RIZZI: PER IL RANDAGISMO NON SERVONO BLITZ

Enrico Rizzi, animalista trapaneseERICE (TRAPANI) – «Il garrulo Sindaco che promette tanto a parole senza che fatti concreti lo suffraghino, interpreta bene il politico dei nostri tempi», aveva affermato Enrico Rizzi, lo scorso 13 febbraio, riferendosi sempre al sindaco di Erice, aggiungendo: «Un amministratore inadempiente ed incapace di gestire le problematiche relative agli animali. Basti pensare al triste fenomeno del randagismo che è in constante crescita mettendo inoltre a serio rischio l’incolumità pubblica».

«Voglio ricordare al Sindaco che l’abbandono è la vera piaga del randagismo e non si risolve il problema intasando una strutturasostiene l’animalista Rizzi -. C’è bisogno di interventi seri, programmati, che si pongano l’obiettivo, plurimo, di assicurare ai randagi condizioni di vita più dignitose, sterilizzando il maggior numero di randagi possibili, effettuando campagne di adozioni patrocinate dal Comune ed una serie di controlli svolti dalla Polizia Municipale sulla documentazione dei cani padronali ».

Azioni che né il sindaco di Trapani avv. Girolamo Fazio, né quello di Erice rag. Giacomo Tranchida, non risulta abbiano in pieno fatto.

«La mia Amministrazione ha istituito nel 2008 l’ambulatorio veterinario comunale per anagrafe canina e ricovero temporaneo di cani catturati per la sterilizzazione e post degenza, la prima sul territorio regionale, che al 31.12.2011 ha sterilizzato ben 333 cani», aveva provato a giustificarsi il sindaco di Erice.

Un dato, quello “sparato”, dal sindaco di Erice assolutamente falso. Come si evidenzia dalla Tabella della ASL, i cani sterilizzati nel territorio comunale di Erice sono sì, vero, 333, ma nel periodo 2002-2001, quindi i “meriti” vanno ripartiti col predecessore Ignazio Sanges (PDL), amministrando Tranchida solo dal maggio 2007. Insomma i cani accalappiati e fatti sterilizzare dall’Amministrazione Tranchida sono solamente circa 220 ovvero 3 al mese!!!

Cani Sterilizzati 2002-2011 (Fonte: ASL)Nel frattempo giunge il “grido” di allarme di Giovanni D’Agata, componente del Dipartimento Tematico Nazionale “Tutela del Consumatore” di Italia dei Valori e fondatore dello “Sportello dei Diritti”: «Alcune stime parlano che a causa dell’aumento di Iva e dei prezzi su prodotti alimentari per animali e delle spese veterinarie, già da quest’anno la soglia dei cani a rischio abbandono potrebbe arrivare sino a 250.000 rispetto al numero di abbandoni attuali (a livello nazionale, NdR) che si attestano già su cifre altissime (all’incirca 100.000 cani all’anno) con il conseguente pericolo di far collassare il sistema dei canili italiani già perennemente in crisi, soprattutto nelle aree meno “emancipate” del Paese».

Una denuncia che sposa in pieno la tesi di Enrico Rizzi: per contrastare il randagismo non servono i “blitz” contro i randagi, o la realizzazione di canili la cui gestione (circa 4 euro a cane a giorno) poi è a carico del bilancio del Comune e quindi del contribuente, ma l’effettiva realizzazione dell’ “anagrafe canina”, unico toccasana contro gli abbandoni indiscriminati, da realizzare con una severa azione di controllo sui cani “privati” e la sanzione dei “padroni” che non abbiano adempiuto all’obbligo, peraltro gratuito, di legge.

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