SILENZIO, SI MAFIA

Confermata a 2 anni di reclusione la condanna a Marcello Dell'Utri e del boss mafioso Virga: tentata estrorsione all'imprenditodre Vincenzo Garraffa che invece denunciò tutto.

Nessuno o quasi ne ha parlato eppure Dell'Utri continua ad essere vicino a certi ambienti della politica locale. 

ATTENZIONE IN CALCE ALL'ARTICOLO UNA RETTIFCA RICHIESTA DA RINO GIACALONE (LA SICILIA). 

Due giorni fa (il 15 maggio scorso) la Corte d’appello di Milano ha confermato la condanna di Marcello Dell’Utri e del boss mafioso Vincenzo Virga a 2 anni di reclusione per tentata estorsione aggravata ai danni dell’imprenditore Vincenzo Garraffa. Nessun telegiornale ha dato la notizia. Così come nessun quotidiano, a parte un paio di trafiletti sul Corriere e su l’Unità. Il che è comprensibile: visti i suoi rapporti con la mafia, Dell’Utri fa paura. E i giornalisti italiani, come pure i loro editori, tengono famiglia. Si sarebbero scatenati con fior di articoli, commenti e interviste se fosse stato assolto, come la settimana scorsa quando la stessa Corte ha dichiarato innocente Berlusconi per la tangente che, con i suoi soldi, il suo avvocato pagò a un giudice.

Ecco: per sapere che Dell’Utri è sotto processo per estorsione, bisogna sperare che lo assolvano. Se lo condannano, nessuno ne parla e nessuno lo sa. Ma forse è meglio così: stiamo parlando del braccio destro di Berlusconi, ideatore di Forza Italia, senatore della Repubblica, membro del Consiglio d’Europa, già condannato in via definitiva a 2 anni per false fatture e a 9 anni in primo grado per concorso esterno in associazione mafiosa. Per molto meno si sciolgono i consigli comunali, qui bisognerebbe sciogliere il Parlamento. La tentata estorsione riguarda un fatto del 1992, quando Publitalia intermediò una sponsorizzazione della Heinecken sulle magliette della Pallacanestro Trapani per 1,5 miliardi di lire.

Ricevuto il denaro, il presidente del club Vincenzo Garraffa (medico e senatore del Pri) si vide chiedere indietro da Publitalia 750 milioni, cioè metà dell’incasso, ovviamente in nero. Rispose di non avere fondi neri e chiese la fattura. Niet. A quel punto – l’ha denunciato lui stesso ai giudici – Dell’utri lo minacciò: «Le consiglio di ripensarci, abbiamo uomini e mezzi che possono convincerla a cambiare opinione». Di lì a poco, invitato al “Maurizio Costanzo Show” con tutta la squadra, ricevette la disdetta senz’alcuna spiegazione. Poi, un bel mattino, al pronto soccorso dove lavorava, andò a trovarlo Vincenzo Virga, capomafia di Trapani: gli disse di essere lì per quel «debito» con gli «amici» milanesi. Garraffa resistette e denunciò tutto alla Procura di Palermo, che trasmise il fascicolo a Milano. Di lì il processo e la doppia condanna che, se confermata in Cassazione, si aggiungerebbe a quella definitiva per false fatture, porterebbe il totale a 4 anni e Dell’Utri in carcere (l’indulto, almeno per i reati con aggravante mafiosa, non dovrebbe scattare). Una notizia gravissima e importantissima. Invece, silenzio.

Onde evitare che qualche giornale, magari per sbaglio, ne parlasse, l’Ansa l’ha nascosta sotto un titolo depistante: «Sponsorizzazioni: confermata in appello condanna Dell’Utri». Come se il pover’ uomo fosse stato condannato perché sponsorizzava. Il testo, poi, è ancor meglio del titolo: «Dell’Utri era accusato, insieme a Vincenzo Virga, di tentata estorsione, in relazione alle modalità di sponsorizzazione della Pallacanestro Trapani…». Roba da bocciatura immediata all’asilo del giornalismo: non si dice che Vincenzo Virga è un capomafia arrestato dopo lunga latitanza per vari omicidi; e si fa credere che il processo riguardi «le modalità di sponsorizzazione», mentre si riferisce a un caso di vero e proprio racket mafioso, con un manager che, da Milano, manda il boss di Trapani a riscuotere un credito non dovuto, per giunta in nero, a un imprenditore siciliano.

Del resto, se si sapesse in giro che un senatore della Repubblica è condannato per racket, sarebbe più difficile interpellarlo su qualunque cosa accada nella politica, nella cultura, nell’arte e nello spettacolo, come fa il fior fiore della stampa italiota dipingendolo come un vecchio saggio e un sopraffino bibliofilo (infatti ha preso per buona persino la patacca dei diari del Duce). Martedì, giorno dell’ennesima condanna, il Corriere pubblicava un’intervista a Dell’Utri sulla sconfitta di Leoluca Orlando, definito dal senatore pregiudicato «un cadavere che cammina». Lo chiamavano così anche i mafiosi, tra gli anni 80 e i 90, quando lo volevano accoppare per le sue battaglie antimafia. L’ultima volta ci provarono i narcos, tre anni fa, in Sudamerica. Purtroppo fallirono il bersaglio, e il cadavere di Olando ancora cammina.

Altri, invece, hanno smesso di camminare nel 1992-’93.

Avevano il grave torto di non frequentare Vittorio Mangano, Vincenzo Virga e Marcello Dell’Utri. Gentaglia.

Marco Travaglio

Quest'articolo, pubblicato integralmente, ci tocca da vicino: avete per caso sentito Telesud dare la notizia? In fondo Garraffa è un nostro concittadino e invece l'unica volta che si parla di Dell'Utri sul sito è in occasione dell'inaugurazione della campagna elettorale di D'Alì per le provinciali (dove era presente); Quarto Potere, nel suo ultimo numero ignora completamente la cosa tutto preso dai risultati elttorali (speriamo nel prossimo),  Il Giornale di Sicilia? Neanche a parlarne. ne parla il sito marsala.it con un articolo a firma di Rino Giacalone, il resto è buio.

Forse Dell'Utri non ha pensato a un bel comunicato stampa da diramare e in assenza di un qualcosa con cui fare copia e incolla la cosa è sfuggita di mente…

Rino Giacalone de "La Sicilia" ci manda – via email – la seguente rettifica:

«Ho avuto modo di leggere la nota a commento di un articolo di Travaglio sull'Unità a proposito del processo Dell'utri Virga. E' scritta una inesattezza: la sentenza del processo è sttaa ripresa ampiamente con una apertura di pagina la terza dell'edizione provinciale sul quotidiano La Sicilia con un articolo a mia firma. Quello pubblicato dal sito Marsala.it non è altro che un mio editoriale concesso per il sito art.21 e che Marsala.it ha voluto riprendere. Vorrei che soprattutto la parte riguardante il quotidiano La Sicilia abbia risalto. Grazie Rino Giacalone»

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