Antonio Ingroia indagato. L’analisi del blogger Natale Salvo.

Natale Salvo premia Ingroia e Vanadia

Natale Salvo premia Ingroia e Vanadia

Antonio Ingroia è indagato. Ha destato particolare scalpore questa notizia diffusa ieri dai mass media, regionali e nazionali.

La notizia di per se a me non ha scandalizzato. In Italia vige l’obbligo dell’azione penale da parte della Magistratura. Tale obbligo è inserito direttamente nella nostra Costituzione, all’art. 112. Quindi, in sostanza, basta che ad un Tizio viene in testa di presentare un “esposto” alla Procura che il Caio che ne è oggetto diventa un “indagato”. Quindi, chiunque di noi può essere un “indagato” senza che per questo debba esistere “automaticamente” un reato.

La Stampa di Regime si ricorda in Ingroia solo nel male

Antonio Ingroia, ovviamente, messo alle “strette” dalle “accuse” rivoltegli da “Il Giornale”avrebbe fatto il furbo», «Una brutta macchia per un paladino della legalità»), e fra i primi sostenute da “Repubblica” tre anni di spese irregolari»), ecc. giornali di cui sappiamo bene l’area politica di riferimento, ha provato a spiegare i tecnicismi che stanno dietro le indagini che lo coinvolgono.

«La contestazione nei miei confronti si basa su una legge del 2006 abrogata nel 2008 dalla legge n. 133 (art. 61, comma 12)», ha esordito Ingroia in riferimento al proprio contestato “premio di produttività”.

«La legge prevede, in caso di nomina di professionisti residenti fuori sede, il rimborso delle spese di viaggio, ossia trasporto, vitto e alloggio, così confermato da più pronunce della Corte dei Conti», invece, a spiegazione delle spese di trasferta fra Roma, luogo di residenza, e Palermo, luogo di lavoro.

Il caso utile a chiudere una stagione di sprechi della Regione

«Sicilia e-Servizi spendeva tra i 30 e i 50 milioni di euro l’anno prima del mio arrivo, mentre oggi il budget è di 5,5 milioni di euro. In ogni caso ho fornito tutti i chiarimenti alla procura sulle leggi abrogate e sul fatto che ho sempre agito nel rispetto delle leggi, dello statuto di Sicilia e-Servizi e delle deliberazioni dell’assemblea dei soci», aggiunge a precisazione, chiaramente disturbato dal clamore suscitato dai giornali, l’avvocato Antonio Ingroia.

Poi, ovviamente, si può legittimamente disquisire tutti, anche io, sull’eticità di certi compensi dei dirigenti pubblici; sullo spreco rappresentato dal creare, la Regione, una società “privata” la “Sicilia e-Servizi” per gestire un settore cui potrebbe ben destinare il proprio già ingente e ben pagato personale.

Ma trattiamo di “colpe” non certo di Antonio Ingroia ma di un “Sistema” che va certamente contestato e cambiato in sede legislativa.

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