Trapani, Cavadi: Eucaristia cristiana o mafiosa?

Trapani, 9 maggio 2015 – Augusto Cavadi, filosofo, scrittore e teologo … eretico palermitano, è stato ieri a Trapani, mio graditissimo ospite, ed ospite della Biblioteca Fardelliana, per dissertare in merito ai temi introdotti dal saggio “Eucaristia Mafiosa” che ho presentato, insieme all’autore, Salvo Ognibene, di Menfi (AG), e col contributo di Francesco Genovese.

Nel presentare, sul proprio blog, l’incontro, Cavadi ha espresso valutazioni che condivido e ritengo utile condividere fra coloro che seguono questo blog.

«L’occasione – scrive, quindi, Cavadi – sarebbe propizia per fare il punto della situazione a Trapani e dintorni».

«Da alcuni anni mi capita di discutere dei rapporti fra Chiesa cattolica e mafia in queste zone, per presentare libri miei e di altri colleghi, e ogni volta sono stato colpito dall’assenza radicale di preti e cattolici impegnati organicamente nelle strutture della Diocesi».

«Le ipotesi più ragionevoli – sentenzia il prof. Cavadi – sono due: o abbiamo un clero e un laicato cattolico talmente attrezzato intellettualmente e moralmente da non aver bisogno di nessuna messa … a punto sulla questione oppure le varie comunità cattoliche della zona sono totalmente indifferenti alla problematica (nonostante i richiami degli ultimi tre papi, dell’ultimo in particolare). Confesso che vari, convergenti, indizi mi orientano sulla seconda che ho detto».

«Spero che questa volta le cose andranno diversamente e che qualche rappresentante della Chiesa cattolica trapanese porti la propria opinione e la propria testimonianza [speranza vana, ieri del Clero, cattolico, evangelico, e di varie fraternità invitate, non si è vista traccia, NdR]. Anche perché le infiltrazioni mafiose, soprattutto a livello di poteri politici e massonici, ci sono: e come!».

Matteo Messina Denaro e il Porto Trapani

Matteo Messina Denaro

Augusto Cavadi, così conclude la propria riflessione: «Come ho avuto modo di dire a proposito delle Lettere a Svetonio curate da Salvatore Mugno (si tratta di alcune lettere scritte da Messina Denaro dalla latitanza), la Chiesa cattolica può condannare i mafiosi ma, se se ne vuole davvero liberare, deve rendere la vita interna alle proprie parrocchie così sobria, così fraterna, così solidale, così rispettosa delle donne e dei piccoli … che i mafiosi stessi, per primi, decidano di non frequentarle perché abissalmente lontane dalla mentalità accumulatrice, prepotente, violenta. In quelle Lettere Matteo Messina Denaro confida di essere ateo [caso unico, NdR]: se non saranno i credenti a prendere le distanze dai mafiosi, non ci resterà che sperare nella presa di distanza dei mafiosi dai credenti? ».

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