Teatro a Piazza Lucatelli? Una cattiva idea, lo dice Vito Corte

TRAPANI – Che ci sia l’intenzione di dare un teatro alla città (e il Tito Marrone?) è ormai chiaro. che come sede si sia individuato Palazzo Lucatelli è addirittura lampante considerndo che il sindac ha speso quello che ha speso per fer fer buttare giù un progetto/studio di fattibilità.
A chi? NOn certo ad architetti trapanesi… Abbiamo chiesto a Vito Corte cosa ne pensa…

Capiamoci: non è che vogliamo essere polemici per forza. E quindi riconosciamo pure che il titolo di questo articolo è “forzato”, ma ammettetelo un titolo “Balletto di riflessioni” suonava meglio? Allora solo alcune riflessioni desideriamo offrire sulla scelta, e sui metodi seguiti dal sindaco per ridare, pur meritevolmente, un teatro alla Città.

Una scelta di tale importanza, culturale, economica e di tale impatto colla viabilità urbana, che andava fatta – secondo noi – in maniera condivisa, coinvolgendo gli Ordini degli Architetti e quello degli Ingegneri, il Consiglio comunale, gli operatori economici. Invece il nostro sindaco prosegue nel suo assoluto disinteresse verso alcuna forma di dialogo con terze parti.

Vito Corte, presidente degli Architetti di Trapani, ha già bocciato, pure nel merito, l’iniziativa “Non condivido l’idea di fare il teatro a Piazza Lucatelli. Un moderno teatro necessita di tecnologie e spazi tali per cui l’esistente struttura del Palazzo, che è un edificio monumentale sottoposto a vincolo, può dirsi del tutto incompatibile. L’edificio ha invece una alta compatibilità con attività del tipo sociale-culturale-ricreativo-museale, quale polo per convegni, mostre, conferenze, infopoint, emeroteca, ludoteca, laboratori d’arti figurative e musicali. Un bel teatro a Trapani potrebbe realizzarsi ex novo a Piazza Vittorio, ovvero nell’area della Stazione, utilizzando il manufatto esistente come foyer ed uffici.”

“Mi viene di pensare alla recente storia infinita del Teatro Massimo di Palermo, che pure era già un teatro a differenza di Palazzo Lucatelli, e delle palate di soldi sprecati”, ha proseguito Corte.

La scelta di “sistemare” il Teatro nel centro storico, peraltro, creerebbe indubbi problemi di viabilità e posteggi, ma anche problemi di accessibilità ai TIR delle compagnie teatrali che dovrebbero scaricare scenografie ed impianti: che facciamo, li facciamo scaricare e caricare alla Marina e poi con il bus elettrico in zona pedonale trasferire il materiale?

Altro dubbio che ci assale è quello sulla vecchia destinazione d’uso dell’immobile di Palazzo Lucatelli, ovvero Ospedale. Un’ala di Palazzo Lucatelli, pertanto, deve (o doveva) mantenere la sua storica destinazione, che risale al 1455, ovvero struttura di primo e pronto soccorso con annessa sezione di ostetricia. Perché a Trapani si continua a voler calpestare la Storia?

Ma, ancora, non si comprende perché, per predisporre il progetto, si è dovuto “salire” sino a Roma per trovare una equipe di architetti idonea. In proposito è intervenuto l’ingegner Pietro Barbera, dell’Associazione “Per le Città che vogliamo” affermando polemicamente “sembra che, secondo il sindaco, solo fuori dalla Sicilia si trovino le menti per concepire il nuovo assetto di Trapani. Secondo lui i trapanesi non sono degni d’avere idee per la propria città… ai tecnici locali offrono solo le sanatorie per esercitarsi …”.

Resta poi il problema legale: il Sindaco potrebbe aver violato la legge regionale n. 7/2002 “Norme in materia di Opere Pubbliche”, di recepimento della legge nazionale n. 109/99, dove all’art. 11 si stabilisce “Per l’affidamento di incarichi il cui importo stimato sia compreso tra 100.000 e 200.000 euro, IVA esclusa, si procede con gare ad evidenza pubblica”.

L’incarico “fiduciario” al progettista Prof. Arch. Rocchi è vero è pari (al netto di IVA) a 99.655,48 euro … ma non sarebbe difficile “leggere” un possibile “frazionamento” dell’incarico della progettazione in più parti (progettazione a Rocchi, rilievi e diagnostica ai due suoi “assistenti” romani) per giugere ai complessivi 180.000 euro della parcella ed “aggirare” il limite di legge.

Insomma “se si fosse bandita una gara di progettazione ai sensi di legge saremmo stati tutti molto più contenti” ha chiosato l’arch. Corte.

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