riscontro avrebbe “adito alle vie legali”.

Lo scorso 12 aprile 2007, con nota 557, l’ing. Antonino Candela, si è scusato col dott. Verro affermando che la vendita è stata posta “in perfetta buona fede”, poiché nell’atto di acquisto del titolo di proprietà (22/10/2003, notaio Di Natale) “non risulta affatto riportato il vincolo del 1913”.

Il Comune, afferma quindi l’ing. Candela, è “disponibile alla restituzione della somme e delle spese materiali a semplice comunicazione delle modalità”.

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