CACCIA AL PUNTERUOLO ROSSO

ImageTRAPANI – Da circa cinque anni la Sicilia è infestata dal cosidetto «punteruolo rosso», un coleottero che sta causando la morte di migliaia di piante. Un’agronoma trapanese, la dottoressa Lucia Maltese, su incarico della facoltà di Agraria di Palermo si trova da circa due mesi in Israele per studiare – con colleghi di quel paese – il fenomeno, nella speranza che quanto viene sperimentato possa essere d’aiuto a debellare o quanto meno contenere l’infestazione ed i relativi pesanti danni ambientali ed economici. L’abbiamo raggiunta ed intervistata.

Dopo i primi allarmi e tutta una serie di articoli di stampa e convegni non si parla poi più tanto del coleottero delle palme “punteruolo rosso”. L’allarme è rientrato o tutt’altro?
"L’allarme non è per niente rientrato. Il Rhynchophorus ferrugineus (Olivier) conosciuto come Punteruolo rosso delle palme ha mietuto e continua a mietere ancora oggi vittime. Si sta comunque continuando a lavorare per cercare di trovare una soluzione nel più breve tempo possibile. Certo è molto difficile sperare in una eliminazione totale nel breve periodo. E’ necessaria, a mio parere, una maggiore divulgazione in quanto, nonostante il problema investa il nostro territorio da più di sei anni si riscontra ancora tanta ignoranza in merito".

Il coleottero “punteruolo rosso” ha fatto e sta facendo strage di palme stravolgendo il panorama del territorio (vedi i filari caratteristici di palme che sono sparite dal lungomare di Marsala) ed economici per i vivaisti. Ci sono altri timori, altri pericoli – diretti o indiretti -per i cittadini comuni a breve o medio termine?
"Quello del problema economico legato alla vendita delle palme ha rappresentato e rappresenta sicuramente una perdita economica non indifferente, soprattutto per i vivaisti marsalesi. Il cambiamento paesaggistico fisico è sotto gli occhi di tutti i cittadini. Le zone colpite hanno cambiato completamente aspetto. Ma c’è anche un cambiamento storico/culturale che non bisogna tralasciare. E’ difficile infatti immaginare una regione come la nostra priva di palme, nonostante queste non siano endemiche, fanno ormai culturalmente parte integrante del nostro territorio. Il pericolo per i cittadini è rappresentato dall’eventuale caduta accidentale di foglie che si staccano da piante colpite che non sono state preventivamente tagliate e dall’inquinamento causato dall’uso indiscriminato di sostanze chimiche tossiche usate per contrastare o combattere l’attacco dell’insetto, da parte di soggetti non autorizzati e non in regola alle normative vigenti in merito".

Aree infette punteruolo (nov 2008)

Aree infette punteruolo (nov 2008)

Il “punteruolo rosso” proviene dall’Asia. Come è giunto da noi in Sicilia? Ci sono delle responsabilità del sistema economico, del sistema dei controlli, della politica?
"Rhynchophorus ferrugineus (Oliver) è una specie originaria dell’Asia e della Malesia. L’arrivo in Italia del punteruolo della palma risale almeno al 2004, quando è stato rinvenuto in un vivaio di Pistoia in Toscana; successivamente è stato riscontrato nella Sicilia occidentale nel 2005 e in quella orientale nel 2006. In Sicilia, dai diversi focolai di infestazioni il punteruolo rosso delle palme ha continuato a diffondersi allargando il proprio areale.
La Sicilia è la regione maggiormente colpita (13.000 esemplari abbattuti), probabilmente dovuto anche al fatto che questa abbia un numero maggiore di piante suscettibili rispetto alle altre regioni.
La frenetica e massiccia importazione di palme esotiche non controllate dalle autorità competenti (prive di certificazione fitosanitaria), ad opera di vivaisti, è da considerarsi ad oggi, la principale causa del danno".

punteruolo rosso

punteruolo rosso

Allo stato attuale non esiste – almeno qui in Sicilia – una cura definitiva contro l’infestazione – ricordiamo che da un coleottero femmina nascono circa 250 esemplari ogni 40 giorni -. La lotta chimica è stata autorizzata temporaneamente e ne conosciamo i danni alla nostra salute derivanti dal suo uso a causa dell’accertata cancerogenicità. Nel settore biologico, ovvero di un altro insetto nemico naturale del “punteruolo rosso” ci sono passi in avanti?
"Cercherò di spiegare in sintesi la conoscenza della biologia dell’insetto che è di fondamentale importanza per la comprensione della problematica.. In realtà gli insetti femmina, che differiscono dal maschio per il rostro (lunga proboscide) più arcuato e priva di peli, fecondate, depongono alla base delle foglie 250 uova che si schiuderanno nel giro di 3 giorni. Dalle uova fuoriescono le larve apode con un forte capo sclerificato. Queste si accrescono a scapito della palma e sono quelle che causano la sua morte, in quanto danneggiano la parte meristematica centrale che non si rigenera più. Le larve mature si impupano successivamente in un bozzolo costruito con le fibre fogliari dal quale a maturità uscirà un nuovo adulto.
Il lavoro che oggi viene effettuato è quello dei tagli delle piante infette, anche se gli interventi non sempre avvengono in maniera tempestiva. L’Università di Palermo sta inoltre portando avanti il progetto “Adotta una trappola” finanziato con fondi regionali che, opportunamente piazzate (nella cittadina del trapanese sono state sistemate 47 trappole) hanno permesso la cattura massale di insetti adulti. La dendrochirurgia, l’uso di antagonisti biologici come funghi entomopatogeni, l’endoterapia, sono un mix di interventi attuati che ancora oggi non hanno dato i risultati sperati".

Nel frattempo c’è chi propone di creare delle mappe delle palme sia pubbliche e sia private (anche obbligando i privati alla denuncia) al fine, dato che il coleottero si muove in volo nel raggio di un chilometro dalla pianta infestata, di poter sapere quali piante abbattere in caso di infestazione e per creare delle zone “bianche” intorno e presumibilmente contenere l’infestazione … Non si teme comunque una trasmigrazione su altre piante?
"L’opera di monitoraggio gioca un ruolo fondamentale perché consente la diagnosi precoce e l’eventuale successivo abbattimento della pianta colpita, evitando così la trasmigrazione degli insetti su altre palme sane. A tal fine l’utilizzo di mappature complete delle palme esistenti sul territorio, risulterebbe utile per effettuare un attento e periodico controllo visivo delle piante. A tutt’oggi l’insetto predilige le palme Phoenix canariensis. Sono stati rilevanti sporadici casi di attacco su Washingtonia e su Chamaerops humilis (palma nana) tipica della macchia Mediterranea. Avendo dimostrato un’elevata valenza ecologica, dobbiamo imparare a convivere con il punteruolo rosso, ma l’interrogativo che ci si pone è: «Cosa succederà quando le Phoenix canariensis saranno completamente distrutte?»

In ogni caso, l’abbattimento e la distruzione (incenerimento) della pianta ha un costo. Quale Ente si deve oggi occupare dell’operazione e dei controlli? E con costi a carico di chi? Per i privati non sarebbe giusto e utile un sostegno pubblico?
"Ad oggi il cittadino ha l’obbligo di denunciare all’Unità Operativa 53 del Servizio Fitosanitario della Regione Sicilia o all’Azienda Regionale Foreste Demaniali della provincia, la presenza nel proprio giardino di esemplari di palme infette. L’Azienda Foreste Demaniali ha il compito di provvedere all’abbattimento e successiva distruzione delle piante colpite nonché, ai controlli sul territorio".

"La vostra missione di ricerca – a cura della facoltà di Agraria dell’Università di Palermo – come è nata, cosa in particolare state facendo, che prospettive e risultati avete raggiunto da sviluppare – al vostro rientro – sul nostro territorio?
La missione di ricerca svolta in Israele è stata finanziata dalla Regione Sicilia, su progetto presentato dall’Università di Palermo. Ho avuto l’onore di lavorare con il Dott. Salvatore Guarino ricercatore dell’Università di Palermo con il quale ho portato avanti un studio basato sulla tecnica del Push/Pull. Le strategie “push and pull” si avvalgono di una combinazione di stimoli che influenzano il comportamento di un insetto dannoso al fine di ridurne la diffusione. I fitofagi vengono spinti via (push) dalle piante di interesse agrario o paesaggistico (come nel nostro caso) utilizzando stimoli principalmente di tipo chimico che mascherano la presenza della pianta ospite o che fungono da repellenti. Simultaneamente gli stessi fitofagi sono attratti (pull) da ospiti alternativi come trappole innescate con stimoli visivi o chimici.
Lo studio è stato condotto in laboratorio, su alcuni composti naturali che in alcuni casi hanno dato buoni risultati. Si aspetta adesso di condurre la sperimentazione in campo che avvalorerà più o meno la tecnica utilizzata. Restiamo speranzosi in merito….".

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