BASSA SICUREZZA, MOLTI UTILI

Nel n. 43 del settimanale L'Espresso, Emiliano Fittipaldi dedica un servizio alla moda delle telecamere di sicurezza, che – come noto – ha colpito anche gli amministratori della nostra Città. Ne abbiamo già parlato – vedi articolo di Nino Maltese su La Voce Indipendente di Luglio 2007 – ma è interessante anche il punto di vista dell'importante settimanale nazionale.

«Secondo le ultime stime prudenziali che abbiamo fatto, oggi in Italia ci sono un milione e trecentomila impianti … una telecamera ogni 46 abitanti,

un record che testimonia il dilagare della video-sorveglianza. Sindaci, assessori, poliziotti, direttori di banca, commercianti e cittadini. Tutti vogliono telecamere per difendere strade e parchi, metropolitane e il giardino dietro casa. I sistemi vengono pubblicizzati come la panacea della sicurezza. Da Letizia Moratti a Rosa Russo Iervolino fino ai sindaci dei borghi sperduti del profondo Sud, non c'è amministrazione che non prometta il Grande Fratello ai propri elettori», riporta il giornalista.

La denuncia dell'Espresso, ecco per chi è l'affare: «La video-mania ha rimpinguato le casse delle aziende».

«Se segnalati, gli impianti possono essere un deterrente. Ma di fatto, i reati sono in crescita: la video-sorveglianza non fa altro che spostare la criminalità da una zona ad un'altra meno vigilata».

«Spesso le telecamere registrano su cassetta, non c'è nessuno che guarda quello che accade in diretta davanti al monitor: la polizia può usare le immagini dopo l'evento criminoso, quasi mai interviene in tempo reale. Nessuno si mette la briga di visionare decine di ore di immagini per un borseggio o uno scippo».

«L'assenza di una mappatura dei reati, inoltre, fa sì che polizia e comuni installino videocamere a caso, senza puntarle sulle zone oggettivamente più a rischio. Senza, in genere, nessuna coordinazione tra comune, polizia municipale e altre forze dell'ordine».

Una soluzione – quella delle telecamere che non funziona per la prevenzione (salvo eventualmente per spostare i reati “minori” in altre zone) e spesso neanche per la repressione. Per «Giovanni Aliquò, segretario dell'associazione dei funzionari di polizia "La video-sorveglianza serve solo a beccare il ladro di polli o il tossicomane. I rapinatori esperti fanno sopralluoghi, sanno che i video verranno cancellati automaticamente, cambiano i connotati del viso e del corpo: è quasi impossibile prenderli. La grande maggioranza delle immagini ha, poi, una risoluzione ridicola, soprattutto durante le riprese notturne. Basta pensare ai video dei presunti autori della strage di Duisburg: di identikit così noi investigatori non ce ne facciamo niente"».

Francesco Pizzetti - Garante della PrivacyMa che fine fanno le tante e costose telecamere montate? Ce lo spiega sempre L'Espresso. «A Genova, come ha scoperto il 'Secolo XIX', alcune telecamere del Comune sono state montate per controllare zone calde della città, ma nessuno si è occupato di collegarle alla corrente elettrica. A Militello Rosmarino, vicino Messina, il Comune ha installato telecamere nel cimitero per sorprendere in flagrante un artigiano che da mesi urinava sulla tomba dell'ex sindaco del paese, in vita suo nemico giurato».

Ma c'è un altro aspetto, poco pubblicizzato e considerato, la Privacy. «Ma la rinuncia alla privacy, implicita nella diffusione smodata del metodo, è davvero compensata da una maggiore sicurezza? Pesa molto l'assenza di cultura della privacy, gli italiani non hanno capito l'importanza e la sensibilità delle informazioni che vengono raccolte. Io sono molto preoccupato non tanto dall'installazione degli apparati, ma dall'accesso alle immagini, dai metodi con cui vengono protette da incursioni esterne"».

In conclusione per L'Espresso le telecamere di vigilanza sono inutili per la sicurezza, ma utili solo alle Aziende che le istallano – molto utili – e per i sindaci che promettono sicurezza, in cambio del solito voto. 

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