Le stille della Gorgone

Con la lettura dell’ultimo libro di Renato Lo Schiavo (nostro concittadino, da anni insegnate presso il liceo classico Leonardo Ximenes) veniamo a conoscenza della storia della nostra città attraverso l’epopea del corallo trapanese. Un lunga storia d’amore, come recita il titolo del libro.

 

 

 
Raccontare Trapani ed il corallo. Raccontare un legame che è durato a lungo, fin dalla fondazione del primo villaggio alle falde dell’antica Iruka (l’odierna Erice). Questo l’obiettivo dichiarato di Renato Lo Schiavo, che con il suo ultimo “racconto” ci regala un bellissimo viaggio attraverso i secoli, pieno di sorprese, di vittorie, di sconfitte e di strane anomalie tipiche della nostra cultura. Qualcuno potrebbe obiettare (forse anche lo stesso autore) che il termine racconto non si adatta all’opera di cui stiamo parlando. Eppure questo libro mi ha dato proprio questa piacevole impressione, disattendendo positivamente le mie aspettative circa il solito, piatto e noioso escursus di fatti e nozioni.

            Lo Schiavo racconta due storie diverse, che come si addice ai più grandi amori, equivalgono ad uno sola lunga epopea.  Il vero protagonista è il corallo, ma il contesto socio-culturale in cui questo elemento diviene simbolo è la città di Trapani ed i popoli che l’hanno abitata. L’autore, con disinvoltura, competenza ed una buona dose di ironia, fonda insieme i due elementi, adottando una narrazione che come ho già sottolineato, si addice più ad un racconto che ad un conciso trattato storico.
E’ quindi inevitabile che con la lettura de “Le stille della Gorgone”, oltre ad apprendere molte cose sul corallo, si entri a conoscenza dei principali avvenimenti che hanno scandito la storia della città di Trapani. Dalla fondazione, di cui ad oggi non si conosce il periodo esatto, ai giorni nostri, che, per usare un espressione dello stesso autore, vedono un capoluogo che “non brilla in alcuno dei parametri che concorrono alla determinazione della qualità della vita”.

Tuttavia riscopriamo una città che, soprattutto nel periodo compreso tra la seconda metà del 1500 e la fine del diciottesimo secolo, vive un periodo d’oro legato proprio alla lavorazione del corallo. Sono gli anni dei viceregni, durante i quali l’artigianato trapanese diviene famoso in tutto il mondo (nonostante il corallo di Trapani fosse conosciuto e rinomato già dai tempi di Plinio il vecchio).

In questo periodo si contano circa un centinaio di botteghe e  lo status di maestro corallaio è ambito e onorato. Le opere dei nostri artisti vengono spesso commissionate per omaggiare le personalità più importanti d’Europa (come nel caso della “montagna di corallo” o delle 25 statuette di santi ed immagini sacre date in dono a papa Urbano VIII) e costituiscono merce ambita da tutti i più grandi commercianti dell’epoca. A riprova delle qualità del suo “pescato” e dei suoi maestri, la città gode di importanti privilegi (come la concessione della  pesca anche nelle acque magrebine attenuta dai governati di Barcellona) che le permettono di assumere il ruolo di regina nella lavorazione dell’oro rosso.

        L’amore per il corallo costa comunque molta fatica ai nostri avi. Leggendo il libro veniamo infatti a conoscenza delle tecniche di pesca, che costringono i pescatori a lunghi e pericolosi viaggi e ad uno sforzo fisico senza precedenti. Trapani si dimostra quindi pronta a tutto pur di onorare il proprio amato ed a questa sua abnegazione corrisponde una fama il cui eco si avverte ancora oggi. Ciò nonostante, come si addice a tutti i più grandi amori, anche il legame tra la nostra città ed il corallo è destinato ad inclinarsi. A partire dal 1790, a causa di una serie di fattori, il corallo comincia a scarseggiare, le botteghe iniziano a diminuire di numero ed il lavoro di maestro comincia a diventare meno ambito. Fino ai giorni nostri, caratterizzati dalla più completa indifferenza ed abulia dei trapanasi nei confronti di quello che un tempo fu il loro più grande amore.

 

A tutti coloro che nutrono una profonda passione verso la città di Trapani, e anche a coloro che invece la sbeffeggiano e rinnegano, consigliamo vivamente la lettura de “Le stille della Gorgone”. Ne usciranno arricchiti e consapevoli del fatto che un tempo, soprattutto per merito di un simpatico animaletto rosso e di una dinastia di uomini coraggiosi e creativi, la nostra città fosse davvero considerata di serie A.

 

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