MICCICHE’ NON CONVINCE …
Ingerenza è una brutta parola; indica un’inopportuna intromissione negli affari che in fin dei conti non competono al fine di imporre il proprio pensiero, ritenuto equanime. La cosa si aggrava quando le proprie idee si associano alla conformità religiosa alla quale bisogna attenersi. E se è la Chiesa a cercare di imporsi, avvalendosi per di più di citazioni bibliche che confermano i propri ideali, è ancora peggio.
Ormai i più alti prelati sembrano sentirsi chiamati a svolgere un’attività sociale, politica e istituzionale che dovrebbe essere un’eccezione, non certo una regola. Sembra invece essere diventata una prassi comune, quando fa comodo, il propagandare astensioni dal voto (boicottaggi di uno strumento democratico), ed il no a gran parte delle iniziative politiche (PACS, testamento biologico, eutanasia, ricerca sulle cellule staminali embrionali, pillola abortiva).
Recentemente il Vaticano ha ultimato la stesura di un manuale per i deputati cattolici del Parlamento italiano, allo scopo di indicare ai politici quali provvedimenti legislativi sono eticamente accettabili e quali, invece, no. Il monsignor vescovo di Trapani Francesco Miccichè ha inviato una lettera “Ai politici che servono le undici comunità della Diocesi di Trapani” nel tentativo di dire la sua “sull’agire politico”, il quale dovrebbe essere “un pensiero limpido, non inquinato da interessi particolaristici, da logiche di casta”, propugnando “la cultura della legalità, della giustizia, della solidarietà […] umile contributo di pensiero dato alla politica […] perché si inneschi un percorso di rinascita della politica come servizio alla causa del bene comune”.
Il reale messaggio del vescovo è però menzionato un po’ più in basso, celato dalle belle parole, in tutta oggettività, che lo precedono. Il documento riporta in fatti “l’ideale che ci proponiamo è quello di essere tutti politici”. Con questa frase chiaramente il Nostro illustre Vescovo intende spianare la strada alla possibilità di mettere bocca in futuro su questioni di ordine meramente politico, non spirituale.
Se Monsignor Miccichè si fosse limitato a dire che l’attuale modus operandi della politica non è proprio valido avrebbe sicuramente detto una verità oggettiva. Sgomberiamo però il campo da un possibile fraintendimento: nessuno chiede a Monsignor Miccichè di non dichiarare la propria posizione, sia come cittadino che come vescovo; chiunque ha facoltà di esprimere la propria opinione dacchè, fortunatamente, l’Italia è un paese libero.
Ma sono le sue parole che non mi convincono, quel tentativo di celare la volontà di intrufolarsi, avvalendosi di luoghi comuni quali la non ridente immagine della Sicilia e la corruzione politica. Nessuna novità. Il papa dice: “la Chiesa come tale non fa politica, rispettiamo la laicità dello Stato”, ma i suoi servitori (cardinale Ruini?) non sembrano sulla stessa lunghezza d’onda.
Riterrei opportuna una maggiore discrezionalità da parte della Chiesa italiana, che si pronunci quando non è d’accordo, ma non imponga le proprie posizioni come giuste ed imprescindibili dall’essere cristiani. Nessuno ha intenzione di “ricacciare nelle sacrestie” il clero, ma che non si dica che l’ingerenza della Chiesa non esiste o è un problema fittizio.
Quanto alla citazione biblica, è vero che San Giacomo Apostolo sostiene che non si può ottenere la salvezza senza fede ed opere. Ma in cosa consistono per il Monsignore le opere?