Birgi, da Miceli a Tranchida: un aeroporto che ha sempre visto ovunque complotti

Ci rissi lu parracu a la batissa, senza rinari un sinni canta missa”. L’aeroporto di Birgi è stato, spesso, in angosce finanziarie e quindi costretto comprimere le proprie potenzialità, a rinunciare a collegamenti aerei. La perdita dei voli Ryanair, insomma è solo l’ultimo pezzo della storia.

La triste sorte dell’aeroporto di Trapani-Birgi è di vecchia datazione. Negli archivi del Parlamento, a tal riguardo, ho rinvenuto le interrogazioni del deputato valdericino Miceli ragionier Vincenzo, del fu Partito Comunista Italiano [1] [2] [3].

Nel 1972 Birgi perde uno dei voli che collegavano Palermo

Nella interrogazione dell’onorevole Vincenzo Miceli del 17 gennaio 1973, il parlamentare giungeva a lamentare la soppressione, dal 1° novembre del 1972, di uno dei voli che, giornalmente, collegavano Trapani a Palermo, e viceversa, in venti minuti con i Fokker da 50 posti dell’ATI. Un taglio che ledeva, a dire del deputato, «l’interesse della cittadinanza della provincia di Trapani».

L’allora ministro liberale Bozzi, però, rassicurò il parlamentare interrogante facendo notare come la soppressione fosse giustificata dalla loro bassa utilizzazione e che comunque Trapani restava collegata a Palermo, sempre con un ulteriore volo d’andata e di ritorno. A Birgi restavano, peraltro, i collegamenti con Napoli e Roma (quest’ultimo consentiva all’epoca di partire per la capitale la mattina alle 7 e rientrare la sera alle 22:50 evitando il costoso soggiorno notturno).

Nel 1973 Birgi chiuso per quattro mesi per lavori alle piste

Con la interrogazione dell’onorevole Vincenzo Miceli del 2 agosto 1973 il Parlamento torna a interessarsi dell’aeroporto di Birgi. L’occasione fu data dalla chiusura dell’aeroporto civile per 120 giorni – dal 12 maggio all’8 settembre 1973 – «in relazione all’esecuzione di lavori di riqualificazione della pista di volo». «Una chiusura – a dire del deputato valdericino – che arreca un enorme danno all’economia, già precaria, della provincia di Trapani in quanto eviterà il grande afflusso dei turisti dirette alle isole, nei parchi di Selinunte e Segesta, nelle spiagge della provincia, in visita ad Erice». Ebbene, a quel tempo parrebbe che l’aeroplano venisse usato alla stessa stregua della corriera, pure per andare in spiaggia ! Miceli arrivò, nella propria interrogazione, ad adombrare un presunto interesse della NATO a tenere chiuso l’aeroporto civile.

Il nuovo ministro dei trasporti Preti, tuttavia, scacciò ogni timore complottistico dell’interrogante assicurando che i lavori – del valore di 600 milioni di lire [oggi corrispondenti a circa 4,8 milioni di euro, NdR] – erano «assolutamente necessari ed urgenti per la sicurezza delle operazioni di atterraggio e decollo e per adeguare le infrastrutture alle esigenze dei moderni aerei commerciali».

Nel 1979 Birgi perde il volo per Lampedusa a favore di Palermo

Ma il destino di Birgi era già segnato e certificato. Con la interrogazione del 20 marzo 1979sempre il Miceli – si lamentò dell’emarginazione di Birgi per un volo “dirottato” su Palermo. L’occasione fu data dalla sospensione, dal 1° novembre 1978, del collegamento dell’ATI tra l’aeroporto di Lampedusa e quello di Trapani-Birgi. «I legami affettivi e di parentela esistenti tra i trapanesi e i lampedusani» si sarebbero, ahimè, interrotti a causa dalla perdita del volo secondo il nostro deputato.

Il ministro Vittorino Colombo, tuttavia, risposte sconfessando le affermazioni dell’onorevole Miceli e spiegando che lo spostamento del volo per Lampedusa da Palermo, piuttosto che da Trapani, era avvenuto proprio «a seguito di pressioni esercitate in tal senso dagli stessi abitanti dell’isola».

«Il maggior interesse che tale collegamento [Lampedusa con Palermo, NdR] riveste, è comprovato d’altra parte col fatto che attualmente ogni volo registra mediamente 20,8 passeggeri contro i 5,3 del volo Trapani-Lampedusa», concluse il ministro. Teccàte, per il volo Trapani-Lampedusa, pagava Cappiddazzu, come oggi ancora, del resto !

Le analogie e le continuità tra Miceli e Tranchida

N’zino Miceli, completato il mandato parlamentare, continuò a ricoprire la poltrona di consigliere comunale, raggiungendo l’obiettivo di un trentennio (dal 1964 al 1994) dedicato alla politica. Un grande sacrificio per il bene collettivo, tanto tempo sottratto alla famiglia e al lavoro.

Ancora oggi, quasi ottuagenario, si dice che sia il suggeritore/consigliere politico del sindaco di Trapani. A ben vedere, tra il vecchio Miceli ed giovane Tranchida, c’è una sorta di analogia e di continuità ! «Nel 1990 il mio primo concreto impegno politico istituzionale – ricorda oggi, infatti, Giacomo Tranchida fu nelle fila dei consiglieri dell’ex PDS e, dopo pochi mesi, direttamente nella guida amministrativa del Comune di Valderice, ricoprendo, per un breve periodo, la carica di Assessore alle Finanze e, poi, ai Servizi Sociali, con delega di Vice Sindaco».

Insomma, tra il 1990 e il 1994 amministrarono assieme il comune valdericino. Lo ricordano con stima quel centinaio abbondante di lavoratori precari che nei giorni scorsi hanno concretizzato il sogno del posto di lavoro stabilizzato.

Con la similitudine di cui prima feci cenno, oggi, il discepolo di Miceli si accinge a festeggiare il “primo trentennio” di carriera politica, anche lui, sempre oberato di impegni politici a discapito del lavoro in Confesercenti.

Dice il saggio cinese: “u focu si pigghia chi manu d’autru”

Anche lui, con gli insegnamenti assimilati ed applicati con puntualità, tenta di scaricare su Palermo le inefficienze di gestione finanziaria di Trapani.

Il 27 marzo 2019, il giornale Alqamah riporta l’accusa al sindaco di Palermo Leoluca Orlando di voler «cannibalizzare il nostro territorio»; il 16 maggio 2019, il giornale Il Sicilia riporta lo scontro con il presidente della regione Nello Musumeci. Tranchida accusava il secondo di «inerzia e miope visione politica», ricevendone in cambio l’accusa terribile di «sindaco indegno». Lasciamo ai giudici l’ardua sentenza.

Lo sappiamo tutti che la storia si ripete, infatti, ecco “assummare come l’ogghio” i complottismi ed i mascariamenti.

In verità, a Tranchida il presidente Musumeci sembra che abbia già risposto come rispose il Ministro Bozzi a Miceli quando, il 2 aprile 1973, si lamentò dei tagli al servizio della funivia ericina: «Permane sempre per il Comune, e per un eventuale Consorzio tra gli Enti interessati, di assumere a propria cura l’esercizio della funivia, succedendo all’attuale concessionario nei rapporti patrimoniali e finanziari».

In parole povere, la Regione avrebbe già invitato il Comune di Trapani ad assumersi lui la responsabilità diretta del destino di Birgi acquistando le quote societarie di Airgest. La risposta del sindaco Tranchida è stata negativa, per come riporta il Giornale di Sicilia il 2 dicembre 2018, oltre che per gli insegnamenti dell’onorevole Miceli, magari pure in nome del Saggio cinese che scrisse: “u focu si pigghia chi manu d’autru”.


Note:

[1] l’on. Vincenzo Miceli negli archivi di “Trapani Nostra”;
[2] Gli archivi della VI legislatura della Camera dei Deputati;
[3] Gli archivi della VII legislatura della Camera dei Deputati.

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