IL PIANO DELLA DISCORDIA

Un Piano, delle Regola insomma, invece, evitano di «procedere all’edificazione selvaggia, che non è certo a vantaggio della Città perchè si creano delle sacche di bisogno, perché ovviamente coloro che andranno ad abitare nelle nuove abitazioni chiederanno servizi che non sono stati programmati prima dell’edificazione».

Lo scontro vero è, forse, irrisolvibile. Le filosofie presenti in Consiglio sono due: quella che crede che lo sviluppo della Città, sia economico e sia in senso di superficie cementificata, debbano coincidere. A questo “Partito” è iscritto anche l’ing. Stefano Nola che, afferma come, per lui, l’attuale progetto di P.R.G. sia «un progetto che crocifigge il territorio, che mummifica la Città».
L’altra linea filosofica, vicina al Sindaco Fazio, afferma la logica del «meglio un Piano brutto che niente». Secondo tale “Partito”, a cui pare aderiscano anche DS e SDI, «qualsiasi piano limiterebbe l’attività edificatoria».

La materia è evidentemente complessa. Ne abbiamo parlato oggi con l’architetto Vito Maria Mancuso.

Vito, qual’è la tua opinione sul dibattito in corso sul Piano Regolatore di Trapani?
«E’giusto chiamarlo dibattito poiché tale rimane dal 1986, anno dell’incarico all’Ing. Mastrorilli per la redazione dello strumento urbanistico obbligatorio, disciplinato dalla legge nazionale n. 1150 del 1942, ancora oggi vigente nella regione siciliana».

Comprendo la tua ironia sui tempi della politica per fornire la Città di uno strumento urbanistico, ma desidero proprio una tua opinione in merito alle diverse posizioni che sono emerse.
«Il caso del P.R.G. resta ancora oggi un confronto acceso tra chi deve esercitare le funzioni dello Stato e chi difende i settori economici operanti in un area depressa, restii alle regole, abbarbicati alla microeconomia del presente e per questo dispensatori del teorema che il Piano Regolare Generale è portatore solo di vincoli e non contiene la possibile e temporanea Carta dello sviluppo organico urbano ed extraurbano».

Ma, in sostanza, qual’è, almeno ufficialmente, l’oggetto dello scontro?
«Il consulente esterno incaricato della rielaborazione del P.R.G. Prof. Gangemi e l’Ufficio di Piano, hanno individuato nei caratteri edilizi dell’espansione ottocentesca del Piano Talotti (l’asse di Via Fardella sino alla Via Orti), l’estensione ad alcuni isolati le norme di attuazione per le zone omogenee “A”, che limitano gli interventi alla manutenzione e alla conservazione del patrimonio architettonico esistente. Nel Piano di fabbricazione vigente queste norme contemplano la città storica sino alla Via Spalti e l’isolato del santuario della Madonna – Museo Pepoli. Stessa zonizzazione è prevista per alcune aree edificate delle frazioni a Sud e a Est del territorio comunale. Apriti cielo da destra e da sinistra».

Qualcuno giunge a dichiarare che questo Piano Regolatore, dopo tutto, non è importante, o, comunque, non è di urgente approvazione.
«Ai fautori del vuoto urbanistico andrebbe presentato il conto delle vittime degli incidenti nella bretella autostradale che da Palermo arriva alla rotonda di contrada Milo e dopo, far condividere lo stato d’animo dei bambini e degli anziani di Villa Rosina Sud, città abusiva di necessità, mentre attraversano la circonvallazione».

Questo Piano Regolare, o anche, l’attuale normativa sui P.R.G. presenta, secondo te, un qualche importante limite?
«Rispetto all’assenza di un Piano di coordinamento territoriale provinciale va fatta una considerazione sulle aree produttive: che senso ha dotare i comuni conurbati di Trapani, Erice, Valderice, Paceco e Custonaci, di distinte zone industriali e artigianali vista la mobilità stradale e per di più in un territorio a vocazione turistica?».

Credi che ci siano prospettive per vedere approvato, a Trapani, il P.R.G.?
«Forse ha ragione il mio amico quando dice: cosa ti aspetti da una città dove i semafori nascono dai vasi per i fiori?».

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