PORTO: INSIEME SI … PUO’

Ed alla fine si capì che «il vero problema non sono i rifiuti del Ronciglio, questa è una inezia rispetto ai problemi veri che ci sono. I nodi sono quanta parte della Salina Brignano possa essere utilizzata per fare i piazzali, utilizzando i materiali di dragaggio e quali aree della Z.P.S. (Zona protezione speciale per gli uccelli migratori, N.d.R.), della zona delle saline possono essere utilizzate per le infrastrutture viarie e ferroviarie».

Ad andare, pragmaticamente, al nocciolo del problema dello sviluppo del Porto di Trapani è stato, lo scorso 19 settembre, nel corso di un “Consiglio provinciale aperto”, Angelo Di Marca, rappresentante di Legambiente.

L’ambientalista, ha poi proseguito, sostenendo «ho notato le difficoltà che ci sono in questa direzione, perché ci sono interessi fondiari su alcune di queste aree, sulle zone della salina Reda, non è indifferente stabilire se una strada si fa sotto la Zir o si fa tra le saline e l’asse della Zir interessando alcuni lotti. Quindi, non è un problema di rifiuti l’assetto del Porto, è anche un problema di interessi fondiari e non affrontarli, far finta che non esistono, significa prendersi in giro».

Per quanto riguarda i fondali, rivolgendosi all’avvocato Gaspare Panfalone, Di Marca ha esclamato «ci facciamo una bella passeggiata con lei a braccetto sui moli del Porto con un cartellone con scritto “siamo a favore del dragaggio”, ma metteremo un metro di profondità di più rispetto a quello che ognuno di voi proporrà. L’Autorità Portuale vuole un fondale a meno 12, noi siamo per meno 13».

Ma a sorpresa l’ing. Emilio Baroncini, Presidente dell’Autorità Portuale è intervenuto per gettare acqua sul fuoco dell’entusiasmo «Le escavazioni, in questo momento, economicamente non sono sostenibili!».

Successivamente l’architetto Carlo Foderà, rappresentante dell’associazione ambientalista Amici della Terra, ed ex-consigliere provinciale ha affrontato il tema della pianificazione. «Io penso che il Piano regolatore del porto risente anche della mancanza di pianificazione attorno alle opere portuali. Fino a quando affronteremo le problematiche per fatti episodici, così come si è fatto finora, stiamo commettendo un grosso errore metodologico».

«Ad esempio non credo che, in questo momento, il Piano regolatore del porto, forse anche perché datato – risale al 1962 – si stia confrontando con il Piano di recupero del centro storico che non abbiamo e con il Piano regolatore della Città che non abbiamo».

Trapani non è solo Porto, ha infine ricordato Foderà, ma lo sviluppo della Città passa attraverso la tutela delle risorse naturali. «Il Porto di Trapani da un lato è vero che è una delle strutture più importanti di questo teritorio, ma è pure importante inserirlo ed inquadralo in un progetto di valorizzazione di questo territorio, che oggi io non vedo».

L’ing. Baroncini ha, quindi, ammesso che «Sono il primo ad ammetterlo che il Piano regolatore del porto del 1962 era non da aggiornare, ma da superaggiornare, tant’è che è già in fase di avanzata definizione una seconda modifica al Piano regolatore» .

In risposta Angelo Di Marca ha ricordato che «I Piani Regolatori del Porto devono essere conformi ai Piani Regolatori della Città. Qualcuno si è interrogato se le previsioni dei due Piani sono consoni?».

«Perché non si discute allora del Piano Regolatore del Porto?»
ha concluso l’ambientalista, lanciando una concreta proposta: «I soggetti istituzionali lancino un’assemblea pubblica con venti soggetti sociali, economici ed istituzionali per duscutere del Piano Regolatore del Porto».

Dal dibattito il consigliere Giacomo Tranchida (DS), dopo aver riconosciuto che «non penso che quelli della Legambiente o del WWF siano terroristi o talebani» ha affermato d’aver capito «che la finanziaria di Berlusconi impedisce alle Autorità Portuali di vivere, obbligandole a sopravvivere con gli introiti delle tasse portuali».

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