Simulata battaglia nei cieli di Trapani: E il turismo che fine fa?

Trapani, 27 marzo 2015 – L’aeroporto di Trapani-Birgi è stato centro di un incidente domenica pomeriggio scorsa.

L’episodio è stato trattato con enorme superficialità da quei pochi media, i soliti maistream, che lo hanno riportato: un piccolo drone, un aereo telecomandato militare, ha avuto un problema mentre era sulla verticale della pista interessata dal traffico civile. Il problema ha causato la chiusura al traffico dell’intero aeroporto civile per poco più di due ore, dalle 13 alle 15:30. I voli in partenza hanno subito ritardi; quelli in arrivo sono stati dirottati su Palermo-Punta Raisi, da dove, con minibus messi a disposizione sono stati trasportati a Trapani. I passeggeri provenienti da Pisa, e che dovevano atterrare a Birgi alle 13:25, sono giunti, col bus, a Birgi fra le 17 e le 17:30; con quattro ore di ritardo.

Ma maggior parte dei media, han preferito neanche citare l’episodio.

L’incidente, invece, è di grande rilevanza. E per due ordini di motivi.

CATTIVA GESTIONE PICCOLA EMERGENZA

In primo luogo ha rappresentato la scarsa funzionalità, in termini di capacità di affrontare anche una mini emergenza, da parte di Ryanair, Airgest e Gesap, queste ultime due le società di gestione dei servizi aeroportuali di Trapani e Palermo.

I passeggeri sono stati “trattenuti”, una volta atterrati a Palermo, dentro l’aeromobile dalle 13,50 circa sino alle 16 circa; oltre due ore, con un “clima” – rapporto hostess Ryanair/passeggeri – che si surriscaldava sempre più. Solo dopo due ore, dopo peraltro che Birgi aveva riaperto (alle 15:30), ovvero alle 16:00, Ryanair ha deciso di non ripartire per Trapani ma di trasferire i passeggeri via bus. L’Airgest ha impiegato oltre due ore a riaprire l’aeroporto, a verificare l’assenza di “rottami” sulla pista del volo militare. La stessa Airgest ha lasciato Ryanair in totale balia, non dando tempi dell’intervento. La Gesap, a sua volta, ha “abbandonato” i passeggeri sbarcati dal volo da Pisa, non dando una chiara, visibile, tempestiva assistenza.

L’AEROPORTO DI BIRGI SEMPRE PIU’ DA GUERRA

In secondo luogo l’incidente e la nuova chiusura di Birgi testimoniano la fragilità di un’economia, quella turistica cui ambisce Trapani, basata sull’utilizzo di un aeroporto condiviso con una base militare.

Drone MUOSCome spiega, sul proprio blog, il giornalista siciliano Antonio Mazzeo, uno dei più preparati in Italia sulla materia: «Nel 2014 da Birgi sono transitati 1.598.571 passeggeri: donne, uomini e bambini ignari che un manipolo di militari e costruttori di droni testavano i futuri strumenti di distruzione di massa mettendo seriamente a rischio le proprie vite», lamenta il giornalista.

«Da quasi due anniprecisa, poi, Antonio Mazzeol’aeroporto di Trapani Birgi è utilizzato da un’azienda privata straniera per testare nuovi velivoli senza pilota da esportare nei principali teatri di guerra internazionali. Decolli e atterraggi ad altissimo rischio per il traffico aereo passeggeri e spericolate evoluzioni sulle teste delle decine di migliaia di abitanti delle città di Trapani e Marsala e delle isole Egadi».

Andando ai fatti di domenica, ecco la verità che nessun giornale di regime trapanese vi ha detto: «L’ultimo ciclo dei test in Sicilia era stato annunciato ai piloti di aeromobili lo scorso 29 gennaio con il NOTAM B0443/15: “dal 15 febbraio al 15 aprile 2015, l’aerodromo potrebbe essere chiuso al traffico ogni giorno per 45 minuti previa autorizzazione e contatto radar durante l’esecuzione delle attività già preannunciate dal NOTAM W0191/15 (attività di velivoli senza pilota)”. Due mesi interi, dunque – comprensivi di feste pasquali – di pericoloso asservimento del traffico aereo civile per i profitti finanziari di una società, Piaggio Aerospace, il cui capitale azionario è in mano alla Mubadala Development Company, la società di investimenti strategici del governo degli Emirati Arabi Uniti».

Ora sapete. E che fate? Che fanno i vostri politici di riferimento?

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