A Trapani, Noi viviamo in 1984

1984

La fatica fisica, la casa e i bambini, i bisticci con i vicini, i film, il calcio, la birra, e soprattutto il gioco d’azzardo – ecco cosa occupava la loro testa.

Tenerli a bada non era difficile.

Tra loro si aggirava sempre qualche agente della Polizia del Pensiero, che diffondeva voci false e individuava ed eliminava i pochi individui potenzialmente pericolosi.

Non si tentava in alcun modo di iniziarli all’ideologia del Partito. Meglio che i prolet non avessero alcuna passione politica. A loro si richiedeva solo un patriottismo elementare.

La loro insoddisfazione non li portava da nessuna parte, perché, privi com’erano di grandi idee, potevano scaricarla solo su banali frustrazioni momentanee.

Dei mali peggiori non si accorgevano.

Il Partito ti chiedeva di non credere a quel che vedevi né a quel che udivi.

George Orwell, “1984

Quanto appena scritto è tratto da “1984” [1] o rappresenta l’ambiente in cui viviamo oggi ?

In 1984, la stampa è strumento della propaganda; il capo è infallibile

Secondo il filosofo francese Michel Onfray, nessuna differenza. « Noi viviamo in “1984” almeno dal 1983 … », scrive [2].

« Il romanzo di Orwell è una finzione vera, un sogno concreto, un’utopia realizzata o altrimenti detto: un modello di società totalitaria […] attiva nel nostro presente ».

« In un regime totalitario, la stampa serve apertamente da strumento della propaganda », precisa lo scrittore francese. « Il “Ministero della Verità” pilota le cose. Qualche persona invisibile stabilisce la linea seguita dal giornale. I giornalisti sono gli attori di questa cancellazione della verità e creazione di una realtà alternativa ».

« Il problema, dunque, non è dire la verità ma ciò che è utile al Partito ».

In questa società totalitaria, spiega Onfray riprendendo 1984, « il teleschermo annuncia false notizie » [nota che una “falsa notizia” è cosa ben diversa da “notizie false”], « i giornali, sono riscritti in funzione dell’interesse del Partito ».

I giornali, oggi, sono pieni di “false notizie”, di comunicazioni che hanno il solo fine di distrarre le masse dai « mali peggiori », di annegarli in un mare tra “comunicazioni ufficiali” del Partito ed immancabili fatti che riguardano cani, presepi, cerimonie minori e annunci di futuri interventi.

Un esempio di rielaborazione della notizia è quella che riporta una recente dichiarazione del sindaco di Trapani. Una dichiarazione vera. Ma integrata « in funzione dell’interesse del Partito ».

E’ successo quando il sindaco Tranchida, rispondendo ad una interrogazione, è intervenuto sulla vicenda « della mancata restituzione di alcune somme » del gestore dei parchimetri delle “strisce blu”. La reale affermazione del capo politico dell’amministrazione « da questa ditta, non ricordo il nome » è stata cancellata e sostituita, sul giornale online TrapaniSi, a cura del cronista Francesco Tarantino, con quella che precisa il nome dell’azienda: « dalla DSS Global Security ». Non è ammissibile che il capo non ricordi il nome dell’azienda interessata, lui è infallibile !

Ecco l’audio originale della seduta del Consiglio comunale del 25 novembre scorso e, a seguire, un estratto dell’articolo corretto.

In 1984, col bis-pensiero, si esternano due convinzioni contraddittorie

Un principio fondamentale di questa società distopica è quello del “bis-pensiero”, ovvero della facoltà di esternare, con eguale convinzione, due convinzioni contraddittorie nello stesso tempo. La dialettica socratica, la logica aristotelica, e la scuola retorica romana, in questa maniera sono cancellati.

Il “bis-pensiero”, « applicato ad un membro del Partito, gli farà dire che il nero è bianco se la disciplina del Partito l’impone », spiega Onfray.

Lo scorso 5 dicembre, durante una manifestazione di protesta contro l’Amministrazione comunale condotta da alcuni animalisti guidati da Enrico Rizzi, quest’ultimo fu accusato dal sindaco di essere un “pregiudicato”. Lui replicò “vergognati”, per come riporta l’emittente Telesud.

Subito dopo, è stato diffuso un messaggio su Facebook da parte di una consigliera comunale. Lei, fedele membro del Partito, sembra essere caduta nel classico esempio di “bis-pensiero”.

« Solidarietà al sindaco Giacomo Tranchida », scriveva la consigliera Marzia Patti. Aggiungendo poi come fosse « inammissibile […] un sindaco che sia tacciato in questa maniera, […] a suon di “vergogna pregiudicato” ».

La sintesi “social” della consigliera aggroviglia, diciamo così, totalmente i fatti !

Messa difronte la realtà, non trova di meglio che cancellare il “post” da Facebook; secondo lei, la vicenda non è più accaduta ! Ma le prove si rintracciano facilmente:

In 1984, chi pensa in maniera indipendente è un folle, un errore

« Pensare al di fuori, in maniera indipendente dal pensiero dominante è impensabile per il Partito. Chiunque rivendica questa libertà è un folle, un malato, un caso patologico » sostiene ancora il filosofo Michel Onfray.

Un folle, un errore, di cui va soppressa ogni traccia.

Contro il giornalista che non si piega Aldo Virzì e contro me, vengono diffuse così “comunicazioni ufficiali” del Partito che appaiono quantomeno ambigue [vedi, in proposito: “la lettera al direttore” su TVIO del 30 marzo 2018; e, ancora, “la solidarietà (a modo suo)” su TP24 del 5 dicembre 2019].

Attenzione a credere che la società totalitaria di Orwell sia tutta opera di un uomo. A « dirigere la tirannia », conclude lo scrittore francese, non c’è un singolo uomo ma una « oligarchia composta da burocrati, scienziati, tecnici, giornalisti, leader sindacali, esperti di pubblicità, sociologi, professori e da politici di mestiere ».


Note:
[1] “1984”, romanzo distopico di George Orwell; il testo riportato è tratto dal capitolo 7;
[2] in “Théorie de la dictature”, 2019, editore Robert Laffront.

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