MAFIA E ANTIMAFIA A TRAPANI

 Da Sodano a Gualtieri, da d’Alì a Finazzo

L’uscita di scena di Bernardo Provenzano ha spostato l’attenzione del mondo vicino all’antimafia sulla provincia di Trapani, terreno ancora troppo ostico per i “cacciatori” dello Stato. La dimostrazione è la recente nomina a questore di Trapani di Giuseppe Gualtieri, ex capo della squadra mobile del capoluogo di regione, uno degli incubi notturni l’ex capo di Cosa nostra. Il triangolo ovest dell’Isola, oggi, è gestito da uomini dello Stato che, per un verso o per un altro, sono da tempo sotto i rilfettori dei media: Antonio D’Alì, senatore e presidente della Provincia, Giovanni Finazzo, prefetto e, appunto, Giuseppe Gualtieri. Protagonisti di una storia che si intreccia e, talvolta, nasconde meandri oscuri.

 

 Che il territorio trapanese sia d’interesse lo dimostra anche il recente passaggio della Carovana antimafia sul suo suolo, da Trapani a Castelvetrano, a Campobello di Mazara. Accanto agli uomini dello Stato operano, nel trapanese, associazioni, gruppi organzzati e semplici cittadini, che si battono per far trionfare la legalità. Tra questi, certamente, c’è l’associazione Libera e il suo presidente Peppe Gandolfo. Di ritorno dagli Stati generali dell’Antimafia, tenutisi a Roma a novembre, Gandolfo e i suoi collaboratori hanno voluto incontrare i cittadini di Marsala, per spiegare loro l’importanza della manifestazione romana e per preparare l’arrivo della Carovana. E, proprio in quella serata, servita anche a raccogliere fondi tramite la “Cena della legalità”, s’è avuta contezza della difficoltà incontrate dall’Antimafia a Trapani e in provincia. Sono state proferite, infatti, parole di sdegno e rabbia contro quanti ostacolano i lavori dell’antimafia trapanese con attentati, intimidazioni e collusioni: un grido di dolore proprio in una cittadina colpita, di recente, da pensanti inchieste della magistratura (operazioni Peronospera I e II) che hanno scoperchiato gli intrighi tra la mafia e la politica locale. “Mi indigno contro i politici mafiosi – ha detto Gandolfo – ma anche contro lo Stato, che ritarda a riconoscere pene più pesanti contro quanti, rappresentando i cittadini, colludono con le cosche”.

Si sono sentite anche parole altisionati, ma fortemente retoriche, pronunciate dell’assessore Fici del comune di Marsala, autore di un saluto alle autorità presenti che sapeva di puro esercizio di stile. “Non parole né passerelle ma fatti” ha risposto Peppe Gandolfo a tali frasi, non nascondendo un tono di vibrante polemica e contestazione. “Grazie per la collaborazione” ha proseguito Gandolfo, rivolgendosi all’esponente dell’amminitrazione comunale colpevole, a suo dire, di osteggiare la preparazione di alcune attività di Libera nelle scuole marsalesi. Nemmeno le scusanti addotte dall’assessore hanno convinto la platea, tutta dalla parte di volontari di Libera e visibilmente disturbata dall’ipocrisia dimostrata dell’assessore.

La serata ha avuto, poi, un ospite d’eccellenza. La signora Sodano, moglie dell’ex prefetto di Trapani Fulvio Sodano, oggi simbolo della Carovana antimafia e della lotta a Cosa nostra, trasferito, anni fa, dalla prefettura trapanese, tra il silenzio dello Stato e l’indifferenza di molti. “Sodano è un servitore libero dello Stato, che oggi paga, anche con la sua salute, il coraggio dimostrato sul campo” ha detto la moglie. La vicenda dell’ex rappresentante dello Stato è stata riportata alla luce dagli inviati di Anno zero, il programma di Michele Santoro, venuti nel capolugo di provincia alcuni mesi fa. Fermo sostenitore della causa pubblica, Sodano si batteva per assicurare alla comunità tanti beni confiscati alle cosche. Ha ottenuto, però, un solo risultato: il trasferimento in altra sede. Protagonista dell’episodio sarebbe stato, secondo quanto esposto nel corso del programma della Rai, l’attuale presidente D’Alì, allora sottosegretario all’Interno. “Mio marito – ha concluso la signora Sodano – s’è sentito solo, soprattutto durante la malattia. E questo pensiero lo ha distrutto. Non ha codiviso certi silenzi imbarazzanti”.

Si chiude, così, il cerchio trapanese: oggi, c’è un prefetto che contesta pubblicamente la trasmissione di Santoro e un presidente della Provincia che si rifiuta di chiarire alle telecamenre e alla gente quanto gli viene addebbitato. Non resta che sperare nell’operato degli uomini di Gualtieri, tenendo sempre ben presente in mente l’auspicio espresso, ultimamente, dal Prefetto Fulvio Sodano: “Speriamo che cambi”.

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