LE RANFE SULLA CITTA’

L’ubriacatura collettiva legata alla Coppa America e al suo circo mediatico sta raggiungendo il suo apice. Sembra che non ci sia niente di più importante delle regate, del loro tamtam pubblicitario e dell’arruolamento cittadino al quale tutti i trapanesi sono chiamati. Nonostante questo delirio pilotato abilmente da chi tiene in pugno Trapani, noi preferiamo sottrarci ai fumi della sbornia e vogliamo ragionare con la nostra testa: è secondo noi il modo migliore per ricordare la figura di Mauro Rostagno, morto ammazzato diciassette anni fa proprio in questa città.

Se Mauro fosse vivo non gli sarebbero sfuggite un sacco di cose. E non sfuggono neanche a noi.

Siamo perfettamente consapevoli delle manovre messe in atto negli ultimi anni dai potentati politici ed economici per accaparrarsi il patrimonio edilizio della città di Trapani e del suo centro storico.

Una strategia finalizzata a ridefinire il senso della città, per fare di essa il salottino buono ad uso e consumo delle élites.

La dove un tempo c’era il popolo sorgono oggi alberghi di lusso, locali alla moda e tutti i non-luoghi dell’aggregazione dei benestanti. Una Trapani artificiale a misura di turista: questo è il progetto che i padroni della città hanno in mente e stanno attuando.

Non ci sfugge neanche il senso ultimo di queste regate di vela.

Ben inteso, noi non ce l’abbiamo con la vela, ma ci riesce difficile prendere in simpatia una gara tra miliardari che pilotano imbarcazioni che valgono milioni di euro.

E’ uno schiaffo alla miseria difficile da digerire, soprattutto se il campo di regata è quello stesso mare che è ormai un cimitero di acqua solcato un giorno sì e l’altro pure da un’umanità disperata fatta di immigrati che cercano nel nostro paese un futuro migliore ed ai quali lo Stato sbatte vergognosamente la porta in faccia.

E’ inutile blaterare di apertura del Mediterraneo e di Trapani come città cosmopolita, testa di ponte tra Europa e Nord Africa quando nella nostra città ci sono ben due campi di internamento per immigrati: il CPT “Vulpitta” ed il Centro d’identificazione di Salinagrande.

Non ci sfugge neanche il modo in cui verranno inaugurate queste regate: una grande abbuffata nel centro storico di Trapani, riservata esclusivamente a pochi selezionatissimi invitati che – con il centro super blindato – banchetteranno amabilmente in Corso Vittorio Emanuele ed in via Torrearsa: lo spazio pubblico ridotto grottescamente a luogo privato. Le strade che sono di tutti diventano all’improvviso la sala da pranzo di pochi. Ed il pranzo, come tutto il resto, che piaccia o no, lo offrono i contribuenti, cioè tutti noi.

E non ci sfugge neanche l’autoritarismo con il quale sono stati trattati tutti quelli che, a buon diritto, hanno posto questioni di forma e di merito sulla gestione dei cantieri del porto. La tutela dell’ambiente non è un capriccio ma una necessità, e per fortuna il tentativo di riempire di melma e cemento le saline di Trapani è stato sventato. Almeno per il momento.

Troppi conti non contano in questa città narcotizzata dai poteri forti. La perenne emergenza idrica, la disoccupazione devastante, il malessere sociale che si respira quotidianamente nelle periferie (Fontanelle Sud, Cappuccinelli, San Giuliano) abbandonate a loro stesse, la mancanza del pluralismo nell’informazione e quindi di una dialettica democratica degna di questo nome sono tutti sintomi di una condizione estremamente grave.

Si dice in giro che è il momento di sognare. Può darsi, ma per il momento vogliamo tenere gli occhi aperti perché la realtà delle cose è molto dura e complessa di quanto vogliono farci credere.

Democrazia, pluralismo, reti di solidarietà, spazi di aggregazione per i giovani, acqua, servizi, lavoro, libertà di circolazione per tutti: di questo ha bisogno Trapani, così come qualunque posto nel mondo.

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