BUSCAINO DIVIDE

Mario Buscaino - ex sindaco di TrapaniTRAPANI – Il giorno dopo il blitz che ha portato all´arresto del leader di Nuova Sicilia Bartolo Pellegrino, i nuovi intrecci mafia e politica scuotono i palazzi del potere. Quello della Provincia dove il presidente Antonio D´Alì è accusato dell´ex prefetto Fulvio Sodano di averlo fatto trasferire. Secondo Sodano, il senatore di Forza Italia, ex sottosegretario agli Interni sarebbe intervenuto dopo che il prefetto aveva bloccato il tentativo dei boss di riappropriarsi della Calcestruzzi ericina, confiscata al capomafia Francesco Virga. Sulla vicenda c´è ora un´inchiesta. Per l´accusa di Sodano, già formulata alla trasmissione Anno zero, D´Alì sporse querela.

C´è poi il palazzo del Comune che rischia di perdere il candidato a sindaco del centrosinistra, Mario Buscaino, raggiunto da un avviso di garanzia per concorso in corruzione.

Gli inviti a farsi da parte sono già arrivati ma Buscaino prova a resistere, forte dell´appoggio del presidente della Margherita Nino Papania: «Non ritiro la candidatura se i partiti della coalizione continueranno a sostenermi con immutato slancio». Ds e Italia dei Valori frenano: «Sarebbe cosa saggia tenere conto del codice di autoregolamentazione approvato dalla Commissione antimafia per i candidati inquisiti», dice il segretario regionale dei Ds Tonino Russo che dà però carta bianca ai dirigenti della federazione di Trapani.

Più drastico Claudio Fava: «Il celebratissimo codice di autoregolamentazione proposto dall´antimafia per i candidati inquisiti rischia già di finire in archivio. Se a Trapani il mio partito e il centrosinistra insisteranno nel sostenere la candidatura a sindaco di Mario Buscaino saremo di fronte a un altro grottesco episodio di furbizia elettorale». L´invito a farsi da parte arriva anche da Fabio Giambrone, di Italia dei Valori, componente dell´Antimafia che invita Buscaino «a compiere un gesto che sicuramente sarebbe apprezzato da tutto l´elettorato».

Ieri mattina, così come aveva annunciato, Buscaino si è presentato nell´ufficio del sostituto procuratore Andrea Tarondo e ha chiesto di essere interrogato. «Ho chiarito abbondantemente la mia posizione – ha detto all'uscita – Al pm ho anche fornito un aiuto tecnico per meglio comprendere la dinamica dei fatti, spiegando di non essere né progettista, né direttore dei lavori di nessuno dei tre programmi di costruzione oggetto delle indagini. Sono fiducioso di poter ottenere presto la cancellazione dal registro degli indagati». Sostiene di non essere indagato, invece, Paolo Ruggirello, il deputato dell´Mpa, coinvolto con il cognato Vito Augugliaro, per una presunta corruzione.

Intanto, nel carcere dell´Ucciardone sono iniziati gli interrogatori degli arrestati nel blitz di mercoledi: il gip Antonella Consiglio e il pm Gaetano Paci hanno sentito gli imprenditori Vincenzo Mannina e Michele Martinez.

Oggi sarà la volta dell´ex direttore amministrativo dell´agenzia del Demanio Francesco Nasca e di Mario Sucamele. Per ultimo toccherà a Bartolo Pellegrino, agli arresti domiciliari nella sua casa nelle campagne di Paceco dove i poliziotti hanno trovato una lettera che l´ex assessore stava scrivendo al vescovo Francesco Miccichè sulla polemica sollevata qualche settimana fa dal presule sugli interessi che stavano dietro il piano regolatore di Trapani, proprio quello sul quale – secondo le accuse – Pellegrino avrebbe lucrato intascando tangenti di 50 milioni di lire per ogni appartamento realizzato in una speculazione edilizia su un´area a verde per la quale era riuscito ad ottenere la modifica della destinazione d´uso.

In difesa di Pellegrino arriva una lettera aperta del figlio Pino che parla di una «porcata costruita ad orologeria, alla vigilia di un avvenimento elettorale». «Quello che mi interessa oggi affermare – scrive il figlio di Pellegrino – è che mio padre nella sua vita avrà pure commesso moltissimi errori, ma non ha mai sperperato il denaro pubblico e tanto meno ha utilizzato il suo potere per arricchirsi illecitamente».

A fianco di Pellegrino anche Gianfranco Rotondi, segretario della Dc per le autonomie che aveva appena stretto un accordo elettorale con Nuova Sicilia: «Siamo ragazzi di campagna e non siamo abituati a sederci a un tavolo con una persona e abbandonarla se ha un momento di difficoltà».

(Repubblica, 6 aprile 2007).

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