LA GUERRA DEL VENTO

ImagePALERMO – «Oltre 1.500 domande di autorizzazione per la realizzazione di Impianti eolici e fotovoltaici attendono da alcuni anni una risposta dall’Assessorato all’energia»  denuncia Massimo Asta, lo scorso 16 aprile 2010, su L’Isola, un quindicinale alcamese. «E qui che si concentrano – prosegue Asta – le maggiori contraddizioni fra i proprietari delle centrali elettriche tradizionali della rete (Enel e Terna) interessati a tutelare i propri interessi ed i piccoli e medi imprenditori che vogliono immettere nella rete l’energia prodotta attraverso le fonti rinnovabili».

«Affari da milioni di euro – sottolinea Asta – se si considera che un solo megawatt frutta 700 mila euro all’anno e le domande presentate ammonterebbero a circa 7.000 megawatt».

Ed in questo fiume di denaro del «business verde», ammette Asta, «Cosa Nostra si è inserita agevolmente», soprattutto nella «fase di intermediazione. Qui entra in gioco il famoso sviluppatore capace di procacciare le necessarie autorizzazioni, spesso con le dovute aderenze negli uffici della Regione Sicilia (e nei Comuni, NdR), per rivenderle a peso d’oro (500 mila euro per ogni megawatt) alle multinazionali».

Tra le «coperture» politiche in questo «business» il giornalista cita ipoteticamente quella del senatore Antonio D’Alì: «Secondo quanto dice Vito Martino, il factotum di Vito Nicastri, il re del vento trapanese, intercettato nell’ambito dell’operazione Eolo, il senatore si sarebbe interessato presso la sovritendenza per accelerare l’iter della pratica riguardante il Parco eolico dell’imprenditore alcamese».

Nulla di illegale, ma di certo un segnale della necessità di regolamentare da un canto questi «iter» (per dare tempi certi) e dall’altro di sburocrarizzarlo e semplificarlo.

Oggi, ci ricorda l’ing. Nicola Graniglia, nel suo «Corso di Tecnologia ed Economia delle Fonti Energetiche» esistono delle vere e proprie barriere burocratiche
che incidono sullo sviluppo degli impianti quali: «concessione edilizia o altro atto abilitativo rilasciato dal Comune competente per territorio, autorizzazione all’installazione da parte della Provincia, nulla osta ambientale a seguito della procedura di via da parte della Regione, nulla osta ai sensi del regio decreto 3267 del 1923 da parte dell’Ispettorato Forestale in caso di presenza di vincolo idrogeologico, nulla osta in caso di presenza di vincolo paesistico, nulla osta della Soprintendenza archeologica, nulla osta delle Forze Armate per la sicurezza del volo a bassa quota, nulla osta dell’Enac e dell’Enav per la sicurezza del volo e per la segnalazione degli ostacoli verticali, autorizzazione del Genio Civile alla costruzione ed esercizio dell’elettrodotto di collegamento e della cabina di trasformazione, autorizzazione al collegamento alla rete elettrica nazionale rilasciata dal Grtn, parere sull’interferenza alle radiofrequenze da parte del Ministero delle telecomunicazioni, parere favorevole della Asl».

Una mole di autorizzazioni che presta il fianco sia alla corruzione e sia alla concussione.

E che agevola l’accesso a chi ha le «mani in pasta», o chi ha «santi in paradiso».
E’ il caso, cita Massimo Asta nel suo interessante articolo, della «moglie del governatore (Raffaele Lombardo, NdR), Saveria Grosso, che sembra essere stata presa dalla gree way of life tanto da aver chiesto ed ottenuto dall’IRFIS (istituto di credito di cui la Regione Sicilia, e quindi il marito, è socio di minoranza) un finanziamento da 5 milioni e 600 mila euro per un impianto fotovoltaico».

Sotto accusa, per Asta, anche il «Piano energetico regionale»
laddove permette al «Gestore della rete, per sopravvenute esigenze, di staccare gli impianti esistenti» lasciando gli investitori seri nell’incertezza del «ritorno». La soluzione proposta, al caso, da Nicola Cipolla, presidente del Cepes, è la «rinazionalizzazione di Terna» e la «dismissione delle centrali elettriche obsolete» per lasciare ancor piu spazio alle rinnovabili.

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