L’ATTORE ERICINO MAZZARELLA DENUNCIA: SONO VITTIMA DI INGIUSTIZIA!

Marcello Mazzarella

Marcello Mazzarella

ERICE (TRAPANI) – Marcello Mazzarella, 47 anni, è un ericino purosangue. Ricordiamo la nostra comune infanzia nel quartiere di San Giuliano. Oggi Marcello vive a Parigi, è un attore conosciuto. Dall’ultimo ruolo in «Baaria», a quelli ricoperti in «Placido Rizzotto», «Una Siciliana ribelle» (la storia di Rita Atria), «Cefalonia», «Il tempo ritrovato» … Marcello non manca di tornare a Trapani, quando può, a trovare la sua terra, i vecchi amici, ma anche il fratello e la sorella. Purtroppo torna in Italia anche per cercare di chiudere dei "debiti" col passato. Passato che risale alla sua vecchia vita, quella di impiegato al comune di Milano, alla sua ex-moglie. Un passato che l’insegue e lo condanna. Una condanna che lui contesta. E per la quale da la sua storia. E’ la storia di un uomo ferito da una donna assetata solo di rimorsi ed invidia.

LA NOTIZIA SU REPUBBLICA. «L’attore Marcello Mazzarella è stato condannato a 10 mesi di reclusione: l’accusa nei suoi confronti è quella di violazione degli obblighi di assistenza familiare. Mazzarella non ha versato il mensile per il mantenimento dei due figli». La notizia è apparsa su Repubblica lo scorso 5 novembre. «Un articoletto, che un topo da tribunale, a caccia del suo boccone, ha scritto velocemente e che riassume la mia esistenza a un semplice “non ha pagato gli assegni ai figli”. Perché questo è falso e lo dimostrerò. Non ho dato tutto quello che dovevo, questo sì. Ma ho fatto quello che potevo, lavorando onestamente e spesso sostenendo pressioni immense e ingiuste». Questa la replica che Marcello Mazzarella ha lasciato al blog BSicilia.it

LA VERITA’ DI MARCELLO.
«Oggi mi viene contestato, soprattutto, di non aver pagato gli alimenti nel periodo che ero per strada. Mia moglie crede che io sia diventato un attore ricco in questi anni e vuole usare la mia fama per ottenere denaro. Ma io vivo tra sacrifici e stenti e grazie all’aiuto dei miei amici. Mia moglie continua, inoltre, a farmi apparire da sempre in cattiva luce agli occhi dei figli e continua la sua attività di esporre denunce contro di me. Forse perché sono riuscito a realizzare un sogno, mentre lei, mossa dall’invidia, è rimasta nel suo guscio grigio e anonimo di un paesino della padana! Mi ha ostacolato in tutti i modi, anche cercando di impedire un divorzio ottenuto su mia esclusiva richiesta. Vuole solo vendere cari i suoi figli. Queste accuse mi assillano e devo affrontarle a discapito del mio equilibrio economico e psicologico».

«Oggi ho 47 anni e non ho ancora nulla. Solo 45 film sul mio curriculum. Ho vissuto di gloria e di amore per quello che faccio. Tutto ciò nella speranza che il veleno inculcato ai miei figli potesse trasformarsi in bene. Desidero che i miei figli sappiano la verità e mi vedano per quello che sono. Io ci ho tentato, ma è difficile. Troppi anni sono passati sotto l’educazione di cattivi maestri che ora chiedono spudoratamente solo denaro».

ImageLA STORIA DI MARCELLO MAZZARELLA, ERICINO DOC. Gli «onori» della cronaca di questi giorni han di positivo che permettono di ricordare quest’uomo e la sua storia. Una storia che ha, nella propria umanità, la capacità di sprigionare immensi sentimenti.

PAPA’ PIERO. Marcello ci racconta la sua storia. «Mio padre, un pittore, nonché attore di una compagnia teatrale – “Chiddi ru casteddu ru Munti” – di Erice, il mio paese natale. Grazie a lui, ho cominciato a respirare l’aria del palcoscenico fin da bambino e sono sempre stato affascinato dalle sue tavole. Quando è scomparso, ho naturalmente provato un dolore immenso, perché non si trattava solo di mio padre, ma anche del mio migliore amico. Penso che l’aver deciso di diventare attore sia dipeso anche da questo. Volevo continuare per proseguire l’attività di mio padre».

LA DONNA DI VOGHERA.
«Un giorno, la mia ex se ne andò all’improvviso, portandosi via i figli! Un fulmine a ciel sereno. Un gesto che io stesso non credevo fosse definitivo. Una lite come succede in tutte le famiglie. Solo perché stavo giocando con i miei figli e avevo messo qualche oggetto fuori posto. Mi sono ritrovato con una brocca di acqua tirata a distanza ravvicinata. Se ne andarono a Voghera, dai genitori di lei. Non potevo crederci! I miei figli avevano 5 e 3 anni».

ImageIN TRENO FRA VOGHERA E MILANO.
«Vinsi un concorso al Comune di Milano e, pochi mesi dopo, mi trasferii lì. Dopo quattro anni di doppio lavoro, al Comune e a teatro, non ce la feci più. Mi sentivo senza via di uscita, in prigione. Pagavo tutti e non mi restava nulla per vivere una vita degna di un essere umano. Avevo il quinto dello stipendio bloccato e pagavo regolarmente gli alimenti. Volevo sperare che la vita fosse qualcosa di diverso. Le continue angherie della mia ex moglie e dei suoi genitori mi hanno reso quegli anni un inferno. Sopportavo sforzi economici insostenibili, conducevo una vita durissima e misera, con un doppio lavoro, una piccola stanzetta fatiscente. Affrontavo continui viaggi in treno (spesso non avevo neanche i soldi per fare il biglietto e viaggiavo chiuso nei cessi) tra Milano e Voghera, dove vivevano i miei figli. E quando arrivavo lì, il più delle volte, mi veniva impedito di assolvere al mio diritto di vedere i bambini. Soffrivo e non avevo grandi prospettive. Mi ero depresso enormemente e frequentavo uno psichiatra per trovare la forza di combattere e le motivazioni per vivere. Vissi parecchio tempo in malattia».

ImageROMA DA BARBONE.
«Un giorno presi la buona uscita e andai a Roma con un sogno e la voglia di riuscire a costruire un futuro migliore. Lì, in un albergo, mi rubarono il denaro che avevo da parte per ricostruirmi. Vissi per tre anni chiedendo la carità, vivevo alla Caritas, mangiavo a San Pietro, alla comunità di Sant’Egidio, con altri extracomunitari come me, perché io mi sentivo tale. Ma non volevo, per nessuna ragione, tornare a Erice: lo avrei fatto da perdente, senza aver realizzato il mio sogno e non potevo permettermelo. Nonostante tutto, qualcosa mi diceva di andare avanti. Non potevo più dare soldi ai miei figli. Vissi con i barboni e senza mai essere tentato dal male. Ero poverissimo. Facevo dei casting e, ogni tanto, facevo qualche comparsa e qualche piccolo ruolo nelle fiction e in qualche film. Gli avvocati che conobbi in quel periodo non mi consigliarono bene: avrei dovuto far presente le mie condizioni al tribunale affinché si variassero le condizioni della sentenza di separazione emessa dal Tribunale di Trapani. Mia madre, nel periodo in cui non avevo denaro, inviava i soldi della sua pensione di vedova ai nipoti. Mai un grazie, mai un gesto di amore per questa donna anziana».

IMPROVVISAMENTE IL SUCCESSO. «Poi Ruiz mi scelse per la mia somiglianza con Marcel Proust e mi portò in Francia. Per la prima volta, dopo tanti anni, avevo una casa e un letto vero! Fu un miracolo. A Cannes, nel 1999, mi trovai da protagonista sulla scena internazionale e lì cominciò la mia lunga e difficile risalita»...


FONTI:
– Repubblica, Milano
BSicilia
Siciliaonline

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