IL CROCIFISSO MIRACOLOSO

Sempre più chiese sono chiuse e difficilmente visitabili.

Riuscire a vederne le decorazioni, le tele, gli stucchi risulta essere sempre di più un caso o un colpo di fortuna.

Una di queste è la chiesa di San Domenico, il cui nucleo centrale è antichissimo all'interno della quale un affresco del '300 e un crocifisso del XIII secolo sono custoditi.

Sembra un caso ormai, o un puro colpo di fortuna. Ricordo ancora, che quando si era piccoli e si girava per le vecchie vie del centro, (quello vero di via sette dolori, di via Mercè, di via San Michele, via Badiella, della Giudecca, ecc) non era difficile imbattersi in delle nostre chiese, aperte al pubblico e visitabili tranquillamente. Forse troppe qualcuno diceva: una chiesa ogni 100 metri, ma che ce ne dobbiamo fare?

 Oggi, invece, è più una botta di fortuna vedere i loro portoni carichi di storia (almeno quelli che l'insensatezza non ha voluto rifare in bronzo) aperti a lasciar filtrare dentro un po di luce e a regalare al mondo esterno un po di penombra “mistica”, tipica delle chiese un po' buie del nostro centro.

Una di queste è San Domenico, proprio quella posta in cima ai gradini del Muna (ormai quella salita non è più “l'acchianata ri Santu Ruminicu” ma è stata dedicata ad un altro santo, il divertimento e lo svago, servitori di un altro dio. Ma non è di questo che si vuole parlare, ma della sorpresa di trovare una chiesa aperto grazie a degli… elettricisti!

Entrare è stato un po come tornare indietro di una decina di anni e ritrovare vecchi ricordi, un poco impolverati e sbiaditi, ma di colpo vividi.

L'altare maggiore, di molto posteriore al nucleo centrale della chiesa (che era situato sul lato destro della chiesa) con la madonna del Rosario di Pompei e la tomba di Manfredi, che fu aggiunta nel 1318, alla morte del figlio di Federico II d’Aragona, decorata con affreschi, del trecento, che tutt’oggi sono in parte visibili nella cappella dei Pescatori.

Del XVIII secolo invece è la cappella progettata da Biagio Amico per ospitare un crocefisso del XIII secolo. Un crocefisso di legno oramai quasi del tutto rovinato dalla termiti che ne stanno demolendo sia la forma che la struttura ma non l'importanza: uno dei rari crocifissi rappresentati un Cristo morto e non moribondo, impressionante per la crudezza del volto che rappresenta in maniera efficace l'abbandono della morto e la sofferenza della passione.

Un crocifisso importante dal punto di vista storico e culturale ma abbandonato, a cui mancano le dita dei piedi e alcuni delle mani, dove la forma delle gambe e sempre meno nitida perchè il legno è rosicchiato, un crocifisso che, se continua così, ben presto finirà col perdersi alla vista e col tempo, anche nei ricordi.

Un crocifisso che qualcuno dice miracoloso e che a vederlo forse un miracolo lo compie ogni giorno, quello di resistere all'incuria che lo riguarda.

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