TRANCHIDA E LE SUORE SPA

ImageERICE – Ai più questo “business” è sconosciuto. Ma, in realtà, rappresenta un importante, dal punto di vista economico, segmento dell’attività “religiosa”. Stiamo parlando dell’attività assistenziale-educativa delle nostre suore. Un segmento d’attività che molto s’intreccia con il mondo della politica, dato che i maggiori “clienti” delle suore sono i Comuni. Proprio quei Comuni che “investono” denaro per finanziare sterili (salvo per gli Enti, vicini a certi altri politici, che le svolgono) campagne di informazione a favore dell’affido familiare poi corrispondono cospicue somme ad Enti religiosi per assistere i bambini e ragazzi in difficoltà.

Andando, al solito, a “spulciare” le determine del Comune di Erice (ma il discorso è lo stesso per il Comune di Trapani) si “scopre” che, ad esempio, per il solo periodo di marzo-aprile 2008 sono state versate le seguenti somme per “ricovero minori” in regime di semi-convitto di alcuni ragazzi presso gli stessi Istituti: 4.863 euro a favore delle suore dell’Istituto S. Antonio di Padova, 5.528 euro a favore delle suore dell’Incoronata, 27.313 a favore dell’Istituto “Asilo Charitas”.

In totale i bambini assistiti dai tre Istituti sono 31.

Quanto precede sulla base delle determine n. 157 e 158 del 9 giugno e 179 del 24 giugno firmate dalla dott. Leonarda Messina del settore servizi sociali del Comune.

Le “tariffe” per l’assistenza delle religiose variano leggermente da Istituto ad Istituto: si parte dalle 19,76, al bambino ed al giorno, dell’Incoronata e si giunge alle 20,52 euro del S. Antonio di Padova, attraverso le 20,08 del Carithas.

La cosa che sorprende è che religiose pretendono d’essere pagate anche nei giorni d’assenza del bambino (mediamente 3 giorni l’uno al mese, quindi il 12%). In questo caso il Comune, infatti, risparmia solo il costo, presumibilmente, del pranzo. I costi “a vuoto”, quindi, in tal caso, assommano a 13,86 euro per l’Incoronata, 14,38 al Carithas, 14,49 al S. Antonio.

I termini di quest’accordo risalgono a “convenzioni” per “rendere attività educativo-assistenziale” stipulate (per es. quella del Carithas) con delibera di Giunta n. 190 del 5 giugno 1998.

Ora quel che si “critica” non è, ovviamente, il fatto che il Comune debba spendere, per soli 31 bambini, circa 38.000 al mese bensì che si faccia ricorso a costose “convenzioni” con Istituti religiosi (piuttosto che a “progetti” con Scuole Pubbliche) dove si giunge pure a pagare le assenze dei bambini (quindi un “non servizio”).

In uno Stato “Laico”, ed in una Giunta (Tranchida?) di “sinistra”, questo “sistema” di gestione del denaro e del servizio pubblico non ci pare accettabile. Salvo che si giunga ad affermare che la Scuola pubblica è incapace d’assicurare un servizio “educativo” (e magari servizi integrativi quali mensa e trasporto). O salvo che questo “stato di cose” convenga … magari per “tenere stretti” rapporti con la Chiesa ed i suoi “voti”.

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