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I BENPENSANTI DISTURBATI DAI DIVERSI

15 dicembre 2008 by Redazione

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Francesco Micciché

Francesco Micciché

TRAPANI – La cultura dell’accoglienza – scrive Francesco Miccichè, vescovo di Trapani – è il nome nuovo della carità” e … Radio Vaticana ha pensato bene di interessarsi al presule della diocesi siciliana. Ne è nata un’intervista, curata da Benedetta Capelli, di cui riportiamo i passi e le “contraddizioni” principali .

“La Carità, che è Dio, è in noi e non può non farci accogliere l’altro” – dichiara subito Micciché. Che poi spiega “E’ l’accoglienza la cifra del cristiano vero, il nome nuovo della carità in questa società globalizzata dove non ci sono più confini, dove i meno fortunati bussano alle porte di questo opulento Occidente. Dovremmo riscoprire il senso della sobrietà per condividere con i nostri fratelli. In un certo senso, dobbiamo svuotare il nostro io dal super-io, farlo diventare semplicemente Io. Spesso e volentieri, invece, quell’io lo facciamo diventare Dio ed è quello che ci impedisce un’accoglienza vera dell’altro”.

L’intervistatore omette di replicare in proposito e chiedere un parere sull’azione politica di sedicenti credenti in Dio, due ad esempio Berlusconi e Bossi. Personaggi, sembra, vicinissimi, politicamente, allo stesso Micciché. Il vescovo non precisa come la frase “accoglienza cifra del cristiano vero” si coniughi con “quote” nei “permessi di soggiorno”. Il capo della chiesa trapanese, infine, omette di precisare se vanno accolti solo i cristiani o anche i mussulmani e, in tale ultimo caso, questi hanno il diritto di conservare la propria cultura e pregare il proprio Dio nelle moschee.

Il buon sammaritano non risponde ai nostri dubbi, ma insiste nelle sue dichiarazioni: “Dire che viene il Natale sembra una parodia del Natale stesso perché non riconosciamo quel bambino che è venuto duemila anni fa e che continua a venire ancora nel mondo. E’ il volto di chi è stato dimenticato, di chi è solo, di chi è abbandonato, di chi è forestiero”.

“Assistenza e assistenzialismo sono due concetti decisamente differenti…”, fa da sponda l’intervistatore. “Per certi versi l’assistenza potrebbe diventare una carità farisaica, un’assistenza cui non segue un’accoglienza dell’altro, un’accettazione dell’altro, una promozione dell’altro. E’ una falsa carità, è una carità bugiarda”, risponde il Vescovo. Che però omette di spiegare, invece, cosa intende, lui e la chiesa, per “assistenzialismo”.

“Quale risposta ha avuto nella sua diocesi la sua proposta di invitare a pranzo gli immigrati per Natale?” chiede ancora Benedetta Capelli di Radio Vaticana. Noti dolenti. Pare che l’iniziativa del Vescovo non abbia avuto il successo fra i “fedeli cristiani”: “Da parte di alcuni benpensanti, già vedere questi nostri fratelli, di razza, cultura e religione diverse significa esserne disturbati; per altri, invece, è stata l’occasione per riscoprire il senso del Vangelo nella loro vita”, risponde salomonicamente Micciché.

E’ evidente che la Chiesa non è riuscita, nel suo messaggio, a sfondare il muro della discriminazione. Domanda, infatti, la giornalista: “Trapani è una diocesi che vive sulla sua pelle il fenomeno dell’immigrazione; quali paure persistono tra i suoi fedeli?

“Il diverso fa sempre paura – ammette il vescovo di Trapani -. E’ questa paura che bisogna sconfiggere attraverso il Vangelo. La logica che il Vangelo ci porta è quella di raccogliere l’altro e di diventare cireneo per l’altro, portando la croce gli uni con gli altri, gli uni per gli altri. Su questa lunghezza d’onda si cerca di costruire – per quanto si può e come si può – quella cultura nuova che, appunto, deve essere la cultura dell’amore, la cultura che crea civiltà nuova”.

Grazie, monsignore, ma pensa che le recenti ordinanze “anti-bivacco” o le dichiarazioni contro l’uso del bus “promiscuo” vadano verso la “cultura dell’amore”? E perché allora lei, sempre pronto ad intromettersi nella politica cittadina, non ha preso posizione? Tutte domande per le quali non avremo risposta, perché a noi, il monsignore, interviste non ne concede.


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