I RICICLO VALORIZZATORI

Inceneritore

Inceneritore

TRAPANI – Essere rispettosi dell’ambiente, non significa dire no a tutto, vuol dire proteggere e salvaguardare quello che resta poiché siamo noi che abbiamo il compito di consegnare ai nostri figli questa Sicilia. Ma vogliamo bene ai nostri figli, sì o no? Lasciamo loro purtroppo un mondo malato, è questo il concetto che non si afferra ancora bene. Siamo arrivati al capolinea. L’uomo finché nega la sua natura vivrà sempre in conflitto e distruggerà la terra, il mare, i fiumi e l’aria fino alla fine.

Quello che dobbiamo fare adesso tutti insieme è assumere un comportamento civile: proteggere quello che resta e utilizzare le risorse nel modo più intelligente possibile. Nell’ “età dell’oro”, in cui era possibile vivere nel pianeta in armonia con la natura, si moriva a trent’anni, ma oggi si muore anche a otto o a pochi mesi di vita per cancro a causa di inquinamento ambientale.

L’uomo con la sua evoluzione ha distrutto l’ambiente in cui era immerso, che era bellissimo, ricco di alberi e d’aria pulita, priva di Pm10. Sì i famosi Pm10 che nell’ “età dell’oro” non esistevano proprio. PM10 è il materiale presente nell’atmosfera in forma di particelle microscopiche. Le principali fonti di PM10 sono anche in molte attività industriali, come negli inceneritori e nelle centrali termoelettriche. In un recente studio scientifico risulta che il PM10 favorisce la trombosi venosa profonda. La ricerca è stata condotta da Andrea Baccarelli, dell’Università di Milano e della Harvard School of Public Health.

Secondo la maggior parte dei mass media oggi in Italia, l’unica soluzione al problema dei rifiuti sono gli inceneritori. In Sicilia, i quattro mega “termovalorizzatori” sono stati bloccati. La Corte di giustizia europea, il 18 luglio 2007, ha giudicato illegittima la procedura per la stipula delle convenzioni per i “termovalorizzatori” siciliani.

Questa famosa parola è fuorviante. Esiste solo in italiano; negli altri paesi europei gli impianti di incenerimento dei rifiuti si chiamano inceneritori. Il termine “termovalorizzatore”, fa credere che si produca molta energia dalla combustione dei rifiuti; ma la produzione d’energia di un inceneritore è inferiore ad una tradizionale centrale elettrica. Come dice Nevio Perna, responsabile provinciale rifiuti Legambiente Piemonte: “E’ come chiamare idrovalorizzatore lo sciacquone di un water”. Il termine “termovalorizzatore” è stato coniato proprio per giustificare i famosi CIP6, quel 7% che noi cittadini paghiamo nella bolletta dell’energia elettrica per le fonti di energia rinnovabile come gli inceneritori…

E’ importante sottolineare che i “termovalorizzatori” non sono l’acqua santa anzi sono l’acqua maledetta. E’ inconcepibile costruirli in una terra dove non ce n’è! Vogliamo essere moderni? Ebbene non lo siamo affatto, siamo fuori moda. In America gli inceneritori non si costruiscono dal 1995, in Europa li stanno chiudendo. In Sicilia non risolverebbero nell’immediato il problema dei rifiuti. Ci vogliono circa quattro anni per realizzarli e poi sono molto costosi. Si parla di più di due miliardi di euro per i quattro impianti.

Noi cittadini pagando la Tarsu contribuiremo indirettamente anche alla costruzione dei “termovalorizzatori” poiché i gestori degli impianti stabiliranno le tariffe per ben vent’anni. E poi gli impianti di incenerimento danno posti di lavoro davvero limitati. A parte la produzione di energia elettrica irrilevante, il problema sussiste nelle scorie: le ceneri che restano dall’incenerimento. Non ci sarà Maga Magò che le farà sparire!

Con la realizzazione della raccolta differenziata con il sistema “porta a porta”, invece, possiamo dare lavoro a tantissimi disoccupati, creando le condizioni, in tutti i comuni siciliani. E’ possibile in piccoli e in grandi comuni. Nella nostra provincia si fa in cinque comuni della Valle del Belice, come a Salaparuta che ha raggiunto il 67,82 % della raccolta differenziata. Nel nord l’esempio viene da Novara, con 100.000 di abitanti dove si è arrivati al 68% e oltre oceano, a San Francisco, con 850.000 abitanti, si è superato il 70%!

Al posto degli inceneritori costruiamo in Sicilia i veri impianti del futuro: i centri di riciclo, come quello di Vedelago, in provincia di Treviso, che dagli scarti plastici si fa una sabbia sintetica e a sua volta blocchi in calcestruzzo, panchine e tavoli per parchi. Le infrastrutture del futuro sono queste.

Oggi si parla della catastrofe di Napoli solo per dar credito ai sostenitori degli inceneritori. Bisogna prevenire per evitare le conseguenze campane. La prevenzione è la riduzione a monte della produzione di rifiuti, il consumo consapevole, il riciclaggio dei rifiuti differenziati, il compostaggio domestico, e non certo l’incenerimento delle materie prime. Le città siciliane, quindi non si riempiranno di rifiuti come Napoli. Ma dobbiamo cominciare a pensarci seriamente da ora e subito.

Patrizia Lo Sciuto
Co-coordinatrice Rifiuti Zero Trapani
http://rifiutizerotrapani.blogspot.com

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