Rfs: La libertà d’espressione in Italia? Censurata dalle querele

Trapani, 14 febbraio 2015 – «La situazione dei giornalisti è peggiorata drammaticamente in Italia nel 2014, con una grande ondata di attacchi alle loro proprietà, in particolare le automobili. Un totale di 43 casi di aggressione fisica e 7 casi di attacchi incendiari sulle case e automobili sono stati segnalati nel corso dei primi 10 mesi del 2014. Il costume di querele per diffamazione ingiustificate è anche aumentato, da 84 a 2013-129 nei primi 10 mesi del 2014. Gli eletti pubblici sono i presentatori della maggior parte di queste cause, che costituiscono una forma di censura».

Con questo giudizio, l’organizzazione internazionele “Reporter senza frontiere” boccia, anche per il 2014, l’Italia per la libertà di espressione e la piazza al 73esimo posto nella classifica mondiale, tra la Moldavia e il Nicaragua, perdendo ben 24 posizioni dall’anno precedente.

Nel commentare la classifica appena diffusa, Beppe Giulietti, portavoce di “Articolo 21”, su il “Fatto Quotidiano” denuncia: «L’uso delle cosiddettequerele temerariediventate ormai uno strumento di intimidazione quotidiana e preventiva. Chiunque voglia ostacolare un’inchiesta “pericolosa” preannuncia una richiesta di danni penali e civili, accompagnata dalla minaccia di risarcimenti milionari con l’obiettivo di indurre alla censura o alla autocensura».

A processo finito, poi, spiega ancora Giulietti: «Chi continuerà ad usarle come una clava, in caso di archiviazione o di sconfitta, continuerà a non pagare nulla per aver “molestato” l’articolo 21 della Costituzione ed aver ostacolato  il diritto dei cittadini ad essere informati».

censura

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Purtroppo, e sarebbe da aggiungere “naturalmente”, dato che sono proprio “gli eletti” gli autori di queste “censure” a suon di minacce e querele, Giulietti conclude come «Nonostante la pressante richiesta di tanti cronisti non è stata prevista alcuna norma per contrastare o almeno contenere il fenomeno delle cosiddette “querele temerarie”, anzi al Senato sono stati respinti gli specifici emendamenti presentati da Felice Casson».

Secondo l’osservatorio “Ossigeno”, fra le regioni italiane, dove è più pericoloso fare informazione, la Sicilia, con 162 giornalisti minacciati, si piazza in quarta posizione, dopo Campania (262 casi), Lazio (257 casi) e Lombardia (230 casi).

Per “Ossigeno”, purtroppo, di queste problematiche «I giornali non ne parlano, la politica non se ne occupa, ma i cittadini sono defraudati di molte notizie importanti e il nostro piccolo osservatorio segnala più di un grave episodio al giorno».

Di seguito lo studio dell’Osservatorio “Ossigeno”:

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Si tratta di un evidente problema di rischio per la Democrazia, e non certo di un rischio “professionale”: «Fino a quando si potrà continuare a fingere di non vedere questa malattia che si espande?», si domanda ancora, in conclusione, Alberto Spampinato direttore de l’Osservatorio “Ossigeno” sul proprio sito web.

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