NUOVA SCISSIONE IN RIFONDAZIONE

sen. Franco Turigliatto

sen. Franco Turigliatto

Dentro Rifondazione comunista si è consumato l’ultimo atto di una nuova scissione. Dopo l’uscita di Marco Ferrando (2006) e la costituzione del movimento per il Partito Comunista dei Lavoratori, che si costituirà ufficialmente in Partito il prossimo 3 gennaio 2008, di Francesco Ricci (che il 3 gennaio 2007 ha costituito il Partito di Alternativa Comunista) ora anche il sen. Franco Turigliatto e Gigi Malabarba, insieme a circa 200 compagne e compagni della “Sinistra Critica” hanno ufficialmente riconsegnato la tessera di Rifondazione.

L’atto si è consumato al termine dei lavori del Comitato Politico Nazionale (CPN) di Rifondazione che si è svolto quest’oggi. Naturalmente, mentre scriviamo, nessun media ha diffuso l’informazione.

Leggendo quanto pubblicato sul sito ufficiale di Rifondazione, lo scorso 14 dicembre, l’ordine del giorno dei lavori prevedeva tre punti: la verifica di Governo, la costituzione del soggetto unitario della Sinistra (l’Arcobaleno), lo slittamento del Congresso nazionale.

«La sinistra arlecchino ha perso non solo il simbolo della falce e martello ma anche qualsiasi contatto con quel mondo delle fabbriche al quale pretende ancora di rivolgersi», aveva dichiarato Marco Ferrando, a La Stampa, lo scorso 10 dicembre.

Oggi è stato, invece, diffuso il comunicato della “Sinistra Critica”. Che è fortemente esplicito.

«... la rifondazione comunista … non esiste più, il patto originario che ci aveva tenuto insieme è stato spezzato e il Prc non solo ha alle spalle un’esperienza di governo fallimentare, che ne ha snaturato il senso e il ruolo, ma si appresta a una capriola politica in direzione di una nuova soggettività, l’Arcobaleno, che chiude un ciclo politico e manda a casa migliaia di militanti. Come se non bastasse, tutto questo viene realizzato con il sequestro del congresso agli iscritti e alle iscritte in modo tale che quando verrà restituita loro la parola le scelte principali saranno state già fatte. Noi non ci stiamo e pensiamo che sia venuto il momento di fare altro e di disporsi a una nuova progettualità». Così inizia il Comunicato che segna la nascita del nuovo Movimento comunista.

La delusione dei comunisti è forte: «Gli avvenimenti dell’ultimo anno del resto hanno confermato i peggiori timori che molti di noiavevano colto nelle decisioni del Congresso di Venezia. Si doveva “cambiare l’Italia” e questo obiettivo non è più nemmeno lontanamente ipotizzato».

Ma ecco i passi principali del documento diffuso dalla “Sinistra Critica”.

«La ‘relazione con i movimenti’ si è rovesciata nel loro abbandono (si pensi al voto su guerra e Dal Molin dopo soli quattro giorni dalla grande manifestazione del 17 febbraio)».

«Sul Welfare, Rifondazione si è spinta fino a promuovere una grande manifestazione il 20 ottobre che è stata vanificata dall’accettazione piena del provvedimento siglato da governo, Confindustria e sindacati. Sulla sicurezza, invece, si è abdicato persino al ruolo di “presidio democratico” accettando un provvedimento dalla logica aberrante e, soprattutto, restando in silenzio nei giorni in cui il paese era lasciato in pasto a una isteria xenofoba alimentata dallo stesso Partito Democratico».

«Ci siamo vincolati a un programma di governo fortemente sbilanciato sul versante del liberismo – si pensi al nodo dei parametri di Maastricht – nell’ossessione del pericolo delle destre e ora lo stesso Berlusconi viene indicato come l’architrave di una riforma necessaria, proponendo un inedito asse con lui e Veltroni che ha Prodi come vittima sacrificale. E tutto per ottenere una riforma elettorale in grado di realizzare la “cosa Arcobaleno” e di reimpostare il patto con il Pd. Un esempio inedito di cinismo politico e di spregiudicatezza tattica».

«Di fronte al bilancio fallimentare dell’azione di governo il presidente della Camera ha preferito distogliere l’attenzione chiamando in causa il “fallimento di Prodi”».

«In realtà siamo di fronte al fallimento di Rifondazione che coincide con il suo snaturamento. Quel partito anti-capitalista, di lotta, fuori dai poli, distante dal centro-destra e dal centrosinistra, oggi non esiste più. Non è un caso, dunque, che per non parlare del fallimento in atto si sposti l’attenzione su un nuovo progetto, “la Sinistra, l’Arcobaleno”. Quella in corso è sostanzialmente l’ipotesi di gettare il partito in un calderone di ‘sinistra istituzionale’ con forze che non intendono mettere in discussione né l’alleanza con il Pd né l’appoggio al governo Prodi, o che non hanno al centro delle loro preoccupazioni le condizioni di vita dei lavoratori».

«Ma soprattutto è un’ipotesi che chiude definitivamente con il progetto della “rifondazione” cioè con il tentativo di rinnovare e ridare senso all’opzione comunista. Non amiamo la discussione sui simboli né li consideriamo dei feticci. Ma non è un caso che ancora una volta sia proprio il simbolo della falce e martello la vittima sacrificale di questo rimescolamento delle carte a sinistra. Ancora una volta si verifica uno slittamento moderato e ancora una volta a essere rimossi sono gli unici simboli viventi della storia del movimento operaio».

«La nuova cosa Arcobaleno, dunque, si appresta a nascere dentro un orizzonte timidamente riformista, di stampo governativo e con un azzeramento di quel patrimonio non negoziabile rappresentato dal conflitto sociale e dalla costruzione dei movimenti che ha caratterizzato il Prc. Si appresta a nascere, cioè, affossando la rifondazione comunista. E fatto ancora più grave, questa scelta non viene sottoposta ad una verifica seria da parte dei e delle militanti, dentro il dibattito congressuale. Si sceglie invece la strada di una “consultazione'(parola equivoca viste le precedenti esperienze) che avverrà solo sul tema delle ‘condizioni per la continuazione della partecipazione al Governo’ e che espropria le compagne e i compagni che rappresentano l’ossatura del partito della possibilità vera di decidere: questa è la conseguenza del “colpo di mano” rappresentato dal rinvio del Congresso alla fine del prossimo anno, quando ormai scelte e decisioni saranno irrevocabili – e comporteranno la scomparsa del progetto di una rifondazione comunista».

«La situazione che si è venuta a determinare, quindi, ci fa dire che la nostra esperienza nel Prc è conclusa e che intendiamo avviare la costruzione di un nuovo progetto politico. Sinistra Critica, con forze certamente più modeste ma senza per questo rinunciare “all’utopia concreta” e allo slancio politico delle sue compagne e dei suoi compagni, propone di continuare a costruire una sinistra di classe, anti-capitalista, di opposizione, centrata sui movimenti e in grado di riappropriarsi dello spazio teorico e pratico di una moderna sinistra rivoluzionaria. Una sinistra all’opposizione, oggi, del governo Prodi. Una sinistra a sinistra dell’Arcobaleno».

«Ma nel momento in cui la compiamo, naturalmente non possiamo e non vogliamo dimentica la rottura che si è operata con l’espulsione del nostro compagno Franco Turigliatto, colpevole di essersi rifiutato di votare ciò che per anni il partito aveva contrastato. Quella scelta l’abbiamo fatta nostra a sua tempo e oggi la rivendichiamo».

«Vi comunichiamo dunque la fine della nostra presenza nel Prc. Ma è tempo di ricordare che in Italia sono sempre esistite due sinistre; una moderata e riformista e l’altra anti-capitalista e rivoluzionaria. Nel momento in cui il Partito democratico sceglie il centro, le due sinistre sono destinate a venire alla luce».

Fraternamente,

Matteo Bartolini, Sergio Bellavita, Salvatore Cannavò, Luigino Ciotti, Lidia Cirillo, Danilo Corradi, Christian Dal Grande, Flavia D’Angeli, Gianluigi Deiana, Nadia De Mond, Roberto Firenze, Aurelio Macciò, Elena Majorana, Gigi Malabarba, Felice Mometti, Cinzia Nachira, Chiara Siani, Nando Simeone, Franco Turigliatto

Roma 16 dicembre 2007

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