Sotto Sopra, Luca Nivarra: Prima i Beni Collettivi!

Palermo, 22 marzo 2015 – L’Assemblea “Sotto Sopra” di Palermo non poteva dimenticare le battaglie civiche e civili sui “Beni Comuni”, battaglie che non possono non fare parte del DNA de “La Sicilia di Domani”.

Luca Nivarra, professore ordinario di Diritto Civile all’Università di Palermo, nel proprio intervento è stato terribilmente sintetico e sistematico. Ha accennato ai tre cardini delle battaglie sui “Beni ComunI”.

COMMISSIONE RODOTA’. La Commissione, voluta da Clemente Mastella e presieduta da Stefano Rodotà, ha presentato al Senato della Repubblica un disegno di legge delega, che non è mai arrivato alla discussione parlamentare, per dettare una più moderna normativa di riforma del Codice Civile.

Era prevista «una disciplina particolarmente garantistica di tali Beni Collettivi , idonea a rafforzarne la tutela, a garantirne in ogni caso la fruizione collettiva, da parte di tutti i consociati, compatibilmente con l’esigenza prioritaria della loro preservazione a vantaggio delle generazioni future. In particolare, la possibilità di loro concessione a privati era limitata».

Il testo del lavoro finale della commissione è reperibile sul Sito del Ministero della Giustizia.

REFERENDUM SERVIZI PUBBLICI LOCALI. Il 12 e 13 giugno 2011, oltre 26 milioni di italiani hanno votato ai due referendum sui Beni Comuni, e sui Servizi Idrici in particolare, promossi e sostenuti dall’associazione “Acqua Bene Comune”.

Col primo quesito, si era chiesta «l’abrogazione della norma che consente di affidare la gestione dei servizi pubblici locali di rilevanza economica a soggetti scelti a seguito di gara ad evidenza pubblica». Col secondo, invece, si chiedeva «l’abrogazione parziale della norma che stabilisce la determinazione della tariffa per l’erogazione dell’acqua, nella parte in cui prevede che tale importo includa anche la remunerazione del capitale investito dal gestore».

OCCUPAZIONI. Il simbolo è stato, di certo, l’ex colorificio della multinazionale J Colors di Pisa. «Per oltre cinque anni – ricorda il Sito internet Internati.Org – un’area di 14.000 mq dove per quasi un secolo centinaia di lavoratori hanno prestato la loro manodopera è stata lasciata in stato di abbandono e degrado a poca distanza dalla Piazza dei Miracoli di Pisa».

Quindi è parso naturale, ad un gruppo di attivisti, riorganizzati nel “Municipio dei Beni Comuni “, «riaprire l’area della fabbrica e renderla accessibile  alla città iniziando al suo interno numerose attività rispondenti a necessità e bisogni più volte emersi dal territorio e dalla popolazione presente». Non si è trattata di una occupazione abusiva di una proprietà privata, ma di una riappropriazione, da parte della collettività, di spazi da destinare, in forma autogestita, alla valorizzazione sociale.

Dopo un anno (2013), però, il Comune di Pisa ha disposto, con l’impiego delle forze dell’ordine, lo sgombero coatto e la fine dell’esperienza. Nel 2014, l’immobile e l’area risultavano, però, ancora abbandonati ed inutilizzati.

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