IL VOTO UTILE DI MICCICHE’

Francesco Miccichè

Francesco Miccichè

TRAPANI – E, naturalmente, non poteva mancare, anche in questa campagna elettorale, la “lettera” del Vescovo di Trapani Francesco Miccichè ai candidati e, indirettamente, agli elettori. Alle “intromissioni” nella politica del “caro” Vescovo siamo, oramai, abituati. A partire dall’invito, poco velato, a votare alle scorse comunali, per l’uscente Fazio (Forza Italia) la cui elezione era annunciata come “nuovo miracolo di Sant’Alberto”. Anche stavolta il nostro Vescovo mantiene la propria “linea” pro-Berlusconi.

Certo, esiste anche la “denuncia” di un qualcosa che non funziona.

«La politica diventa sempre più autoreferenziale, incapace di misurarsi sui problemi reali della gente e del territorio, gestita dalle logiche delle lobby e dei gruppi di potere», sostiene il Vescovo.

Ma la “soluzione” non è, secondo il porporato, «il ripiegamento nel privato e la diffusione dell’antipolitica come forma estrema di partecipazione politica». Non votate a Sonia Alfano, insomma! Non disperdete i voti, votiamo “utile” – come chiede Berlusconi, insomma – sembra dire ancora Miccichè.

Ed il voto “utile”, per il Vescovo, è quello a favore delle forze politiche che «contribuiscano ad un cammino di consapevolezza e di liberazione dagli interessi delle organizzazioni criminali che non si fanno scrupolo di distruggere l’ambiente, di seminare strumenti di morte come la droga, di pilotare a loro favore gli appalti pubblici, di gestire il territorio per fini loschi che, alla fine, finiscono col calpestare la sana concorrenza e creare solo arretratezza economica e culturale».

Ma, ecco che i “valori” cristiani irrompono nella laicità del voto politico. «Ogni scelta pubblica ha anche una valenza etica – prosegue il Vescovo – Per questo, vi supplico, nel nome di Dio, a guardarvi dentro nella verità di voi stessi».

Per la Chiesa di Francesco Miccichè esiste «un monumento con otto colonne: i capisaldi di quei valori indisponibili nei quali ogni autentica politica dovrebbe trovare il suo cuore pulsante. Mi riferisco ai valori della vita, della famiglia, del lavoro, della giustizia e della pace, del bene comune, della solidarietà, della sussidiarietà, della legalità».

E dopo tante belle parole l’affondo. « Le famiglie non siano vessate dalla tasse e chi vuole fare impresa non sia condizionato da una burocrazia bloccante». Insomma un invito a ridurre le tasse (e, conseguentemente il welfare, naturalmente) ed ad aiutare il “capitale” (piuttosto che i lavoratori).

Nessun accenno ai servizi che mancano, alle “morti bianche” sul lavoro, allo sfruttamento di lavoratori, alle pensioni da fame che avremo (se le avremo) in futuro, all’evasione fiscale, alle aziende che “rubano” contributi pubblici, alle ingiustizie.

La lettera del Vescovo Francesco Miccichè chiude con un invito ad « Essere uomini e donne liberi, senza le catene del vassallaggio politico e delle ideologie faziose» (le ideologie di parte fanno male, secondo il vescovo, che pare auspicare una “Grosse Koalition” tra le due forza capitaliste: il Partito Democratico e il Partito della Libertà).

Insomma, una lettera di cui, noi, avremmo fatto a meno di “ricevere”.

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