BREVI ENNI DI STORIA SICILIANA

"Cca la liggi é la mè" (n.1): così Don Cola Fontana, ‘ntiso "cugghiuna di roccia" (n.2), si piantò, alto e possente, dinanzi ai duemila contadini affollati nella piana a venti passi da lui.

Erano partiti alle cinque del mattino da Montebellusa con muli, zappe e bandiere, rosse come i fazzoletti che molti portavano al collo. Si erano dati appuntamento nella piazza davanti la Matrice dove li aspettava, assieme ad altri compagni del sindacato, del partito proletario e del partito riformista, un giovane laureato in filosofia, Nunzio Cammarata, segretario della Federcontadini. Anche Padre Frisco, il Parroco della Matrice, era uscito dalla canonica e, in silenzio, con le due dita gli aveva fatto il segno della croce e della benedizione.

Erano partiti per occupare le terre del feudo di Pontevecchio, della baronessina donna Giulia Stefanini Gonzales, salme e salme di terra buona ma abbandonata. La baronessina se ne stava a Palermo, nel suo palazzo a Piazza dei Santi, dove ogni tanto la raggiungeva Don Cola Fontana: oltre che il suo campiere, era anche uno dei suoi amanti.

Volevano lo scorporo del latifondo, la formazione di lotti di dimensioni produttive, lo zolfo e le sementi per coltivarli, l’assegnazione in affitto trentennale a conduzione diretta o a Cooperative. L’acqua con la diga e l’energia elettrica.

Era la legge.

Ma non era la "liggi" di Don Cola Fontana, capomafia riconosciuto in tutta la zona.

Nunzio Cammarata capì. I duemila contadini che aveva organizzato erano arrivati sin li senza avere letto i classici della "questione meridionale", non avevano appresso i ritratti di Stalin; lo avevano seguito per i loro interessi di proletari senza terra. Avevano bisogno di terra, ma anche di un capo che gliela facesse conquistare.

Capo contro capo. Nunzio contro Don Cola.

Don Cola aveva lanciato la sfida: "cca la liggi é la mè!".

Un silenzio nitido come una lastra di cristallo separò Don Cola, ed il Maresciallo che gli stava accanto, dalla marea dei contadini. Cinque metri di ghiaccio si ispessirono congelati, come le vene dei proletari, fra Don Cola Fontana e Nunzio Cammarata.

In quel silenzio ed in quei cinque metri si decise la partita fra la "liggi" di Don Cola e la Legge sullo scorporo.

O Nunzio raccoglieva la sfida o i contadini avrebbero perso.

"Cola, ti fai forti pì manetti di sbirri chi t’aiutano. Senza li sbirri, la tò liggi vali quantu un piritu. ‘A terra ni la pigghiamu, pò starini sicuru!" (n 3)

Il cristallo andò in mille pezzi sotto lo schianto dei battimani e degli "evviva" che accompagnarono le parole di Nunzio Cammarata.

Don Cola non fece piega, ma le sue viscere s’avvelenirono; s’addolcirono quelle dei contadini: Nunzio l’aveva colpito nei due punti fondamentali del suo prestigio: l’aiuto che il capomafia chiedeva alle manette dello "sbirro"; "cugghiuna di roccia" sapeva parlare solo con il culo.

Da lì iniziò il lungo viaggio della "questione meridionale".

** 2 Giugno 1946: nel paese di Nunzio (per la repubblica) e di Don Cola (per la monarchia), a Montebellusa vinse la Repubblica con il 63%

** 3 Aprile 1947: il feudo della baronessina Stefanini Gonzales viene scorporato, duemila salme vengono assegnate a coltivatori diretti ed alla Cooperativa "Rinascita della Sicilia". Donna Giulia incassa ottocentottantaseimilioni e duecentomila lire.

** 9 Settembre 1947: dopo una riunione con i contadini ed alcuni compagni agronomi, conclusasi a sera tarda, scompare Nunzio Cammarata. Il suo corpo non verrà mai ritrovato. La voce popolare, il sindacato ed i partiti della sinistra indicano nella vendetta lunga di Don Cola il mandante del delitto.

** 2 Marzo 1948: il Giudice Istruttore, Sua Eccellenza Calogero Seidenari, archivia il procedimento: non c’è la prova della morte. Forse Nunzio Cammarata emigrò clandestinamente. Il Supremo Consesso confermò.

** 24 Dicembre 1948: come ogni anno, Sua Eccellenza il Giudice Seidenari e la gentile consorte vengono invitati al cenone di Natale nella sontuosa casa della baronessina Giulia Stefanini Gonzales. A mezzanotte assistono alla Messa celebrata in Cattedrale dall’Arcivescovo Mantovani. Prendono la comunione.

** Giugno 1951: diversi coltivatori diretti, assegnatari o soci della Cooperativa, prendono il treno per la Germania, la Svizzera e per Torino.

** 22 Ottobre 1958: il figlio di Don Cola Fontana, Sebastiano, si iscrive alla Facoltà di Giurisprudenza di Palermo. Va a rendere omaggio alla baronessa Giulia e ne visita le lenzuola che "hanno l’odore del paradiso" (n.4)

** 9 Settembre 1964: il Dottor Sebastiano Fontana viene associato come docente nella nuova cattedra di istituzioni di diritto agrario comparato all’Università di Palermo. Frattanto era stato associato come legale della "Grande Banca Siciliana", del "Grande Gruppo esattoriale della Cassa dell’Isola" e come capo del gruppo di consulenti legali della "Grande Associazione petrolifera italosicula".

** 15 Gennaio 1968: un terremoto devasta Montebellusa. I giovani si dedicano a salvare vite, a scavare fra le macerie, chiedono l’esenzione dal servizio militare per dedicarsi alla ricostruzione. Don Cola Fontana è fra i manifestanti a chiedere i soldi per la ricostruzione. I soldi arrivano, molti giovani emigrano.

** Maggio 1968: Giovanni, il nipote di Nunzio Cammarata, figlio della sorella Maria, segue Mauro Rostagno ed occupa la Cattedrale con i senzatetto e l’Università contro i baroni.

** 12 Maggio 1974: a Montebellusa il "no" all’abrogazione del divorzio raggiunge il 68,3%

** 20 Giugno 1976: nel paese di Montebellusa il Partito proletario prende il 53% dei voti. La Sezione è intitolata a Nunzio Cammarata.

Alberto Villani, Bernardo Bresciani, Peppe Maltese e migliaia di altri emigrati scendono dalla Germania e dalla Svizzera per votare, con i treni "torno per votare, voto per tornare".

** Ottobre 1976: diversi emigrati restano a Montebellusa, acquistano con il mutuo quarantennale un bel pezzo di terra e mandano i loro figli a studiare da geometri e  da agronomi. La figlia di Alberto Villani, Rosa, si laurea in architettura e viene assunta dalla Cooperativa "Rinascita siciliana" che frattanto ha ampliato il numero dei soci e vende vino all’Unione Sovietica.

** Ottobre 1976: Gianfranco Battaglieri, vivace giornalista del quotidiano siciliano "Il momento", apre un’inchiesta sull’uccisione di Nunzio Cammarata. Raccoglie carte e testimonianze, si ferma quindici giorni a Montebellusa e indica la mafia, e perciò il suo capo, come mandante dell’assassinio del Segretario della Federcontadini.

La figlia di Sua Eccellenza Calogero Seidenari, nel frattempo dolorosamente passato a peggior vita, lo querela.

** 21 Gennaio 1977: il Consiglio Comunale di Palermo approva una variante al Piano regolatore: trecentoduemiladuecentoquindici metri quadrati di terreni della baronessa Giulia Stefanini Gonzales vengono riconvertiti ad edilizia ad alta intensità abitativa e commerciale. Viene demolito lo splendido liberty di "Villa Giulia", al suo posto svettano i venti piani del "Palacemento", sede degli uffici del Parlamento regionale.

"Villa Giulia" si può ora ammirare nelle fotografie dei libri francesi di storia dell’arte.

Il Sindaco, per fare le cose in regola, chiede un Parere al Professor Sebastiano Fontana, che conferma con una dotta ed innovativa relazione sull’articolo 922 commi terzo e quinto della legge urbanistica. Il Supremo Consesso, con un’importante Sentenza, accoglie il nuovo indirizzo.

** 2 Febbraio 1979; Gianfranco Battaglieri muore in autostrada, investito da un camion che si dà alla fuga. La querela presentatagli dalla Signora Seidenari, frattanto in Quattrini, viene archiviata "per morte del reo". 

** 13 Maggio 1981: a Montebellusa il "NO" all’abrogazione della legge sull’aborto raggiunge il 71,2%

** 1 Giugno 1984: "Il momento" cessa le pubblicazioni per i debiti.

** 11 Giugno 1984: muore a Padova Enrico Berlinguer.
 

Dopo non si sa cosa succede. Nel senso che ancora non l’ho capito.
 

** Novembre 1989: il Partito proletario si innamora di Clinton (Bill) e si mette a fare l’americano. Albert Sordi ne diventa il "Coordinatore Principale e Generale", Reny Carosone il "Portavoce aggiunto". Cambia nome e simbolo. Cambia anche l’inno: adotta "tu vuò ffa l’americano. uischi en soda e rrocchenroll". Cambia anche parole, quella più sentita è "occhei". Alla fine arriva "uì can". Alla fine, appunto.

** Marzo 1996: il Professor Sebastiano Fontana viene invitato dal capo del Nuovissimo Partito Italiano, il Commendatore Ottavio Ferrandoni, a candidarsi alla Camera. Il Professore se ne sente onorato e perciò diventa onorevole. Arriva terzo su sedici eletti nel collegio occidentale.

** 18 Giugno 1999: Il dottor Nicola Fontana, figlio dell’Onorevole Professor Sebastiano Fontana, e advisor di importanti società di import/expost e di financing project agricolture (co.ca.: corporation capital), sposa felicemente donna Adriana Stefanini Gonzales Ficarotta, figlia della baronessa Giulia frattanto sposata con Ficarotta appunto, e assistente  -Adriana, non Giulia- nella Divisione di chirurgia plastica dell’Università di Palermo. 

Don Cola Fontana non partecipa alle nozze. E’ molto ammalato. Si dice invece che non compaia in pubblico per timore di vendette della cosca rivale, rimasta all’urmu (n.5)

Regala ad Adriana uno splendido collier di diamanti; era appartenuto alla Principessa Francesca Peralta Almeyda, lontana discendente di un Grande di Spagna, alla quale lo aveva donato Ekaterina di tutte le Russie. Non si sa come fosse arrivato sino a Don Cola.

 

Note:

(1) "Qua la legge che si applica è quella che dico io"

(2) "Coglioni duri come la roccia"

(3) "Cola, sei forte perchè ti fai spalleggiare dagli sbirri con le manette. Senza gli sbirri, la tua voce vale quanto una scorreggia. La terra ce la prenderemo, puoi starne sicuro".

(4) Splendido esempio di eros in letteratura, saccheggiato da Tomasi di Lampedusa -Il Gattopardo-. Le lenzuola sono quelle di Angelica.

(5) Rimasta a mani vuote.

 

Avvertenza: la fantasticheria riguarda luoghi, situazioni, fatti e persone per ognuno dei quali si potrebbero fare un centinaio di esempi. Ogni riferimento a luoghi, situazioni, fatti e persone reali è dunque puramente casuale.

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