L’OBLIO SUI REDDITI

ImageTRAPANI – E’ passata quasi inosservata e senza commenti la notizia della presenza, nel “famigerato” D.L. 112 del 25 giugno 2008 del quarto governo Berlusconi, di un articolo, il 42, che, sostanzialmente, sopprime la “pubblicità” dei dati reddituali dei contribuenti italiani. Ricorderete il “caso” della scorsa primavera: la pubblicazione online, sul sito dell’Agenzia delle Entrate (vedi la “storia” come raccontata sul Corriere), dei redditi 2005 di tutti i contribuenti italiani. Il centro-destra parlò di “inutile violazione della privacy”, Beppe Grillo, sul proprio blog, sostenne che, addirittura, che “i rapimenti di persone saranno facilitati, il pizzo potrà essere proporzionato al reddito dichiarato”.

La realtà era un’altra: i dati erano pubblici grazie ad una legge, quasi dimenticata, di trentacinque anni prima: l’articolo 69 del D.P.R. 600/73. E, certo, poi che i malviventi non hanno mai consultato vecchi dati su internet per promuovere azioni illegali: piuttosto si fidano di una sorta di “patrimoniale”, il tenore di vita (ville, yacht, automobili d grossa cilindrata, titolarietà di grosse aziende)!

Si disse che comunque i dati erano legittimamente consultabili presso Comune ed agenzia delle entrate locali. Noi dimostrammo, su altratrapani, che questo era impossibile.

Ma dietro questi attacchi del centro-destra c’era dell’altro. A dimostrarlo l’immediatezza dell’intervento, pure sotto forma “urgente” del Decreto Legge, del Governo appena eletto per cancellare la norma. Dal 25 giugno 2008 i dati in questione non sono più liberi alla “consultazione da parte di chiunque” (come da vecchia norma), bensì “nei modi e con i limiti stabiliti” dalla legge 241/90 (ovvero “legittimo diretto interesse”) e, soprattutto la pubblicazione dei dati reddituali è punita con una “sanzione amministrativa del pagamento di una somma da cinquemila euro a trentamila euro. La somma può essere aumentata sino al triplo quando risulta inefficace in ragione delle condizioni economiche del contravventore”. Insomma è stato messo il lucchetto alla pubblicazione!

Il problema non è, o era, la “privacy” (per i contro, di solito gli evasori), e neanche la “lotta all’evasione fiscale” (per i pro), bensì una sorta di timore di una “rivoluzione sociale”. E’ naturale, corretto, giusto che qualcuno guadagni (dichiari) anche, a Trapani, ad esempio, 50 volte più di te? Di te che ti fai un “mazzo” tutto il giorno per portare il “pane” a casa, che sopporti l’insopportabile, per raggiungere quel reddito minimo per sopravvivere, per pagare le rate con le finanziarie?

Quale sarebbe stata, ad esempio, la reazione di un comune operaio o impiegato privato trapanese, quello da 1.000-1.200 euro al mese per intenderci, alla “notizia” che tale notaio concittadino guadagna anche 805.00 euro annui (lordi), ovvero oltre 67.000 euro al mese? Oppure la reazione al sapere che il tuo datore d lavoro, magari un commercialista che ti sfrutta facendoti fare il precario co.co.co, in attesa di un improbabile superamento degli esami di abilitazione alla professione, dichiara 225.000 euro annui, ovvero 18.750 al mese (cioè più di quanto tu guadagni all’anno)?

Ovvero, al contrario, quale sarebbe stata la reazione dello stesso impiegato “pandizzato” a sapere che il negoziante difronte casa tua, quello che lui ed il figlio camminano con due distinte mercedes, e che ha la villa a Favignana, guadagna (dichiara) all’anno meno di 10.000 euro annui, ovvero meno di te? O che tuo cognato, il babiere, "guadagna" solo 1.000 euro all’anno o che l’illustre psicologo del centro, quello dopo tu, settimanalmente, porti 70 euro a seduta, ne dichiara 13.000 all’anno!

O, ancora, sapere che il tuo medico di famiglia, quel "pezzente" che neanche mette una "infermiera" nello studio e fa fare, anche per questo, ore di attesa snervante per una "ricetta" è sopra la soglia dei 100.000 euro all’anno, 8.500 al mese?

Solo rabbia? Solo “senso d’impotenza”? O la reazione “sociale” sarebbe stata altra? Il governo Berlusconi ci ha messo subito su una “pezza”. E le risposte non le sapremo più.

Alcuni periodici nazionali e regionali, avevano, legalmente, iniziato a pubblicare tali redditi sui giornali “cartacei” (Qui si riporta un articolo di I Love Sicilia, coi i redditi dei siciliani più famosi, da Ciancio ad Ardizzone, editori-direttori de La Sicilia e del Giornale di Sicilia). Ora il decreto legge blocca irrimediabilmente la pubblicazione, con “ogni mezzo”.

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