VIETATO VIETARE: NO AL RAZZISMO

ImageTRAPANI – Sull’oramai “famosa ordinanza anti-bivacco” del primo cittadino (purtroppo) di Trapani interviene, con un articolato documento, il Coordinamento per la Pace di Trapani. Riportiamo integralmente l’interessante, e condivisa, riflessione dei giovani componenti tale associazione. “L’ordinanza n. 182 del 15 settembre 2008 emessa dal sindaco di Trapani Fazio risponde perfettamente a esigenze propagandistiche e mediatiche che ben si conciliano con le smanie repressive che da diverso tempo caratterizzano la società italiana.

Non ci sarebbe infatti bisogno di scomodare il "pacchetto sicurezza" per ricordare ai cittadini che è tanto scorretto quanto sanzionabile lo sporcare per terra o il deturpare i beni artistici e monumentali della città. Ma diventa più comodo invocare l’ipocrita percezione dell’insicurezza o del "fastidio sociale" laddove si vogliano colpire i soggetti più deboli come i mendicanti, gli immigrati, i poveri.

Nelle pieghe del provvedimento del sindaco è perfettamente leggibile la priorità sociale e politica che si vuol dare all’immagine artificiale di una Trapani esclusivamente a misura di turista, possibilmente benestante e appassionato di vela. Tutti gli altri – posteggiatori della Trapani dei quartieri poveri, immigrati in attesa di permesso di soggiorno per motivi umanitari, mendicanti alla ricerca di un obolo – sono ovviamente di troppo e vanno quindi perseguiti.

Il divieto di «bivaccare o sistemare giacigli» dovrebbe poi soddisfare l’intolleranza con cui qualcuno ha lamentato la presenza dei richiedenti asilo che ogni giorno fanno la spola fra Trapani e Salinagrande cercando di riempire le giornate in attesa di un pezzo di carta che gli riconosca il diritto di vivere e lavorare come donne e uomini liberi. Un clima di diffidenza razzista che ha legittimato le vergognose farneticazioni della Uiltrasporti e dell’ATM che vorrebbero addirittura vietare a tutti gli immigrati di salire sugli autobus per via di qualche presunto caso di ubriachezza molesta (come se a ubriacarsi non fossero anche gli italiani!).ù

Ma è nel divieto di «emettere grida, schiamazzi e canti» o di «sostare per consumare cibo e/o bevande, banchettando e/o abbandonando ogni minimo rifiuto» che l’ordinanza sindacale sfiora il ridicolo. I trapanesi sono avvisati: divertirsi in compagnia o mangiare un panino per strada possono diventare pratiche punibili per legge. Ovviamente, un’ordinanza di questo tipo mette al riparo da qualsiasi repressione tutti quelli che possono permettersi di andare al ristorante o di frequentare i tanti locali all’aperto del centro storico: in tal caso è possibile "bivaccare" e mangiare a volontà, perché gli affari sono affari.

Segnaliamo la gravità di una fase storica in cui, a poco a poco, la libertà di tutti viene messa in discussione da pretestuosi provvedimenti istituzionali che mirano alla criminalizzazione di ogni soggetto ritenuto incompatibile da chi gestisce la cosa pubblica. Anche a Trapani, tra un ovvio divieto di sporcare per terra e un disumano divieto di dormire su una panchina, si lancia un inquietante segnale di limitazione delle libertà personali e dell’agibilità sociale di ciascuno di noi.

Invitiamo tutta la cittadinanza a riflettere sulla necessità che il vivere comune non può e non deve fondarsi sullo spauracchio di divieti improntati all’egoismo e all’esclusione sociale, ma deve in primo luogo radicarsi nella capacità di vedere nel prossimo una persona con cui relazionarsi liberamente e fraternamente, non certo un nemico da reprimere o ghettizzare.

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