MICCICHE’: MANI PULITE? UNA MANIERA DI AZZERARE UNA CLASSE POLITICA

Francesco MiccichèTRAPANI – Una brutta maniera di ricordare “Mani Pulite”, nel ventennale dell’arresto dell’esponente socialista Mario Chiesa, avvenuto a Milano il 17 febbraio 1992, quella messa in “scesa” dal vescovo di Trapani Francesco Miccichè.

Oltre che ad essere “padrone di casa” – svolgendosi la manifestazione all’interno della chiesa San Pietro – il vescovo era chiamato, lo scorso 3 febbraio, a presentare il libro autobiografico di Saverio Catania, ex-sindaco democristiano di Trapani.

Erasmo Garuccio, la mafia non esistePlatea delle grandi occasioni. Chiesa quasi stracolma. Nel pubblico, fra gli altri, notavamo gli ex-sindaco Erasmo Garuccio (quello famoso per la vignetta di Forattini e la frase “la mafia non esiste”) e Michele Megale, ed il Gotha della Destra trapanese, da Alberto Venza (ex-MSI e poi Alternativa Sociale ed oggi assessore nella giunta arcobaleno di Erice assieme a Sinistra & Libertà e PD), a Nicola Tardia (FLI), a Michele Rallo, a Totò La Pica (consigliere comunale del PDL a Trapani), anche gli UDC Peppe Poma e Fabio Bongiovanni e l’ex-sindaco di Erice La Porta.

In “Storie di un Sanpitraru” Saverio Catania, fra l’altro, ricorda il momento buio del suo arresto: «alle 6 del mattino, mentre ancora dormivo, squillò il campanello di casa: erano alcuni agenti della Polizia di Stato che mi consegnavano un dossier della Procura della Repubblica di Palermo e un decreto di custodia cautelare in carcere emesso dal GIP. Gli occhi mi si annebbiarono: ero rimasto attonito mentre gli agenti suggerivano a mia moglie di preparare alcuni miei indumenti perchè dovevano portarmi in carcere, all’Ucciardone di Palermo … Da lì venni trasferito alla Questura di Palermo e ripreso, ammanettato, dalle telecamere di tutte le televisioni italiane … dopo aver consegnato le mie impronte digitali … mi tolsero le fedi, l’orologio, i soldi che mi ero portato, la cinghia dei pantaloni, i lacci delle scarpe, … venivo accompagnato in una cella di isolamento …».

Una storia, poi, questa volta, a “lieto fine”, che giunge colla scarcerazione, dopo alcuni giorni, del Catania.

Una vicenda tuttavia marginale all’interno del libro di Saverio Catania, cui però, il vescovo Miccichè prende come momento topico della storia del politico democristiano trapanese e spunto per criticare, aspramente, le inchieste “Mani Pulite”, ovvero contro la corruzione nel mondo politico, e il “clima” giustizialista di quella “stagione”.

Saverio Catania, premiato«La vicenda amara di quegli anni che vanno sotto il nome di “mani pulite” – afferma il vescovo di Trapani – , ma che, non so, sotto sotto, quanta pulizia è stata fatta, piu’ di pulizia qualche volta si è trattato di azzerare una classe politica, un mondo della politica, che non era gradito ad alcuni del tempo».

«Un uomo che si è visto crocifiggere – riferendosi a Saverio Catania, prosegue il vescovo – , come tanti altri in Italia, una magra consolazione, una realtà che pesa sulla coscienza, non di pochi e non solo in questa città, ma in Italia, per il clima culturale che si era creato, per quel falso concetto della legalità, che poi abbiamo visto essere illegalità per certi versi, quel falso senso di giustizia che poi si è tramutato in ingiustizia». «Abbiamo bisogno di riscoprire il senso di queste parole, legalità, giustizia, bene comune».

Parole che non lasciano dubbi interpretativi e che lasciano, specie se pronunciate da un vescovo, scandalizzati. Ma in una città come Trapani c’è poco da stupirsi, e saranno in pochi – di certo – a restare allibiti, come noi. Il video dell’intervento di Miccichè è visionabile a questo link.

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