Trapani ha il depuratore: è costato 42 milioni di euro

Trapani, 27 settembre 2005 – «Da ieri è entrato in funzione a Trapani l’impianto di depurazione realizzato dal Comune per una spesa complessiva di circa 42 milioni di euro». L’Evento è annunciato da Luigi Todaro sul “Giornale di Sicilia” del 27 settembre 2005.

Il giornalista precisa che l’opera, realizzata dalla “Saceccav”, «che lo gestirà per tre anni», serve i Comuni di Trapani, Erice e Paceco ma che, «per il momento l’impianto è in grado di depurare il 30 per cento dei reflui prodotti dal capoluogo»: al “taglio del nastro”, infatti, solo il quartiere Fontanelle Sud, che sorge all’estrema periferia della Città, è collegato all’impianto.

La cerimonia di inaugurazione galvanizza molto i presenti, che si abbandonano ad ottimistiche, se non fantasiose, dichiarazioni. Dichiarazioni che il giornalista, naturalmente, riporta per buone. A distanza di anni, a leggerle, sembra di trovarsi in uno “show” unmoristico.

«Entro il 2006 depureremo il 100% dei reflui», assicura il sindaco Girolamo Fazio. In realtà, dati Legambiente (Ecosistema Urbano) che riprendono quelli dichiarati dal Comune, segnano, dopo 7 anni, nel 2012, una depurazione dell’87% (33° posto in classifica, su 42, fra le Città capoluogo piccole).

«La prossima scommessa riguarderà la balneabilità delle acque del porto», azzarda il senatore Antonio d’Alì, presente anch’egli alla cerimonia. Passati nove anni, nessuno si azzarda a fare un bagno al porto. Neanche il senatore.

«Il prossimo progetto riguarderà il riutilizzo dell’acqua depurata», insiste con le scommesse il senatore Antonio d’Alì. Ma, probabilmente, il parlamentare è sfortunato al gioco. Infatti ancora oggi i reflui trattati vengono rilasciati a mare e non esiste alcun ipotesi di progetto per il recupero dei reflui in agricoltura, ad esempio, come CHIEDEVA QUI, l’arch. Carlo Foderà.

Quindi anche la dichiarazione di Fazio, «Eliminati gli scarichi a mare», riportata nel sopratitolo dell’articolo, è erronea: ancora oggi gli scarichi avvengono quasi al 100% a mare, ma dopo «processo di ossidazione biologica» delle acque reflue che abbatte, in buona parte, la contaminazione.

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