ALLA FRANCIA IL COUS COUS FEST

SAN VITO LO CAPO (TRAPANI) – La Francia è il paese vincitore del premio giuria tecnica, offerto da Unicredit, della 14esima edizione del Cous Cous Fest, il festival internazionale dell’integrazione culturale di San Vito Lo Capo. La ricetta di sgombro affumicato su un cous cous di frutta ed erbe, preparata dalla chef Alice Delcourt, chef patron del ristorante “Erba brusca” di Milano, è stata infatti la più votata tra quelle presentate dai nove paesi in gara, Costa d’Avorio, Egitto, Francia, Israele, Italia, Marocco, Senegal e Tunisia, secondo il giudizio tecnico della giuria tecnica, formata da giornalisti, chef ed esperti di cucina internazionali e guidata da Paolo Marchi.

La chef è stata premiata da Matteo Rizzo, sindaco di San Vito Lo Capo e Roberto Bertola, responsabile territorio per la Sicilia di Unicredit, in una gremita piazza Santuario, a San Vito Lo Capo alla presenza, tra gli altri, di Mimmo Turano, presidente della Provincia di Trapani, Gianmaria Sparma, assessore regionale al Territorio e Ambiente, della senatrice Maria Pia Castiglione e Diego Ruggirello, presidente del consiglio comunale di San Vito Lo Capo.

«Anche quest’anno la rassegna – ha detto Matteo Rizzo, sindaco di San Vito Lo Capo – ha registrato il tutto esaurito attirando migliaia di visitatori che hanno riempito strutture ricettive, bar e ristoranti sul finire dell’estate. Il calendario di spettacoli di altissimo livello ha contribuito a questo successo così come l’ampliamento dell’offerta gastronomica e del programma culturale».

Il premio giuria popolare, offerto da Bia Spa, azienda leader nella produzione e commercializzazione di cous cous, è andato invece al Senegal, un cous cous di pesce con zucca e datteri presentato dalle chef Ba Diatou e Arame Bakar Diop N’Deye, premiate da Luciano Pollini, amministratore delegato di Bia Spa. La ricetta è stata apprezzata per la «simpatica e colorata fedeltà ai sapori della sua terra».

La giuria ha apprezzato, infine, la storia del profeta Giona scelta dagli chef israeliani come ispirazione per un piatto che «oltre a essere un messaggio di pace ha rivelato una importante valenza gastronomica».

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