L’ATO VERSO IL FALLIMENTO. PAGA LA REGIONE?

ImageTRAPANI – Che paghi «pantalone». Da quando Ponzio Pilato si lavò le mani non è cambiato nulla. Tutti a gridare «Barabba, salviamo a Barabba». E quel povero Cristo, la Verità, a restare lì in croce a morire. Ancora una volta, nel Consiglio provinciale dell’altro ieri sull’ATO Rifiuti, sulla gestione Belice Ambiente, s’è messa in croce la Verità. Nei documenti finali non si dice chi, come e perché ha ucciso la Belice Ambiente. Si dice solo che la società che gestisce il servizio di raccolta e smaltimento dei rifiuti nella parte sud della provincia e nel Belice sta collassando finanziariamente e che serve un contributo pubblico, di «pantalone» Regione per salvarla. Ma – diciamo noi – se non si individua l’untore, la malattia, essa si ripresenterà.

L’EMERGENZA BELICE AMBIENTE. Telesud fotografa la situzione chiaramente. «Al termine comunque, in considerazione della entità delle esposizioni debitorie accumulate, ben 50 milioni di euro, e di fronte alla realistica previsione della impossibilità di realizzo dei 53 milioni di crediti vantati per quote di partecipazione dei Comuni Soci e per tariffe arretrate da riscuotere, è emerso chiaro che l’unico intervento idoneo a scongiurare il tracollo della Società d’ambito sia quello di Mamma Regione, attraverso un commissariamento che possa avviarne il risanamento».

In sintesi, Belice Ambiente ha 50 milioni di euro di debiti coi fornitori. Belice Ambiente avanza 53 milioni di euro che molti cittadini-utenti non han pagato le bollette dopo aver instaurato colla Belice Ambiente tutta una serie di validi contenziosi. In pratica i cittadini, in ciò spalleggiati dall’associazione Mosaico di Gibellina, hanno fatto rilevare tre fattori.

L’UNTORE: MANAGEMENT INCOMPETENTE. Il motivo principale del fallimento di Belice Ambiente è rappresentato dall’incompetenza del management che ha diretto in questi anni la società. Si legge sul sito di Mosaico: «l’art. 17 dello statuto dell’ente gestore evidenzia tra i requisiti per l’elezione a consigliere del CdA il possesso di precedenti esperienze manageriali nel settore dei rifiuti. I consiglieri eletti di volta in volta non rispondono a tali requisiti: si tratta, tra gli altri, di un geometra (l’ex presidente), un ragioniere, un dirigente scolastico, un avvocato che vantano solo una lunga ed onorata carriera nelle fila dei partiti politici. Situazione questa che fa sorgere il legittimo dubbio di una gestione politico-clientelare delle cariche societarie».

LA MALATTIA: L’IVA NON ERA DOVUTA. Il management ed i suo strapagati consulenti avevo pensato bene di applicare, dal 2005 al 2008, l’IVA sulle bollette della TIA, la tariffa dei rifiuti. Dal 2005 che l’associazione Mosaico contestava la scelta. «La Corte Costituzionale con la sentenza n. 238/2009 – spiega oggi l’Associazione -, nel rilevare la natura tributaria della tariffa di Igiene Ambientale, ha sancito che su di essa non si applica l’Iva, altrimenti si finirebbe per pagare "una tassa su una tassa"». Ora Belice Ambiente si trova a dover affrontare le richieste di rimborso dei contribuenti che han pagato l’IVA non dovuta.

LA MALATTIA: TARIFFE DELIBERATE ILLEGITTIMAMENTE. I Soci di Belice Ambiente, ovvero i rappresentanti eletti dai Comuni, han demandato, in accordo coi Comuni alla società che gestiva il servizio di raccolta rifiuti la determinazione delle tariffe. Ciò «in contrasto con quanto previsto dall’art. 49, comma 8, del decreto legislativo n. 22 del 1997 che assegna agli enti locali la competenza a determinare le tariffe relative al servizio in questione». Anche questa questione sempre contestata da Mosaico e mai, sino al 2009 quando si è capito che si sbagliava, riconsiderata dal management.

ImageTUTTI COLPEVOLI. Quindi, in parole ancor piu’ povere, i colpevoli del fallimento della gestione di Belice Ambiente sono, in definitiva, i cittadini che non han pagato le bollette. Ma colpevoli sono, soprattutto, i Comuni, i loro sindaci, ma anche le opposizioni (di destra o di sinistraa seconda dei casi) che non s’opponevano e denunciavo operazioni illegittime che poi han portato i cittadini ai ricorsi. Sindaci che pensavano agli ATO «come a consorzi obbligatori dove scaricare personale, mezzi obsoleti ed inefficienze» (parola del sen. D’Ali, 11 novembre 2006, assemblea Lions Club Castelvetrano).

I DATI 2010 SCANDALOSI. Solo per quanto riguarda l’anno 2010, e per la precisione i primi tre trimestri 2010, la società Belice Ambiente ha emesso fatture a carico dei Comuni-Soci per 13.829.888,04 euro. Ma i Comuni hanno saldato, alla data del 23 novembre, appena 3.775.038 euro, con un debito di oltre dieci milioni di euro. I Comuni che piu’ sono esposti coll’ATO Belice Ambiente, per il solo anno 2010, sono Mazara del Vallo (3.414.016 euro), Castelvetrano (2.356.995 euro), Campobello di Mazara (1.295.439: non ha pagato neanche una lira per il 2010!), Salemi (815.219 euro), Petrosino (770.918 euro: ha dato solo 100.000 euro di acconto!), Partanna (696.233 euro). Seguono, con cifre minori, gli altri.

Nicola Cristaldi

Nicola Cristaldi
Vittorio Sgarbi

Vittorio Sgarbi

I debiti sarebbero dovuti, si dice dalla Provincia, al «ritardo sulla emissione della bolletta 2010», da parte degli stessi Comuni nei confronti dei cittadini-utenti, ritardo che avrebbe causato, negli stessi Comuni-Soci «l’impossibilità di poter versare nelle casse di Belice Ambiente quanto occorrente a coprire i costi di gestione». Però i soldi per sperperare in viaggi, feste paesane, consulenze agli amici ecc i Comuni li hanno trovati …

CHI PAGHERA? NESSUNO … O FORSE NOI.
Degli errori manageriali (IVA e Tariffe), delle nefandezze gestionali (assunzioni e consulenze ad iosa), del disinteresse dei sindaci (che con interventi stampa a favore della popolazione dichiaravano il contrario di cosa approvavano nell’asselblea ATO) nessuno sarà chiamatoa rispondere. La Regione pagherà (tagliando su sanità, scuola, trasferimenti ai Comuni …). E tutti saremo felici e contenti. Così la "malagestione" potrà servire das esampio (negativo) anche ad altri, primo fra tutti Erice che anch’esso ora non paga Aimeri Ambiente ed ha accumulato forse un milione di euro di debiti.

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