PORTO, TRA INDAGINI E CREDITI

Ing. Emilio Baroncini

Ing. Emilio Baroncini

TRAPANI – Solo il quotidiano «La Sicilia», un media poco letto in Città, nell’edizione del 13 aprile scorso, dedica – a firma di Rino Giacalone – spazio, e pure ampio, alla conclusione delle indagini per i lavori di Ronciglio del 2005 (ex-preliminari di Coppa America di vela). Per la Procura – riferisce Giacalone – dieci persone, i nomi piu conosciuti l’ex-presidente dell’Autorità Portuale ing. Emilio Baroncini, il biologo Marco Romano, Davide Durante presidente di Confidustria, avrebbero – a vario titolo – commesso dei reati. Ma su TrapaniOk e Telesud, i due media locali piu’ seguiti manco un rigo, … naturalmente.

Sfortunato proprio il sindaco di Trapani, Girolamo Fazio, nel scegliere i propri uomini di «fiducia».

Baroncini, è infatti nominato presidente dell’Autorità Portuale dal competente Ministero, su segnalazione, anche, del sindaco di Trapani Girolamo Fazio («Il Comune ha fatto il suo nome per la presidenza dell’Autorità Portuale … una decisione fondata sulla fiducia e sulla stima», TrapaniOk del 24 dicembre 2005), come uomo di fiducia di Fazio era l’ing. Filippo Messina, quest’ultimo arrestato per problemi di appalti manovrati («riponendo in lui – come ho già affermato – fiducia», scrive Fazio sul proprio sito internet il 22 ottobre 2004).

Baroncini è accusato di frode in pubbliche forniture (a proposito dello smaltimento dei rifiuti prodotti dal cantiere Ronciglio), costruzione abusiva (senza concessione e senza valutazione di impatto ambientale) degli approdi del Ronciglio e delle dighe foranee.

Altro indagato, dicevamo, è Marco Romano, biologo, titolare di un laboratorio di analisi: ma l’assessore della giunta Trachida di Erice è lui o un omonimo? perchè se fosse lui Tranchida lo dovrebbe cacciare via per non infangare un’Amministrazione legalitaria come la sua …. che intitola Centri sociali o campi sportivi a chi lottava contro la delinquenza (Peppino Impastato, Falcone e Borsellino …) e poi … avrebbe gli indagati in «casa» …

Ma speriamo che sia solo un omonimo …

Tutta la stampa, ovvio, invece, dedica ampio spazio al «decreto interpretativo» che ha approvato il Consiglio dei Ministri. La notizia è riportata pure da «La Sicilia» del 17 aprile. Chiaramente loro no lo chiamano «decreto interpretativo».

Sino ad oggi, com’è noto, per essere un porto sede di Autorità Portuale bisognava che la cosa fosse giustificata da una certa quantità di «traffico portuale» non foss’altro che la stessa Autorità (Presidente, Consiglio d’Amministrazione, Consulenti esterni, impiegati, uffici, utenze, spese di viaggi di aggiornamento ecc ecc) andrebbe a gravare sulla, piu o meno scarsa, attività portuale – tramite tasse -. Quindi per non avere piu oneri (tasse sui pochi imprenditori e sulle scarse attività) che onori (vantaggia da una gestione «manageriale» del porto invece che assegnata, come ora, ai militari della Capitaneria – come se fosse stabilito aprioristicamente che i militari siano degli incapaci) c’è bisogno di «traffico».

sen. Antonio D'Alì

sen. Antonio D’Alì

Ma ora, grazie al provvedimento «frutto di un emendamento proposto dal senatore D’Alì nel disegno di legge di riforma in materia portuale adato all’esame dell’esecutivo», spiega deferentemente La Sicilia, «la indivduazione dei porti sede di autorità viene fatta a monte», a prescindere direbbe Totò! Infatti «si chiude un ciclo che aveva portato, in applicazione della precedente norma, alla soppressione dell’Autorità portuale» esulta La Sicilia.

Insomma se una cosa è illegale per una norma che si fa? Ci si adegua? All’estero, forse, In Italia no: si cambia la norma. Così per le elezioni (vedi Decreto salva-liste), così per le sedi di autorità portuale.

A prescindere, diciamo invece noi, dai «ricchi premi e cotillons» che promette il nuovo «decreto interpretativo» la verità è
– e lo scrive ma non sottolinea adeguatamente pure La Sicilia – «Il DDL dispone … la semplificazione e razionalizzazione dei piani regolatori dei porti, delle concessioni ai privati e di dragaggio dei porti». Non vorremmo che «semplificazione» voglia dire che i PRG del porto passino sopra la testa dela città senza un preventivo assenso degli organi «democratici» cittadini (vedi Consiglio comunale), senza la dovuta pubblicità e partecipazione dei cittadini, senza controllo e trasparenza nella concessione degli spazi pubblici (che finirebbero agli «amici» per «quattro soldi»), che i «dragaggi» avvenissero senza rispeto per la salute dei citadini e la tutela massima di un ambiente che dopotutto (leggi Saline, ZPS, SIC …) sono la riccheza, forse l’unica, della Città.

Speriamo che le nostre paure siano senza fondamento
e che, magari, il senatore D’Alì ci faccia onore di far pervenire alla stampa non solo i propri stringati comunicati stampa ma anche i testi integrali degli atti presentati al fin di poter noi, senza la sua mediazione, valutare la positività o meno della sua azione.

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